Proseguono le tensioni Delle milizie filo-iraniane inviate in Siria per sostenere Assad

SDA

2.12.2024 - 22:40

I ribelli rimuovono un'immagine del presidente siriano Bashar al Assad. 
I ribelli rimuovono un'immagine del presidente siriano Bashar al Assad. 
KEYSTONE

Dopo la tempesta della conquista di Aleppo da parte di forze jihadiste filo-turche e l'apparente calma del giorno dopo caratterizzata dall'apparizione mediatica del presidente siriano Bashar al Assad a Damasco, le pedine sullo scacchiere siriano sono tornate a muoversi in maniera frenetica, riattivando la mobilitazione di attori locali e stranieri in quasi tutti i teatri di un conflitto che appare senza fine.

Così, mentre i presidenti russo Vladimir Putin e iraniano Massud Pezeshkian hanno ribadito in un colloquio telefonico «sostegno incondizionato» all'alleato Assad, milizie sciite filo-iraniane si sono mosse dal vicino Iraq per andare in soccorso, risalendo l'Eufrate, dei governativi sul fronte di Hama, nella Siria centrale.

Nelle stesse ore, l'aviazione russa e quella del regime hanno martellato le roccaforti dell'insurrezione sostenuta da Ankara, seminando panico e morte tra armati e civili nelle regioni nord-occidentali di Idlib e Aleppo.

Tell Rifaat a arabi e sunniti

Questo mentre gli ascari di Ankara, guidati dal cosiddetto Esercito nazionale siriano, una milizia agli ordini dei servizi di sicurezza turchi, hanno costretto migliaia di combattenti dell'ala siriana del Partito dei lavoratori curdi (Pkk) ad abbandonare, fucili a terra e sguardi in basso, l'enclave di Tell Rifaat e il distretto di Shahba, a nord di Aleppo.

Tell Rifaat, da otto anni occupata dalle forze curdo-siriane, torna, almeno per ora, sotto il controllo di quelle fazioni siriane, arabe e sunnite. Queste nel 2016 avevano dovuto abbandonare l'area dopo la sconfitta subita contro le forze governative, russe, iraniane e curde.

Terrore fra i curdi

Le urla di giubilo di chi torna oggi a Tell Rifaat da «vincitore» e «liberatore», dopo esser stato umiliato in passato, stridono con la disperazione delle famiglie curde assediate invece nei quartieri aleppini di Shaykh Maqsud e Ashrafiye.

Qui circa 150mila persone, tra civili e miliziani curdi, sanno di avere i giorni contati. «È questione di giorni e manderemo via anche loro», afferma un capo-milizia delle forze filo-turche, in riferimento ai convogli di civili e di combattenti del Pkk siriano che hanno oggi preso la via verso Tabqa e Raqqa, oltre l'Eufrate.

La valle dell'Eufrate, una regione chiave

Proprio in quest'area le forze russe si stanno riorganizzando, sia per evitare che l'offensiva appoggiata da Ankara possa minacciare la riva orientale del fiume e l'enclave di Manbij, al confine con la Turchia, sia per raggruppare uomini e mezzi in un altro quadrante chiave del conflitto siriano: la valle dell'Eufrate.

Ma a est dell'Eufrate ci sono anche gli americani. Le forze militari Usa, presenti a sostegno del Pkk – formazione terroristica secondo la Turchia, alleata degli Usa e membro della Nato -, si preparano ad attaccare sette località nella regione di Dayr az Zor da anni sotto controllo iraniano.

«Gli iraniani si sono ritirati e ci prepariamo ad attaccare», affermano leader della tribù araba dei Baggara, cooptata dalle forze curde e dagli americani in funzione anti-Teheran.

HTS colpisce Hama

Proprio lungo il fiume sono corsi oggi circa 300 miliziani sciiti iracheni diretti verso il fronte di Hama.

Secondo alcuni analisti, poco potranno fare questi jihadisti sciiti di fronte all'offensiva sunnita di Hayat Tahrir ash Sham (HTS). La coalizione, guidata da Abu Muhammad Jolani, capo dell'ex ala siriana di al Qaida, per tutta la giornata è avanzata a nord-est e a nord-ovest di Hama, lungo la valle dell'Oronte, minacciando la base russa di Sqeilibiye.

Droni di Hts hanno colpito la città di Hama, causando la morte di almeno due civili. Non era mai accaduto dallo scoppio della guerra siriana del 2011 che Hama venisse colpita da un drone degli insorti.

Sul terreno intanto si contano più di 500 morti da mercoledì scorso, tra cui un centinaio di civili, inclusi donne e bambini. Secondo organizzazioni umanitarie, ai 15mila sfollati dei primi giorni dell'offensiva si aggiungono altre migliaia di senza tetto nella regione di Idlib.

SDA