Russia Ecco la «Colonia dei lupi polari», l'ultima prigione in cui è stato rinchiuso Alexei Navalny

SDA

16.2.2024 - 21:27

Il carcere conosciuto come la «Colonia dei lupi polari», uno dei più duri di tutta la Russia, dove nei lunghi inverni la temperatura sfiora i 30 gradi sottozero.
Il carcere conosciuto come la «Colonia dei lupi polari», uno dei più duri di tutta la Russia, dove nei lunghi inverni la temperatura sfiora i 30 gradi sottozero.
IMAGO/ITAR-TASS/ Sipa USA

La cella che ha ospitato gli ultimi mesi di vita di Alexei Navalny si trova in un carcere conosciuto come la «Colonia dei lupi polari», uno dei più duri di tutta la Russia, dove nei lunghi inverni la temperatura sfiora i 30 gradi sottozero.

Il suo nome tecnico è IK 3, vicino al villaggio di Karp, nella regione del Iamal-Nenets a 60 chilometri oltre il Circolo Polare Artico, e 1.900 chilometri a nordovest di Mosca. La città più vicina, a circa 100 chilometri, è Vorkuta, le cui miniere di carbone rientravano nel sistema di gulag sovietici, i campi di lavoro forzato.

Era il 26 dicembre 2023, il giorno in cui il nemico numero uno di Vladimir Putin arrivò in quella che sarebbe stata la sua ultima prigione. Giunse in questo angolo polare dopo un trasferimento lungo 20 giorni, una via crucis usuale negli spostamenti dei detenuti considerati particolarmente pericolosi, in condizioni di garanzie pari a zero per la sicurezza e la salute dei condannati.

Appena arrivato, con una grande dose di buon umore, raccontò così quel luogo: «Sono il vostro nuovo Babbo Natale ma a regime speciale. Sfortunatamente qui non ci sono renne, ma enormi cani pastore soffici e molto belli. E la cosa più importante: ora vivo sopra il circolo polare artico».

A queste latitudini, gli inverni sono lunghi e rigidi, le comunicazioni sono difficilissime e ovviamente Navalny sapeva già non avrebbe avuto tante possibilità di visite.

Una detenzione estrema

Una detenzione estrema, che Navalny descrisse cosi: «Non posso ancora intrattenervi con storie sugli animali polari perché fuori dalla finestra riesco a vedere solo la recinzione, che è molto vicina. Sono andato anche a fare una passeggiata. Il cortile è una cella vicina, un po' più grande, coperto di neve. E ho visto un convoglio, non come nella Russia centrale, ma come nei film: con mitragliatrici, guanti e stivali di feltro. E con gli stessi bellissimi e soffici cani da pastore. Comunque, non preoccupatevi per me. Sto bene».

In quei giorni, uno dei suoi più stretti collaboratori, Leonid Volkov, disse che è «quasi impossibile raggiungere questa colonia, è quasi impossibile persino inviare lettere. È il posto più isolato al mondo».

Un paio di giorni fa, sempre Navalny parla delle sue condizioni, con parole che lette oggi sembrano una premonizione: «Il carcere di Iamal ha deciso di battere il record di Vladimir allo scopo di adulare e compiacere le autorità di Mosca. Mi hanno appena dato 15 giorni in una cella di punizione. Cioè, questa è la quarta cella di rigore in meno di 2 mesi che sono con loro».

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