Assalto al Congresso Un anno dopo Capitol Hill, è sempre sfida tra Biden e Trump

SDA

6.1.2022 - 06:00

A un anno di distanza lungo i corridoi del Congresso ancora serpeggia la paura, rimbomba l'eco delle urla animalesche di una folla minacciosa, e quello dei passi di deputati e senatori in fuga, in cerca di riparo. E per non dimenticare quei momenti così difficili per la democrazia statunitense oggi Biden parlerà al Paese. Trump ha invece annullato nelle ultime ore la conferenza stampa prevista dalla sua residenza di Mar-a-Lago. La lotta tra i due politici insomma non conosce tregua. Perché?

Mentre il Congresso si prepara ad accertare la vittoria del presidente eletto Joe Biden, migliaia di persone si sono riunite per mostrare il loro sostegno al presidente Donald Trump e alle sue affermazioni di frode elettorale, assaltando il Campidoglio.
Mentre il Congresso si prepara ad accertare la vittoria del presidente eletto Joe Biden, migliaia di persone si sono riunite per mostrare il loro sostegno al presidente Donald Trump e alle sue affermazioni di frode elettorale, assaltando il Campidoglio.
AP Photo/John Minchillo

Capitol Hill, Washington, 6 gennaio 2021. Le aule e le stanze del tempio della democrazia a stelle e strisce, ormai rimaste indifese, venivano profanate, mentre fuori la folla continuava a premere, in nome della ‹grande bugia› delle elezioni rubate da Joe Biden e dai democratici.

Del resto, dal palco montato a due passi da Capitol Hill, poco prima era stato proprio l'ex presidente Trump a chiedere di ribaltare l'esito del voto, dopo il fallimento delle cause intentate nelle aule di tribunale.

E fu la miccia che scatenò l'inferno, dando il via al giorno più buio della democrazia statunitense. Trump – sostengono i detrattori – non avrebbe alzato un dito per fermare quanto stava accadendo, anche di fronte ai figli che lo imploravano di intervenire per evitare il peggio.

Sarà la commissione di inchiesta del Congresso a stabilire se e quanto l'ex presidente, già sfuggito a due impeachment, sia responsabile di quanto accaduto.

La sfida Biden - Trump continua

Intanto, a un anno di distanza, la ferita è ancora aperta e l'America un Paese ancor più diviso. La sfida tra Donald Trump, 75 anni, e Joe Biden, 79 anni, è tutt'altro che esaurita.

Mercoledì, alla vigilia del primo anniversario dell'assalto al Congresso l'ex presidente annulla l'attesa conferenza stampa nella sua residenza in Florida ma nell'annunciarlo rilancia la sua teoria cospirativa delle «elezioni rubate», definendole addirittura «il crimine del secolo».

Da parte sua il presidente in carica, Joe Biden, in caduta libera nei sondaggi, si prepara giovedì a denunciare la sua «responsabilità» nell'attacco, come anticipa la Casa Bianca.

Trump parlerà il 15 gennaio

«Alla luce della faziosità e della disonestà della commissione d'inchiesta sul 6 gennaio, cancello la conferenza stampa in programma a Mar-a-Lago giovedì», spiega il tycoon attaccando i democratici.

«È ormai chiaro a tutti che i media non riporteranno il fatto che Nancy Pelosi negò la richiesta per la Guardia Nazionale o per l'esercito a Capitol Hill», accusa Trump, promettendo di parlare di «temi importanti» il 15 gennaio in un comizio in Arizona, che di fatto apre la sua campagna elettorale per le elezioni di Midterm a novembre.

Il 70% dei repubblicani è convinto che Biden sia illegittimo

Temi ormai familiari a tutti gli statunitensi, dalla rivendicazione della vittoria – nonostante abbia preso oltre sette milioni di voti meno di Joe Biden e perso tutti i ricorsi in tribunale – alle accuse a 360 gradi verso il suo successore, a partire dalla pandemia per passare alla gestione dell'economia e dell'emergenza migranti al confine col Messico.

Una campagna «senza precedenti nella storia degli Usa», avverte Carl Tobias, docente di legge all'università di Richmond, secondo cui «nessun ex presidente ha tentato di fare così tanto per screditare il suo successore e il processo democratico».

Tanto che oggi il 70% degli elettori repubblicani pensa che Biden sia stato eletto in modo illegittimo.

Perché Trump ha cambiato idea?

