Guerra in UcrainaPutin ordina la tregua per il Natale ortodosso, Kiev: «Ritiratevi»
SDA
5.1.2023 - 21:00
Una breve tregua nei combattimenti – 36 ore in tutto – per il Natale ortodosso, che cade il 7 gennaio. È quanto ha deciso unilateralmente Vladimir Putin, facendo appello all'Ucraina perché accetti la sospensione delle ostilità.
05.01.2023, 21:00
05.01.2023, 21:09
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Ma Kiev ha risposto che tregua ci sarà solo quando i russi si ritireranno, mentre il presidente Usa Joe Biden ha affermato che si tratta solo di un tentativo di Mosca di guadagnare «un po' di ossigeno» per ovviare alle difficoltà delle sue truppe sul terreno.
La decisione del presidente russo è arrivata dopo che, in un colloquio telefonico in mattinata con quello turco Recep Tayyip Erdogan, aveva in sostanza respinto la richiesta di quest'ultimo di un «cessate il fuoco unilaterale» – ma più lunga scadenza rispetto alla breve parentesi natalizia – per favorire la ricerca di una soluzione negoziata del conflitto, per la quale Ankara torna a proporsi come mediatrice.
Putin polemico contro l'Occidente
Per l'ennesima volta Putin ha detto che il suo Paese è aperto ad «un dialogo serio», ma solo se Kiev «soddisfa le richieste note e tiene conto delle nuove realtà territoriali». Se l'Ucraina, insomma rinuncia ad insistere per riprendere il controllo di tutte le sue regioni: non solo la Crimea, ma anche le quattro che Mosca ha annesso lo scorso autunno dopo referendum condannati dalla comunità internazionale e che tra l'altro le truppe russe controllano solo in parte.
E il capo del Cremlino ha aggiunto una nota polemica contro i Paesi occidentali, accusandoli di svolgere «un ruolo distruttivo» in Ucraina per il fatto di continuare ad armarla e fornirle informazioni d'intelligence utili alle sue truppe per individuare i bersagli.
Ordinata la tregua? «Una trappola cinica»
Passa qualche ora e Putin annuncia di avere ordinato al ministro della Difesa Serghei Shoigu di attuare la tregua natalizia, dal mezzogiorno del 6 gennaio alla mezzanotte del 7, accogliendo una richiesta in questo senso ad entrambe le parti del Patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa. Contemporaneamente il leader russo lancia un appello a Kiev perché accolga la cessazione temporanea dei combattimenti, per dar modo a tutti gli ortodossi di partecipare alle cerimonie religiose.
Una pura «ipocrisia», risponde il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak, che qualche ora prima aveva duramente attaccato anche Kirill, giudicando la sua richiesta «una trappola cinica» e accusando la Chiesa da lui guidata di agire «solo come propagandista di guerra». «Non possiamo prenderli sul serio», gli fa eco il ministro degli esteri Dmytro Kuleba.
Se la Russia vuole una tregua, insiste Podolyak, ha una sola possibilità di ottenerla: «ritirarsi dai territori occupati». Ma al contrario, afferma il segretario del Consiglio di sicurezza e di difesa ucraino, Oleksii Danilov, Mosca si prepara a una nuova escalation in febbraio, quando cadrà il primo anniversario dall'inizio del conflitto.
Zelensky parla con Erdogan
Se questo fosse effettivamente lo scenario, la nuova iniziativa di pace di Erdogan partirebbe decisamente in salita.
Parlando del colloquio avuto con il leader turco, tra l'altro, Zelensky ha posto l'accento non tanto su una soluzione generale ma su questioni specifiche, come la centrale nucleare di Zaporizhzhia, lo scambio di prigionieri e lo sviluppo dell'accordo per l'esportazione del grano.
Per il presidente ucraino la buona notizia della giornata è un nuovo concreto aiuto militare da parte degli alleati Nato. Joe Biden e Olaf Scholz, nel corso di una telefonata, hanno concordato di inviare a Kiev panzer americani e tedeschi. Berlino, inoltre, si unisce agli Usa nella fornitura degli efficaci sistemi missilistici Patriot.
I civili ucraini continuano a morire
Intanto, mentre sui canali Telegram russi si rincorrono le voci di una possibile visita di Putin a Donetsk, nel Donbass, in occasione del Natale, i civili continuano a morire sotto le bombe.
Fonti ucraine riferiscono dell'uccisione in un bombardamento russo di una coppia e del loro figlio di 12 anni a Berislav, nella regione di Kherson. Nella città capoluogo è segnalata la morte di un giovane di 20 anni, mentre nella comunità di Stepnohorsk, nella regione di Zaporizhzhia, viene denunciata la morte di due persone e il ferimento di altre tre.