Repubblicani in difficoltà Mentì sugli affari dei Biden in Ucraina, incriminata una ex talpa dell'FBI

SDA

17.2.2024 - 14:44

Crolla uno dei pilastri dell'inchiesta di impeachment voluta dai repubblicani su Joe Biden e la sua presunta complicità nei controversi affari stranieri del figlio Hunter.

Il presidente Joe Biden, e suo figlio Hunter Biden in un'immagine del 2023.
Il presidente Joe Biden, e suo figlio Hunter Biden in un'immagine del 2023.
KEYSTONE

Una giuria federale ha infatti incriminato un ex informatore dell'Fbi per aver mentito sul presunto coinvolgimento di padre e figlio nelle attività della società energetica ucraina Burisma, quando il primo era vicepresidente e il secondo sedeva nel board della compagnia a 50.000 dollari al mese.

Si tratta del 43enne Alexander Smirnov, uno dei testimoni chiave nel tentativo del Grand Old Party di mettere in stato d'accusa il presidente.

A dare l'annuncio è stato David Weiss, il procuratore speciale preposto ai due distinti procedimenti contro Hunter per evasione fiscale e detenzione illegale di una pistola.

Smirnov è stato arrestato all'aeroporto internazionale Harry Reid di Las Vegas dopo il suo arrivo dall'estero.

Ecco le accuse a suo carico

Rischia una pena massima di 25 anni di carcere se condannato. È stato incriminato per aver fatto «false dichiarazioni e per aver «creato un precedente falso e fittizio» in relazione a un'indagine dell'Fbi, di cui è stato a lungo una talpa.

Secondo l'accusa, nel 2020 Smirnov ha mentito raccontando due incontri del 2015 o 2016 in cui dirigenti associati a Burisma gli avrebbero detto di aver assunto Hunter Biden per «proteggerci, attraverso suo padre, da ogni tipo di problema».

L'ex informatore ha anche affermato falsamente che i dirigenti di Burisma avevano pagato 5 milioni di dollari ciascuno a Joe e Hunter Biden quando il primo era vicepresidente in modo che suo figlio «si prendesse cura di tutte quelle questioni attraverso suo padre»: un riferimento a un'indagine penale sulla compagnia energetica dell'allora procuratore generale ucraino, poi silurato su richiesta dello stesso Joe Biden – ma anche dei paesi occidentali – per presunta corruzione.

«Avevamo ragione noi»

I rapporti tra i Biden e Burisma sono stati a lungo al centro di accuse e sospetti, alimentati da Donald Trump e dai suoi alleati, e finiti al centro dell'inchiesta di impeachment lanciata in dicembre alla Camera.

Ma l'arresto dell'ex talpa infligge un duro colpo al castello accusatorio dei repubblicani, secondo cui Biden avrebbe favorito gli affari del figlio all'estero e ne avrebbe beneficiato finanziariamente.

«Per mesi abbiamo denunciato che i repubblicani hanno costruito le loro cospirazioni su Hunter e la sua famiglia basandosi su bugie raccontate da persone con un'agenda politica, e non su fatti», ha commentato l'avvocato di Hunter Biden, Abbe Lowell.

«Avevamo ragione e il loro pallone ora si sta sgonfiando», ha aggiunto.

La replica dei repubblicani

I repubblicani replicano che la loro indagine di impeachment non si fonda solo su Smirnov – sottolineando peraltro che l'ex informatore era ritenuto una fonte affidabile dall'Fbi – ma su una più ampia documentazione e una serie di testimonianze solide.

Intanto si preparano a convocare alla Camera in marzo il procuratore speciale Robert Hur, che ha 'assolto' Biden per la gestione delle carte segrete ma lo ha dipinto come un uomo anziano con forti deficit di memoria.

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