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Assalto a Capitol Hill Gli Stati Uniti sono «più vicini a una guerra civile di quanto molti vogliano credere»
Helene Laube, San Francisco
24.6.2022
Gli Stati Uniti sono usciti dal podio: «Ora spetta alla Svizzera il primato per la più antica democrazia continua del mondo», afferma la politologa statunitense Barbara F. Walter. Ma non solo: l'esperta non esclude che nel suo Paese possa nascere una guerra civile.
Un anno e mezzo fa, alcuni sostenitori di Donald Trump hanno preso d'assalto Capitol Hill, il Parlamento statunitense, per mantenere al potere il loro protetto, eletto nel novembre del 2020, e impedire l'elezione di Joe Biden.
Barbara F. Walter, politologa dell'Università della California a San Diego, spiega perché anche nella culla della democrazia moderna potrebbe esserci una guerra civile, e non solo in relazione all'assalto al Congresso, di cui si è tornati a parlare in questi giorni perché sono inc orso le udienze pubbliche della commissione d'inchiesta aperta per far luce sull'accaduto.
Walter è tra i maggiori esperti mondiali di conflitti interni, terrorismo ed estremismo violento. Nel suo nuovo libro «How Civil Wars Start and How to Stop Them», già consacrato come bestseller dal «New York Times», l'autrice mette in guardia dal pensare che una democrazia non potrebbe mai essere sopraffatta dall'estremismo violento.
L'intervistata
Barbara F. Walter insegna scienze politiche all'Università della California, a San Diego, ed è un membro permanente del Think Tank Council on Foreign Relations, con sede a New York. È co-fondatrice del blog «Political Violence At a Glance». Il suo nuovo libro si intitola «How Civil Wars Start and How to Stop Them».
Nel suo nuovo libro lei scrive che «L'America è molto più vicina a una guerra civile di quanto molti di noi vorrebbero credere». Come è arrivata a questa conclusione, che, per molti, è sorprendente?
Per spiegarlo, devo prima fare un piccolo passo indietro. Per 30 anni mi sono occupata di ricerche sulle guerre civili nei Paesi dell'Africa, del Sud-est asiatico, del Medio Oriente e dell'Irlanda del Nord. Non mi sono mai concentrata sugli Stati Uniti, perché per molto tempo non c'è stato motivo di farlo. Dal 2017 al 2021, ho fatto parte del gruppo di consultazione della Task Force della CIA per l'instabilità politica. Il nostro compito era quello di sviluppare un modello predittivo per anticipare dove, nel mondo, i Paesi e i Governi potrebbero diventare politicamente instabili e potrebbero di conseguenza verificarsi violenze. Ciò che è emerso, con nostra sorpresa, è che anche in Paesi molto diversi i due fattori che precedono un conflitto interno sono sempre gli stessi. Questi segnali di allarme li ho visti anche negli Stati Uniti: questo mi ha portata a spostare l'attenzione anche sul mio Paese.
Quali sono questi due fattori?
Il primo è che i paesi siano delle anocrazie, ossia democrazie parziali, con un Governo che include elementi democratici e autocratici. Quando una democrazia si sta indebolendo, l'Esecutivo e il presidente diventano più potenti rispetto alle altre parti del potere statale, il diritto di voto è ridotto, la libertà di stampa è limitata. Se in un Paese la democrazia viene smantellata tramite queste e altre modalità, si cade in una terra di mezzo instabile e incline alla violenza. La nostra Task Force ha scoperto che le guerre civili scoppiano raramente nelle democrazie piene e nelle autocrazie. La via di mezzo, invece, è pericolosa.
E il secondo fattore?
Abbiamo anche visto che conta molto il fatto che i cittadini di queste democrazie parziali si organizzino non intorno a un'ideologia politica, come è la norma in una democrazia sana, ma intorno all'etnia, alla religione e/o ai gruppi etnici. Il loro partito vuole governare escludendo o opprimendo alcune fasce della popolazione. Il loro obiettivo è espandere il proprio potere, non condividerlo. Un esempio classico è quello che è successo nell'ex Jugoslavia negli anni '90.
Cosa sta avvenendo negli Stati Uniti che rende possibile una guerra civile?
Gli Stati Uniti sono stati considerati una piena democrazia per la maggior parte della loro storia. Ma nel 2016 questo sistema ha iniziato a indebolirsi. Quest'anno l'organizzazione no-profit Center for Systemic Peace ha declassato per la prima volta il Paese. Tra l'altro, secondo gli osservatori elettorali internazionali, questo è avvenuto perché le elezioni presidenziali sono state libere, ma non eque. Nel 2019, siamo stati ulteriormente declassati perché il ramo esecutivo...
... sotto l'allora presidente Donald Trump...
... ha rifiutato di consegnare informazioni al Congresso nel primo processo d'impeachment. Questo ha dimostrato che il ramo esecutivo può diventare incontrollabile e può sovrastare il ramo legislativo, il che è antidemocratico. Poi, alla fine dell'amministrazione Trump, a inizio 2021, gli Stati Uniti per la prima volta dal 1800 sono stati declassati ad anocrazia perché il presidente uscente non ha riconosciuto il risultato delle elezioni e ha cercato di rovesciarlo: mi sto riferendo all'assalto al Parlamento del 6 gennaio.