A spingere il tycoon a fare dietrofront sono stati i malumori di diversi senatori repubblicani, preoccupati che il suo punto stampa avrebbe riportato indietro il partito al dibattito sulle sue false accuse di brogli elettorali. Una pagina che il Grand Old Party vorrebbe girare.

Ma forse anche la piega che sta prendendo l'inchiesta della commissione della Camera sull'attacco al Capitol, da cui emergono sempre più prove compromettenti contro Trump e il suo entourage di un disegno apparentemente preordinato. Sviluppi che potrebbero portare a inchieste penali e sbarrargli la strada di una ricandidatura nel 2024.

Tra le ultime mosse della commissione l'invito a collaborare volontariamente rivolto all'ex vicepresidente Mike Pence, su cui si concentrarono le pressioni di Trump per bloccare e ribaltare la certificazione dell'esito elettorale.

E la convocazione di uno dei più fidati alleati e consiglieri dell'ex presidente, il popolare anchor di Fox News Sean Hannity, chiamato a spiegare i motivi della sua preoccupazione alla vigilia del 6 gennaio, come rivelano alcuni suoi nuovi sms appena diffusi.

Il punto sull'inchiesta giudiziaria da parte di Garland

Intanto il ministro della giustizia Merrick Garland ha fatto il punto sull'inchiesta giudiziaria: «L'amministrazione Biden si impegna a portare davanti alla giustizia tutti gli assalitori del 6 gennaio, qualunque sia il loro status, che fossero presenti quel giorno o che siano responsabili penalmente per l'attacco contro la nostra democrazia».

Garland ha poi promesso di «proteggere il fondamento della nostra democrazia, il diritto di ogni cittadino a dare un voto che conti. Seguiremo i fatti dove portano e l'indagine proseguirà quanto necessario».

Il ministro ha respinto le critiche di chi sostiene che le indagini non siano state adeguatamente veloci, intense e pubbliche. «Per assicurare che tutti i responsabili criminali siano assicurati alla giustizia – ha spiegato – dobbiamo raccogliere le prove. Seguiamo le prove fisiche, le prove digitali, i soldi. Ma la cosa più importante è che seguiamo i fatti. Non un'agenda, non una supposizione, i fatti ci diranno dove andremo».

Incriminate oltre 700 persone

Garland ha riferito che il Dipartimento di giustizia finora ha incriminato 725 persone in quasi tutti i 50 Stati degli Stati Uniti e nel District of Columbia per l'assalto al Campidoglio.

Di queste 325 sono state accusate di vari reati. Gli inquirenti, ha riferito, hanno emesso 5000 mandati, sequestrato 2000 apparecchi, esaminato 20'000 ore di video e 15 terabyte di dati. Delle oltre 700 persone incriminate una settantina sono già state condannate ma solo 30 con pene detentive. Più di 150 si sono dichiarate colpevoli.

Ma resta la polemica sulla mancata contestazione di reati eversivi, che comporta un aggravio di pena di 15 anni, nonostante i procuratori federali abbiano dichiarato pubblicamente che sicuramente i fatti si qualificano come «terrorismo domestico».

Cosa dirà Joe Biden?

Biden e la sua vice Kamala Harris si preparano invece a parlare ad un paese diviso nella Statuary Hall del Campidoglio per commemorare «uno dei giorni più bui della democrazia», prima di una veglia di preghiera sulla scalinata del Capitol.

Il leader democratico intende rilanciare la «minaccia esistenziale» alle libertà politiche che gli americani hanno dato finora per scontate, indicando i fatti del 6 gennaio come un pericolo ancora vivo di cui Trump porta la responsabilità.

Biden, ha spiegato la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki mercoledì, anticipando a grandi linee alcuni temi che saranno centrali nelle parole del presidente statunitense, «vede il 6 gennaio come il tragico culmine di quello che quattro anni di presidenza Trump hanno portato al nostro paese», prima di aggiungere che Biden inoltre «respingerà con forza la bugia propalata dall'ex presidente Trump e il suo tentativo di ingannare il popolo americano» sull'esito delle elezioni.

Ma forse le parole non bastano più ad un presidente che, secondo un sondaggio di CNBC, ha chiuso il 2021 col minimo dei consensi (44%, mentre il 56% lo boccia).

Biden appare in difficoltà su tutti i fronti, da una pandemia a livelli record ad una ripresa economica flagellata dall'inflazione, sino all'imbarazzante stallo al Congresso della sua agenda bloccata da un solo senatore democratico.

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