Guerra in Medio Oriente Domani i funerali dell'ex leader di Hezbollah, «era pronto alla tregua»

SDA

3.10.2024 - 19:37

Palestinesi in Tunisia protestano contro l'uccisione dell'ex leader di Hezbollah Hassan Nasrallah.
Palestinesi in Tunisia protestano contro l'uccisione dell'ex leader di Hezbollah Hassan Nasrallah.
KEYSTONE

In attesa che si sciolga il mistero sui funerali di Hassan Nasrallah, ex leader di Hezbollah ucciso una settimana fa da Israele e le cui esequie potrebbero svolgersi domani a Teheran, settori politici libanesi preparano il terreno per mantenersi al potere in un eventuale Libano post-Hezbollah.

Il luogo dei funerali è ancora sconosciuto. Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi è atteso domani a Beirut. E l'annuncio della sua visita coincide con la diffusione di notizie, da parte di media iraniani, dell'imminenza dei funerali di Nasrallah, a cui potrebbe partecipare proprio il capo della diplomazia iraniana.

Fonti libanesi affermano che «per ragioni di sicurezza», dopo i clamorosi attacchi israeliani ai cercapersone e ai walkie talkie e mentre proseguono incessanti i bombardamenti aerei da parte dei jet dello Stato ebraico su Beirut e su altre regioni, le esequie di Nasrallah si svolgeranno in forma ristretta. E che saranno comunque trasmesse in diretta tv per consentire una «virtuale partecipazione di massa».

Ma i funerali di Hassan Nasrallah potrebbero anche tenersi a Teheran. Lo sostengono i media libanesi, che citano fonti politiche iraniane e testimoni oculari di «massicci preparativi» nella capitale iraniana.

Eccezionale cerimonia di Ali Khamenei

I media affermano che la cerimonia è prevista per le 10.30 locali (le 8.30 in Svizzera), durante la preghiera del venerdì guidata dal leader iraniano Ali Khamenei nel mausoleo dell'imam Khomeini.

La Guida suprema interviene raramente alla preghiera del venerdì e generalmente questo accade in momenti ritenuti critici. L'ultima volta risale al 2020, quando celebrò l'attacco di Teheran contro una base americana in Iraq, in segno di ritorsione per l'uccisione a Baghdad del comandante delle forze Quds delle Guardie rivoluzionarie, Qassem Soleimani.

Dietro le quinte intanto i leader politico-istituzionali libanesi, inclusi gli alleati di lunga data di Hezbollah, lanciano segnali di apertura alle potenze occidentali, cercando di non incrinare troppo i rapporti con la base e i quadri del Partito di Dio.

Nasrallah aveva accettato una tregua

In questo senso vanno lette, secondo analisti, le dichiarazioni del governo uscente di Beirut secondo cui Nasrallah avrebbe accettato un cessate il fuoco con Israele prima di essere ucciso, una settimana fa, in un raid aereo israeliano sulla capitale libanese.

Il ministro degli Esteri Abdallah Bou Habib ha affermato che «la parte libanese aveva accettato la proposta di cessate il fuoco» che era in discussione tra libanesi, francesi, statunitensi e israeliani nelle ore prima l'assassinio di Nasrallah.

«Il presidente del parlamento Nabih Berri – ha detto Bou Habib – si era consultato con Hezbollah e ne avevamo informato i rappresentanti di Stati Uniti e Francia».

Così facendo, affermano gli analisti, Berri e altri leader libanesi intendono legittimare un eventuale accordo con forze occidentali filo-israeliane presentandolo come già approvato da Nasrallah. Questo potrebbe eviterebbe un conflitto politico – e forse armato – con gli ambienti di Hezbollah, ora più che mai contrari a ogni tipo di accordo col «nemico sionista».

Il Libano verso accordi con Washington e Parigi

La sequenza immaginata da Berri prevede che il Libano si accordi con Washington e Parigi per la creazione di fatto, di una «zona di sicurezza» nel sud del Libano, che soddisfi le richieste di Israele.

Per far questo, sostengono gli osservatori a Beirut, c'è bisogno che Israele faccia prima «il lavoro sporco», sconfiggendo Hezbollah con la massiccia offensiva aerea e di terra in corso.

Secondo questa ricostruzione, solo un Libano con un Hezbollah molto debole potrebbe accettare un'intesa che prevede, tra l'altro, che l'esercito regolare di Beirut – da anni finanziato dagli alleati di Israele come Stati Uniti, Francia, Arabia Saudita e Gran Bretagna – si dispieghi nel sud del Libano nelle zone bonificate dalla presenza di Hezbollah. E questo in linea con la risoluzione Onu n.1701.

Questo progetto prevede anche l'elezione di un presidente della Repubblica libanese – carica vacante da due anni – vicino all'Occidente. Il capo delle forze armate libanesi, il generale Joseph Aoun, è indicato come l'uomo adatto al «nuovo corso».

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