Questo evento è stato seguito dal pacifico trasferimento del potere a Joe Biden.
Sì, gli Stati Uniti hanno riguadagnato un po' del loro status. Ma non siamo ancora una piena democrazia: è la Svizzera, ora, ad essere la più antica democrazia continua del mondo.
Riguardo al secondo fattore: gli Stati Uniti hanno oggi una fazione etnica il cui obiettivo è l'esclusione di tutti gli altri gruppi?
Assolutamente. Uno dei due principali partiti statunitensi è diventato una fazione a base etnica.
Sta parlando del partito repubblicano.
Esattamente. Recentemente, nel 2008, gli americani bianchi avevano quasi la stessa probabilità di votare per i democratici che per i repubblicani. Questo è cambiato dopo l'elezione di Barack Obama, quando la classe operaia bianca ha iniziato a spostarsi verso il Partito repubblicano. Oggi, il 90% degli elettori repubblicani sono bianchi e prevalentemente evangelici. In un paese molto vario e con molte religioni, questo partito sta facendo tutto il possibile per privare dei suoi diritti chi non vota per loro. In un sistema bipartitico, se un partito si rivolge a un gruppo etnico e a una religione a spese di tutti gli altri, si tratta di una «fazione etnica», ossia il secondo segnale dell'avvento di possibili violenze politiche.
Come sarebbe una guerra civile negli Stati Uniti? La maggior parte degli americani tende a pensare alle battaglie della Guerra Civile del 1861-1865, non all'Irlanda o a Israele, dove la gente ha dovuto imparare a vivere con attacchi terroristici abbastanza regolari.
Dall'elezione di Obama nel 2008, per anni abbiamo visto l'esplosione di milizie organizzate e armate, la maggioranza delle quali di estrema destra. La maggior parte sono estremisti violenti che sposano l'ideologia della supremazia bianca. I restanti sono per lo più contro il governo federale, anche se le due cose a volte si sovrappongono. Abbiamo già avuto alcuni attacchi violenti, come l'attacco a una sinagoga a Pittsburgh nel 2018, o l'uccisione di nove persone di colore da parte di un razzista in una chiesa a Charleston nel 2015. Ci stiamo rapidamente muovendo verso la fase di insurrezione aperta, dove gli attacchi avvengono regolarmente. Se una guerra civile si verificherà, sarà decentralizzata e combattuta da numerose milizie e gruppi paramilitari di diverse regioni, coordinati e talvolta non coordinati.
Quindi metodi non convenzionali e terrorismo interno?
Esattamente. Una bomba qui, una sparatoria di massa là. Gli obiettivi non sono i soldati del Governo, ma i civili in luoghi affollati, i funzionari pubblici, i giudici, le chiese nere, le sinagoghe, le infrastrutture, un'Ikea in una grande città.
Qual è il problema di questi cittadini? Perché prendono la strada della violenza, e dove porterà?
L'America sta attraversando un grande cambiamento: attorno al 2045 si passerà da una maggioranza bianca a una maggioranza non bianca. Una parte della popolazione non vuole accettare di diventare una minoranza. Queste persone credono che gli Stati Uniti siano un Paese bianco, cristiano, di loro proprietà, e sono pronte a mantenere la loro supremazia con la forza. Questo combacia con quello che sappiamo sulle guerre civili: di solito non sono iniziate dai cittadini più poveri o dagli immigrati, ma da coloro che hanno dominato e temono la perdita di potere.
Fino a che punto la leadership repubblicana sta strumentalizzando questo cambiamento per i propri scopi?
Sono assolutamente disposti a smantellare la democrazia americana per rimanere al potere. Lo possiamo vedere con la bugia sulle elezioni rubate, le leggi per tenere gli elettori democratici e le minoranze lontane dalle urne, che sono in aumento da anni, o la geometria dei collegi elettorali. La leadership repubblicana sa di essere il partito dei bianchi, specialmente dei bianchi cristiani. Se un partito non guarda anche ad altri gruppi di elettori, allora non segue più una democrazia basata sul principio «un cittadino, un voto». La leadership repubblicana lo sa, così, invece di adattare la propria azione politica ai diversi gruppi esistenti, decide di sbarazzarsi della democrazia, pensando: stabiliamo un governo che ci assicuri di andare al potere e di mantenerlo, anche se rappresentiamo la minoranza bianca ed evangelica.
Come si rivolgono all'elettorato?
Convincendo l'americano medio che vota repubblicano che le elezioni sono truccate, il sistema è truccato ed è contro di loro. Suscitano risentimento e la paura di perdere il proprio status sociale.
Cosa bisogna fare per evitare la guerra civile?
