Minsk chiede la treguaPutin vara nuove linee per la politica estera: «Dominio USA da liquidare»
SDA
31.3.2023 - 21:50
La «guerra ibrida» dell'Occidente rappresenta un pericolo «esistenziale» per la Russia, che pertanto si difenderà «con tutti i mezzi a disposizione». Così il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha descritto le nuove linee strategiche della politica estera di Mosca varate da Vladimir Putin. Parole che non possono non evocare lo spettro di una possibile guerra nucleare.
31.03.2023, 21:50
SDA
Lo stesso pericolo è denunciato dal presidente bielorusso Alexander Lukashenko secondo il quale il pericolo di una escalation può essere scongiurato solo con una «tregua» immediata in Ucraina e l'avvio di «negoziati senza precondizioni».
L'appello lanciato dal più fedele alleato di Mosca in un discorso solenne al Parlamento e alla nazione bielorussi, possono far pensare che le sue parole siano state ispirate proprio da Putin. Subito dopo il Cremlino ha raffreddato gli entusiasmi, affermando che «per la Russia non cambia nulla e l'operazione militare speciale continua».
Ma il portavoce, Dmitry Peskov, ha poi ammesso che «anche questa questione verrà affrontata» in colloqui in programma tra Putin e Lukashenko la prossima settimana.
Durante l'incontro dovrebbero essere discusso anche il dossier del dispiegamento di armi nucleari tattiche russe in Bielorussia, annunciato dallo stesso Putin. Ma Minsk, ha avvertito Lukashenko, è disponibile «se necessario» a ricevere anche testate strategiche (quelle che possono raggiungere gli Usa) ed è pronta a farne uso se «c'è una minaccia di distruzione del Paese».
Facendo la tara ai proclami propagandistici, emerge però un Lukashenko realista: «Russia e Ucraina capiscono che non possono cercare una vittoria a tutti i costi», ha ammesso. Perciò, ha annunciato, «mi assumo il rischio di proporre che le attività militari vengano sospese senza che le parti possano spostare equipaggiamenti militari e raggruppare le truppe».
Kiev: «Il cessate il fuoco dà diritto a Mosca di rimanere nei territori occupati»
Sull'altro fronte a rispondere è il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak, l'uomo al quale vengono normalmente affidate le dichiarazioni più intransigenti: «Qualsiasi cessate il fuoco significa il diritto della Russia di rimanere nei territori occupati, e questo è totalmente inammissibile». Kiev continua del resto a sostenere che la pace può essere raggiunta solo con il ritiro completo delle truppe di Mosca, anche dalla Crimea.
Ma lancia al contempo qualche segnale di dialogo. Non è un mistero che a partire dai colloqui avuti dal presidente cinese Xi Jinping con Putin a Mosca la settimana scorsa, il presidente Volodymyr Zelensky chieda di poter parlare anch'egli con il leader di Pechino sui dettagli dell'iniziativa di pace cinese. Una richiesta che è stata ribadita a Xi oggi anche dal premier spagnolo Pedro Sanchez, in visita in Cina.
Putin: «La Russia lavorerà per rafforzare la sua sovranità»
Putin tira intanto diritto sui suoi obiettivi strategici, varando le linee guida della politica estera. La Russia lavorerà per «rafforzare la sua sovranità» e «creare un ordine mondiale più giusto e multipolare», ha annunciato il presidente parlando in una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale del documento di 42 pagine che sostituisce il precedente varato nel 2016.
Le priorità saranno dunque l'eliminazione delle «vestigia del dominio» degli Usa e dei suoi alleati, che secondo quanto si legge nel documento puntano ad «indebolire la Russia in ogni modo possibile», e un rafforzamento dei legami con Cina e India.
Orban denuncia: «UE pronta a inviare truppe in Ucraina»
A creare nuove tensioni giunge intanto la denuncia del primo ministro ungherese Viktor Orban – il leader europeo più vicino alla Russia – secondo il quale i capi di governo dei Paesi Ue starebbero discutendo la possibilità di inviare truppe in Ucraina presentando l'iniziativa come una «missione di pace».
«Un'idea molto pericolosa», ha risposto Peskov. Mentre con i suoi toni più coloriti l'ex presidente Dmitry Medvedev ha avvertito che i peacekeeper della Ue sarebbero visti da Mosca come nemici e quindi «distrutti senza pietà». E poi ha chiesto se l'Europa sia pronta a ricevere «una lunga fila di bare dei suoi peacekeeper».
Intanto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha detto che Helsinki si unirà formalmente all'Alleanza «nei prossimi giorni» dopo che anche la Turchia, ultimo dei 30 Paesi del Patto atlantico, ha approvato il suo ingresso. «Non vedo l'ora di alzare la bandiera della Finlandia al quartier generale della Nato», ha affermato Stoltenberg, aggiungendo che «l'adesione renderà la Finlandia più sicura e la Nato più forte».