USAHaley sfida Trump alla Casa Bianca, l'FBI torna da Biden
SDA
1.2.2023 - 22:11
Il primo guanto di sfida a Donald Trump per la Casa Bianca in campo repubblicano sarà lanciato da una donna: Nikki Haley, l'ex governatrice del South Carolina trasformata in star del partito proprio dal tycoon, che la nominò ambasciatrice all'Onu.
01.02.2023, 22:11
SDA
Se vincesse la nomination, sarebbe la prima donna e la prima candidata non bianca del Grand Old Party. Ma, se perdesse, non è escluso accetti il ticket col tycoon, che potrebbe così contrapporre una donna (autorevole) a un presidente che ne ha già una come vice e con la quale probabilmente si ripresenterà a marzo.
Sempre che la sua ricandidatura non sia compromessa dalle perquisizioni dell'Fbi per la vicenda dei documenti top secret: l'ultima nella sua casa al mare di Rehoboth Beach, Delaware, accettata «in pieno spirito di cooperazione», ma pur sempre imbarazzante, anche se secondo i media non sono state trovate carte classificate.
Haley ha già inviato una email ai suoi supporter per un evento il 15 febbraio nella storica Charleston nel quale farà uno «speciale annuncio», che secondo il quotidiano locale «The Post and Courier» sarà la sua discesa in campo. Un corsa ventilata da tempo, alimentata da un paio di libri (mossa tipica di chi aspira alla Casa Bianca) e da allusioni in varie interviste recenti, dove ha rivendicato i meriti della sua carriera e suggerito di poter incarnare «la nuova leadership di cui il partito ha bisogno».
Nei giorni scorsi era stato lo stesso Trump a rivelare che Haley l'aveva chiamato per informarlo che stava valutando la candidatura e che lui le aveva detto di farlo, di «seguire il cuore», pur ricordando velenosamente che aveva promesso di non correre se lui si fosse ripresentato.
Per ora l'ex ambasciatrice all'Onu viaggia intorno al 3% nei sondaggi ma si vanta di non aver mai perso una sfida e può contare sul trampolino di lancio del South Carolina, stato in cui resta popolare e che sarà la terza tappa delle primarie repubblicane.
Di origini indiane come Kamala Harris
Anche la 51enne Haley è di origini indiane come Kamala Harris. E come lei ha una lunga esperienza e molti primati: due volte deputata locale e due volte governatrice (dal 2010 al 2017) del South Carolina (prima donna dello Stato e prima appartenente a una minoranza etnica), si fece notare nel 2016 quando fu scelta per la replica del Grand Old party all'ultimo discorso sullo Stato dell'Unione di Barack Obama, privilegio riservato generalmente agli astri nascenti del partito.
Poi nel gennaio 2017 la nomina come ambasciatrice all'Onu, carica da cui si dimise due anni dopo col retropensiero di una corsa presidenziale già nel 2020. Haley ha una sua credibilità nel partito, anche per il suo approccio più moderato e a volte coraggioso su questioni come razza e genere, come quando nel 2015 rimosse la bandiera confederata (considerata razzista) dal Campidoglio statale dopo l'attacco del suprematista bianco Dylann Roof contro nove fedeli afroamericani.
Ma i suoi detrattori la considerano troppo camaleontica: nel 2016 puntò prima su Marco Rubio, poi su Ted Cruz, quindi sostenne Trump, salvo attaccarlo per il «Muslim ban»; poi lo criticò per le false accuse di brogli, ma nel 2022 ha appoggiato vari candidati trumpiani «negazionisti».
Stanno scaldano i motori altri ex dell'amministrazione Trump
In ogni caso stanno scaldano i motori altri ex dell'amministrazione Trump, come il suo ex vice Mike Pence e l'ex segretario di stato Mike Pompeo, nonché una sfilza di governatori.
In primis quello della Florida DeSantis, il rivale più insidioso, che ha appena lanciato la sua nuova crociata contro il «conformismo ideologico» delle università (eliminando i programmi su equità e diversità) e replicato indirettamente agli attacchi di Trump («sleale» e «ondivago» sul Covid), ricordandogli che lui è stato rieletto con uno scarto record di 19 punti.