Dobbiamo rafforzare le nostre istituzioni democratiche. I «checks and balances», ossia i meccanismi che impediscono a qualsiasi individuo o settore, come l'esecutivo, di ottenere troppo potere, devono essere ampliati. Dovremmo riformare le leggi e la finanza delle campagne elettorali, abolendo il Collegio Elettorale, per esempio, e soprattutto garantendo che ogni cittadino abbia il diritto di voto. Ma i Repubblicani non lo vogliono.
Quindi non c'è da aspettarsi riforme politiche dall'alto e, dunque, un rafforzamento della democrazia?
I Repubblicani non avrebbero nulla da guadagnarci, e i Democratici che vogliono le riforme non hanno abbastanza voti per farle passare. Quindi noi cittadini dobbiamo fare la nostra parte, votando. Nel 2020 l'affluenza è stata molto alta, ma 80 milioni di elettori che ne avrebbero avuto il diritto non sono andati alle urne. Se questi cittadini votassero, potremmo cambiare la composizione del Senato e della Camera dei rappresentanti: allora, forse, i Democratici avrebbero i voti per far passare le riforme.
E se questo non funzionasse?
Ricerche autorevoli attestano l'efficacia della protesta pacifica. Il popolo statunitense è stato finora piuttosto calmo riguardo gli attacchi alla nostra democrazia, così gli autocrati e i demagoghi ne stanno approfittando. Trump e la leadership repubblicana ne sono felici. Ma se i cittadini a stelle e strisce organizzassero delle proteste di massa pacifiche, sarebbe difficile per i Repubblicani andare avanti come al solito.
Che ruolo hanno i social media in questo sviluppo?
Nel libro spiego che i social agiscono come acceleratori della violenza. In tal modo collaborano al declino della democrazia nel mondo e, almeno negli Stati Uniti, fanno crescere l'odio e l'intolleranza etnica. La maggioranza degli americani si informa sui social. E, come sappiamo, queste piattaforme alimentano il feed dei loro utenti tramite un sistema che raccomanda materiale che possa confermare i loro interessi e le loro convinzioni. Questo favorisce l'impressione di una crisi permanente e quindi di un senso generale di disperazione. Inoltre, un simile sistema alimenta gli utenti con opinioni sempre più estreme, disinformazione e bugie. Numerosi americani, tra cui molti che hanno preso d'assalto il Campidoglio il 6 gennaio, credono quindi effettivamente che sia loro dovere patriottico salvare l'America. E lo credono perché tutta l'informazione che ottengono sostiene questo punto di vista. Nessuno dice loro la verità, nemmeno i loro leader politici, la loro stazione televisiva preferita, Fox News, o altri media di destra.
Cosa si può fare a questo riguardo?
La cosa più semplice sarebbe regolare queste piattaforme. Non le informazioni che contengono, ma la loro capacità di diffondere istantaneamente e globalmente i peggiori contenuti immaginabili. Così facendo radicalizzano e dividono la società. I social non dovrebbero essere megafoni per la distribuzione online di materiale spinoso. Ma questo è esattamente ciò che fanno i loro algoritmi, perché è il modo migliore per catturare l'attenzione degli utilizzatori. Questo tipo di contenuti viene suggerito costantemente, in modo da far sì che la gente resti connessa il più a lungo possibile. È il loro modello di business. Non hanno nessun incentivo a cambiare.
Il 6 gennaio, lei ha twittato in modo molto controverso che la tempesta del Campidoglio era stata un «regalo» al popolo statunitense.
Sì, perché ha portato alla luce ciò che era rimasto nell'ombra per anni. Ora i nostri politici e cittadini non possono più negare e ignorare la rapida crescita della fascia di estrema destra e alcuni dei suoi sviluppi. Ci dà il tempo di suonare l'allarme e mettere in moto le riforme che ci salveranno. Prima del 6 gennaio 2021, si chiudeva gli occhi su molte cose. Io ho iniziato a lavorare al mio libro già nel 2018 e quando raccontavo alla gente di cosa trattava, venivo guardata con pietà. Pensavano che avessi perso la testa. Oggi le persone capiscono che la nostra democrazia è in pericolo. Lo vedono e lo sentono. Joe Biden e altri politici stanno finalmente parlando della necessità di una riforma democratica.
CNN’s Anderson Cooper speaks with Barbara F. Walter, author of “How Civil Wars Start,” about America’s risk of sliding into a modern-day civil war.
— Anderson Cooper 360° (@AC360) January 5, 2022
“Our democracy has been declining over the last five years,” Walter said. pic.twitter.com/fPyx47TYcU
Sua madre è cresciuta vicino a Frauenfeld ed è emigrata a New York nel 1958; suo padre è venuto negli Stati Uniti dalla Baviera dopo la Seconda guerra mondiale. Lei scrive che suo marito canadese ha fatto rinnovare il suo passaporto svizzero, canadese e altri passaporti dopo le elezioni del 2020 per poter fuggire in Canada o in Svizzera se necessario. Ha ancora oggi queste paure?
Non abbiamo intenzione di lasciare questo Paese. Vogliamo restare qui e aiutare a trasformare gli Stati Uniti.