Crisi di governo in FranciaL'appello del primo ministro Barnier: «Non gettate il Paese nel caos»
SDA
3.12.2024 - 18:36
«La sfiducia renderà tutto più difficile e più grave»: alla vigilia dell'annunciata mozione di censura promossa dalla sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon (Lfi) con il sostegno dell'estrema destra di Marine Le Pen, il premier francese Michel Barnier, ormai a un passo dall'addio, lancia un ultimo accorato appello al Paese.
03.12.2024, 18:36
03.12.2024, 18:38
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Lui che appena tre mesi fa, all'età di 73 anni, aveva accettato l'incarico da premier a Matignon in uno spirito di dialogo al servizio della République.
«Ricordatevelo bene, la sfiducia renderà tutto più difficile e più grave», ha ammonito il savoiardo appassionato di montagna ed ex caponegoziatore Ue per la Brexit nell'odierno intervento all'Assemblée Nationale, sottolineando che la situazione della Francia è già «difficile sul piano del bilancio e sul piano finanziario». Nonché «molto difficile sul piano economico e sociale.
«Responsabili di gettare il Paese in un buco nero»
«Avremmo probabilmente potuto far meglio. Ma voi sarete responsabili di gettare il Paese in un buco nero», gli ha fatto eco la portavoce dell'esecutivo, Maud Bregeon, unendosi al coro di appelli alla responsabilità lanciati oggi da vari ministri.
Secondo fonti parlamentari, Barnier avrebbe confidato ai suoi che proprio non credeva che Le Pen avrebbe «osato» sfiduciare l'esecutivo in un contesto così delicato per la Francia, unendo i suoi voti (il Rassemblement National è il primo partito alla camera dei deputati di Parigi) a quelli della sinistra.
Le Pen respinge collegamenti tra sfiducia e processo
Oltralpe, c'è chi lega questa improvvisa accelerazione ai guai giudiziari della leader Rn, che rischia 5 anni di ineliggibiità nel processo sugli assistenti parlamenti Ue. Sentenza fissata per il 31 marzo. Ma Le Pen respinge seccamente qualsiasi collegamento tra la sfiducia e il processo.
Leader internazionali in arrivo
A questo punto, nella Francia a rischio shutdown, con Parigi che si prepara ad accogliere i leader internazionali – tra cui Sergio Mattarella e Donald Trump – per l'attesa riapertura di Notre-Dame de Paris nel week-end dell'Immacolata, solo un miracolo potrebbe scongiurare una crisi ormai ritenuta ineluttabile.
«Così si mette il Paese in pericolo», ha avvertito in mattinata il ministro dell'Economia, Antoine Armand, mentre il collega responsabile dell'Interno, Bruno Retailleau, ha invitato i deputati a «svegliarsi» per «scongiurare il caos».
Da parte sua, il ministro del Bilancio, Laurent Saint-Martin, ha deplorato «l'irresponsabilità» dell'ex Front National, che in questi ultimi giorni ha rifiutato le molteplici concessioni alle sue linee rosse sulla manovra del welfare 2025 fatte da Barnier.
Per Le Pen la «sfiducia» è «l'unico modo»
Su X Le Pen ha replicato alle accuse di giornata sottolineando che la sfiducia è «l'unico modo» per «proteggere i francesi da una manovra pericolosa». L'ex candidata alle presidenziali ha inoltre deplorato la formulazione della 'motion de censure' presentata dalla France Insoumise e co-firmata dal cartello di sinistra Nouveau Front Populaire (Partito socialista, ecologisti, France Insoumise e Partito comunista).
Nel testo, che il Rn si appresta comunque ad approvare, non mancano le bordate ai lepenisti e ad un presunto «accordo ormai chiaro» tra Barnier e lo stesso Rassemblement. «Mentre un'ampia maggioranza dei nostri concittadini e concittadine ha scelto di bloccare l'estrema destra nelle elezioni politiche, il premier ha ceduto alle loro più vili ossessioni», accusa la mozione delle sinistre riunite.
Una formulazione che non piace ovviamente alla diretta interessata: «Come regola generale – ha puntualizzato Le Pen – quando presenti una mozione di censura di cui desideri l'approvazione, dovresti evitare di insultare coloro che sono chiamati ad approvarla».
Voto atteso per mercoledì intorno alle 20
Il dibattito è previsto per domani dalle 16 nell'emiciclo del Palais Bourbon, con un voto atteso – secondo le previsioni – intorno alle 20. In realtà, le mozioni di sfiducia sono due, quelle della gauche e una seconda presentata dallo stesso Rn.
La prima ha tuttavia molte più chance di superare i 288 voti necessari per far cadere l'esecutivo. Gli sviluppi di questa inedita situazione impongono di prendere in considerazione anche le dimissioni di Emmanuel Macron, qualcosa di ignoto nella Quinta repubblica ma un desiderio per il 52% dei francesi.
Mai come in questo periodo, il presidente in crisi si è tenuto distante dalla politica interna. Mentre la Francia annaspa, il capo dell'Eliseo è volato in visita di Stato in Arabia Saudita per tre giorni. E chissà se al suo ritorno, il governo Barnier non sia già un ricordo mentre è già scattato il totonomi sul futuro premier.