Guerra in Medio OrienteL'ayatollah Khamenei non si nasconde: «Il 7 ottobre elimineremo Israele»
SDA
4.10.2024 - 21:07
Nel momento più difficile per l'Iran, sotto scacco per i duri colpi inferti da Israele ai movimenti islamisti Hamas e Hezbollah, e con lo spettro di subire a breve un attacco diretto di vasta portata, Ali Khamenei è riapparso in pubblico guidando la preghiera del venerdì per la prima volta dopo quattro anni.
04.10.2024, 21:07
04.10.2024, 21:59
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Il 7 ottobre marcato con il sangue dalle milizie palestinesi ed i missili iraniani lanciati contro lo Stato ebraico sono state azioni «legittime», e l'asse della resistenza «continuerà a lottare per la vittoria» nonostante la morte dei suoi leader: sono questi i messaggi che l'ayatollah ha inviato a nemici ed alleati, davanti alle migliaia di fedeli riuniti a Teheran, anche per commemorare l'uccisione del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah.
Un sermone in cui tutto contava, dalle parole all'iconografia. Come dimostra il fucile piazzato sul palco, a beneficio delle telecamere di tutto il mondo.
Ad una settimana dalla morte del capo di Hezbollah – che pare sia stato provvisoriamente sepolto in un luogo segreto – Khamenei ha rinunciato per qualche ora alle rigide misure di sicurezza. Non guidava la preghiera dall'uccisione del generale Qassem Soleimani per mano americana nel 2020.
Alla grande moschea di Teheran ha elogiato Nasrallah, simbolo dei «martiri» caduti nella guerra contro Israele, accanto a Ismail Haniyeh, già capo dell'ufficio politico di Hamas, ucciso a Teheran alla fine di luglio, e ai tanti comandanti militari di Hamas e Hezbollah.
Sermone in persione e arabo: «Contro il nemico comune»
Una guerra che, è il mantra dell'Iran, è condotta a scopi difensivi per rispondere ai «crimini sorprendenti» di Israele. Così anche l'imponente operazione di martedì scorso, con duecento missili lanciati in territorio nemico, è stata «del tutto legale», anzi è stata «una punizione minima».
Nel sermone, in persiano e in arabo, è stato poi lanciato un appello a tutte le nazioni musulmane, «dall'Afghanistan allo Yemen, da Gaza al Libano», a «cingere una cintura di difesa» contro il «nemico comune».
Quella di Khamenei è apparsa come un'ostentazione di forza del regime, quasi a voler esorcizzare la grave minaccia alle porte. L'ipotesi che prende sempre più corpo è quella di un attacco israeliano alle infrastrutture energetiche e petrolifere iraniane, che affosserebbe un'economia già in crisi.
Minacce e diplomazia da parte dell'Iran
Un blitz su cui Israele si sta confrontando con gli Stati Uniti, e che potrebbe scattare da un momento all'altro. È uno scenario vissuto con comprensibile preoccupazione a Teheran, tanto che i pasdaran (il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica) hanno provato a scoraggiare il nemico minacciando di reagire prendendo a loro volta di mira le raffinerie e i giacimenti di gas israeliani.
Allo stesso tempo l'Iran continua a tessere la sua tela diplomatica per abbassare la temperatura nella regione. Così il ministro degli esteri Abbas Aragchi è volato a Beirut sotto le bombe per incontrare il collega libanese, sostenendo la necessità di un cessate il fuoco simultaneo con Israele a Gaza e in Libano.
Israele continua a bombardare il Libano
Le forze armate israeliane (Idf) invece hanno continuato a martellare nel nord. La periferia meridionale di Beirut, roccaforte di Hezbollah, nella notte è stata bersagliata dai raid. Il principale obiettivo, secondo quanto è filtrato da Gerusalemme, era Hashem Safieddine, probabile successore di Nasrallah. Israele ritiene che sia morto.
Quanto alla guerra al confine, è stato esteso l'ordine di sfollamento ai civili libanesi a 35 villaggi. Ma anche tra le truppe di Tel Aviv si continuano a contare perdite: nel Golan due soldati sono rimasti uccisi da un drone lanciato dall'Iraq, dove sono attive milizie sciite filoiraniane.
Nei Territori palestinesi si continua a morire
E si continua a combattere e a morire anche nei Territori palestinesi. Un raid israeliano a Tulkarem, in Cisgiordania, ha provocato almeno 18 morti. Almeno nove vittime, secondo l'Idf, erano miliziani di Hamas, incluso il capo locale, Abd al-Razeq Oufi. Era accusato di pianificare un attentato a breve, in vista delle commemorazioni per il 7 ottobre.
C'è poi il fronte del movimento sciita Huthi che, armato da Teheran, attacca i mercantili occidentali nel Mar Rosso in rappresaglia per Gaza.
Le milizie yemenite sono state colpite nuovamente da raid britannici e americani, che stavolta hanno cambiato strategia: finora avevano preso di mira le infrastrutture costiere, ora invece hanno attaccato più in profondità. Tra i nuovi bersagli, anche la capitale Sanaa.