UcrainaKiev chiude i rubinetti al gas russo verso l'Europa
SDA
1.1.2025 - 21:21
Il 2025 si apre con un nuovo colpo sferrato dall'Ucraina alla Russia, destinato tuttavia a produrre conseguenze destabilizzanti anche in Europa. Come annunciato nei giorni scorsi, Kiev ha ufficialmente interrotto il transito di gas russo attraverso il proprio territorio, non rinnovando un accordo con Mosca che garantiva forniture a Slovacchia, Repubblica Ceca, Austria e Ungheria.
Keystone-SDA
01.01.2025, 21:21
SDA
La stretta, adottata per tagliare i fondi all'industria bellica del nemico, è stata definita da Volodymyr Zelensky come «una delle più significative sconfitte» di Vladimir Putin, anche se allo stesso tempo ha creato allarme in Ue per un possibile aumento dei prezzi.
Bruxelles, per arginare una potenziale crisi, è corsa ai ripari prevedendo quattro rotte alternative, ma dai Paesi membri più esposti alla chiusura del canale ucraino sono arrivati messaggi di preoccupazione. A partire dal premier slovacco Roberto Fico, che ha avvertito: «l'impatto sarà drastico».
La mattina del primo gennaio i flussi di gas russo verso l'Europa tramite l'Ucraina si sono fermati, dopo che Zelensky si è rifiutato di prolungare un accordo di cooperazione decennale che aveva fruttato miliardi di dollari sia a Mosca che a Kiev.
Il leader ucraino, nel discorso di Capodanno ha promesso che avrebbe fatto tutto il possibile per porre fine alla guerra e fermare l'aggressione russa nel 2025, e dopo le parole è passato subito ai fatti: con la stessa arma dell'energia utilizzata in questi tre anni dal Cremlino.
Zelensky esulta
«Quando Putin ottenne il potere in Russia più di 25 anni fa, il pompaggio annuale di gas attraverso l'Ucraina verso l'Europa era di oltre 130 miliardi di metri cubi. Oggi, il transito del gas russo è pari a 0», ha esultato Zelensky, puntando il dito contro i Paesi europei che acquistano ancora energia russa di alimentare la macchina da guerra di Mosca.
L'Ue, proprio per togliere risorse a Putin, dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina ha ridotto a meno del 10% le importazioni di gas, rispetto al 40% dei livelli pre-guerra. Ed anche la chiusura della rotta ucraina avrà un impatto contenuto, pari ad appena il 5% l'import totale europeo.
Allo stesso tempo, Bruxelles deve fare i conti con diversi segnali di criticità. Sul fronte dei prezzi, ad esempio, come dimostra il record di 50 euro al megawattora registrato per la prima volta da oltre un anno, proprio alla vigilia delle chiusura dei rubinetti da parte Kiev.
Che impatto avrà lo stop?
Altro fronte aperto per l'Ue è quello dei paesi membri che dipendono ancora fortemente dalle forniture russe. «L'interruzione del transito del gas attraverso l'Ucraina avrà un impatto drastico su tutti noi nell'Ue, ma non sulla Federazione Russa», ha avvertito il primo ministro slovacco Fico.
Un partner scomodo per blocco europeo filo-Kiev, che sta spingendo Bratislava sempre più vicino a Mosca e che nei giorni scorsi ha incontrato Putin al Cremlino, offrendosi di ospitare dei futuri colloqui di pace. Unico leader europeo, insieme a Viktor Orban, a chiedere e ottenere udienza dallo zar.
Mosca, commentando la fine dell'accordo di transito con Kiev, ha sottolineato che gli ucraini si sono «sparati sui piedi», rinunciando a parecchi introiti, ma anche la guerra energetica intrapresa dai russi contro l'Europa può rivelarsi un'arma a doppio taglio.
È il caso ad esempio della Moldavia, a cui Gazprom ha interrotto le forniture, ufficialmente perché la controparte non ha onorato i suoi debiti. Mosca, chiudendo i rubinetti a Chisinau, ha mandato un segnale ad un governo considerato troppo europeista, ma come riflesso ha praticamente lasciato al gelo anche la regione filo-russa della Transnistria.