Russia Il mondo intero attacca Putin. Biden tuona: «Responsabile della morte di Navalny»

SDA

16.2.2024 - 21:40

Alexey Navalny
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La morte di Alexei Navalny in carcere in circostanze misteriose, agli occhi dei leader occidentali (e non solo) ha un preciso responsabile, che è Vladimir Putin. Da Joe Biden ai vertici UE, passando per l'Onu, per tutta la giornata è stato unanime il coro di indignazione per la scomparsa del principale oppositore del Cremlino, costretto da anni a una durissima detenzione.

Tra i più espliciti, Volodymyr Zelensky. Il leader ucraino, volato a Monaco per chiedere ulteriore sostegno agli alleati proprio contro l'invasore russo, ha tuonato: «Navalny è stato ucciso e Putin dovrà rendere conto dei suoi crimini».

«Non sono sorpreso e allo stesso tempo sono sconvolto dalla notizia della morte di Alexei Navalny», ha detto Joe Biden, che ha scelto di parlare in diretta dalla Casa Bianca per puntare il dito senza ambiguità contro lo zar: «Non sappiamo esattamente cosa è successo ma non c'è dubbio che è una conseguenza di qualcosa che hanno fatto Putin e i suoi scagnozzi».

Putin è un «mostro», l'affondo del premier canadese Justin Trudeau.

Dall'Europa la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e l'Alto Rappresentante Josep Borrell hanno denunciato come Navalny sia «stato lentamente assassinato dal presidente Putin e dal suo regime, che non temono altro che il dissenso del proprio popolo».

Duri i commenti anche dalle capitali

Duri i commenti anche dalle capitali. La Russia «da tempo non è una democrazia» e il blogger «probabilmente ha pagato il suo coraggio con la vita», è il giudizio del cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha ricordato anche «l'attentato subito a Berlino». «Nella Russia di oggi si mettono gli spiriti liberi nel gulag e li si condanna a morte.

Rabbia e indignazione», il messaggio del presidente francese Emmanuel Macron.

Da Roma, Sergio Mattarella ha affermato che la sua «lunga detenzione in condizioni durissime» è stata «un prezzo iniquo e inaccettabile che riporta alla memoria i tempi più bui della storia». Mentre Giorgia Meloni ha chiesto che «su questo inquietante evento venga fatta piena chiarezza».

Riflessione nella comunità internazionale

Proprio questo alone di mistero, che come sempre avvolge le morti dei rivali di Putin, è un tema di riflessione nella comunità internazionale. A partire da Antonio Guterres, che ha invocato un'inchiesta «piena, credibile e trasparente», mentre gli uffici Onu hanno rimarcato che «se qualcuno muore sotto la custodia dello Stato, si presuppone che lo Stato sia responsabile, una responsabilità che può essere confutata solo attraverso un'indagine imparziale, approfondita e trasparente condotta da un organismo indipendente».

Anche la Santa Sede è intervenuta su una vicenda «che si sarebbe potuta risolvere in maniera diversa» ed il cui epilogo invece «ci stupisce e ci riempie di dolore», ha detto il segretario di Stato Pietro Parolin.

Mentre una condanna a Putin è arrivata pure da suoi autorevoli connazionali e dagli oppositori al suo regime satellite, la Bielorussia. «Il regime di Putin, come quello di Lukashenko, nel tentativo di mantenere il potere, si sbarazza degli oppositori con ogni mezzo», ha affermato Svetlana Tikhanovskaya.

Per il Nobel per la pace russo Dmitri Muratov, caporedattore del quotidiano indipendente Novaya Gazeta bandito dal Paese, «alla condanna di Navalny è stato aggiunto il suo omicidio». E secondo il campione di scacchi Garry Kasparov, «Putin non è riuscito a uccidere Navalny rapidamente e segretamente facendolo avvelenare e ora lo ha assassinato lentamente e pubblicamente in prigione».

Il coro di denunce contro il Cremlino ha trovato la sua simbolica sintesi nelle parole di Zelensky, il leader che più di ogni altro negli ultimi due anni ha lottato insieme al suo popolo per difendersi dagli artigli dell'orso russo: «Navalny – ha sottolineato – è stato ucciso, come altre migliaia di persone che sono state portate alla morte a causa di questa singola persona».

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