Morte confermata Chi era Sinwar? Il macellaio di Khan Yunis e mente degli attacchi del 7 ottobre

SDA

17.10.2024 - 22:02

La morte di Yahya Al Sinwar è stata confermata.
La morte di Yahya Al Sinwar è stata confermata.
Imago

Yahya Sinwar, uno dei leader più enigmatici e temuti di Hamas, è stato responsabile della brutale offensiva del 7 ottobre, lasciando dietro di sé una scia di morte e terrore. Con un passato di violenza la sua fine è arrivata a Rafah, ma non senza lasciare un'impronta indelebile nella storia del conflitto israelo-palestinese.

«Voi europei non capite l'Islam, quindi non potete comprendere un uomo come Yahya Sinwar», spiegò all'agenzia di stampa italiana Ansa un analista israeliano preferendo restare anonimo, «ma questa volta neppure a noi è stato chiaro che cosa avesse in testa veramente».

Di lui l'esercito ricorda una frase: «Abbatteremo il confine con Israele e strapperemo il cuore dai loro corpi». Alla fine l'hanno fatto davvero, ma resta comunque un enigma la decisione di entrare in azione proprio quel 7 ottobre, nonostante i maggiori esperti di geopolitica abbiano individuato nell'interesse del presidente russo Vladimir Putin spostare il faro dalla guerra in Ucraina per puntarlo sul Medio Oriente. Con l'aiuto sostanziale dell'Iran.

Conosciuto già dagli anni '80

Per Sinwar, architetto e responsabile numero uno di quel sabato nero in cui furono uccisi più di 1'200 israeliani, sono stati usati tanti aggettivi: crudele, carismatico, manipolatore, influente.

Un insieme di caratteristiche esplosive miscelate nella mente di un uomo rimasto in un carcere israeliano per 22 anni dopo una condanna a diversi ergastoli per l'omicidio di tre soldati dell'esercito dello Stato ebraico (Idf) e dodici palestinesi sospettati di collaborare con Tel Aviv.

Di lui si ricordano bene anche gli agenti dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interno israeliano, che lo interrogarono verso la fine degli anni '80: «Con spavalderia si prese la responsabilità della punizione inflitta a un sospetto informatore. Ha convocato il fratello dell'uomo, un membro di Hamas, e lo ha costretto a seppellirlo vivo buttandogli addosso terra e terra fino a che non è soffocato. Questo è Yahya Sinwar».

L'inganno

Nel 2006 uscì dal carcere con altri mille detenuti palestinesi in cambio del rilascio del soldato israeliano Gilad Shalit, prigioniero del movimento islamista a Gaza per oltre cinque anni. Il tempo passato in cella lo aveva impiegato per studiare il nemico, imparando l'ebraico e leggendo tutti i libri a disposizione sui padri di Israele, da Vladimir Jabotinsky a Menachem Begin, a Yitzhak Rabin.

Tornato libero, dichiarò in televisione: «Sappiamo che Israele dispone di 200 testate nucleari e della forza aerea più avanzata della regione. Noi non abbiamo la capacità di smantellare Israele».

Era un inganno. Mostrarsi deboli per spostare l'attenzione da sé e colpire al momento giusto. Missione che molti gli riconoscono purtroppo di aver compiuto.

«Il macellaio di Khan Yunis»

Cresciuto nella zona più derelitta di Gaza, a Khan Younis, era comparso sulla scena politica con i suoi consigli dal terreno al fondatore di Hamas, il famigerato sceicco Ahmed Yassin, anche lui alla fine eliminato da Israele.

Nel 2017 fu eletto leader del gruppo per tutta Gaza, sostituendo Ismail Haniyeh, secondo alcuni promosso a fare il capo di Hamas all'estero, in Qatar. In realtà semplicemente tolto di mezzo. Poi Sinwar, detto Abu Ibrahim, fu rieletto nel 2021.

I metodi violenti contro oppositori e spie palestinesi hanno contribuito a farne un leader di spicco, tanto amato dalla sua gente quanto temuto.

I serviti segreti israeliani ne ha più volte ricordato il popolare soprannome a Gaza: «Il macellaio di Khan Yunis», di cui gli stessi membri di Hamas avevano paura.

La fine a Rafah

La sua ascesa all'interno del gruppo dirigente di Gaza si è basata proprio su una reputazione di spietatezza e violenza, che ha attecchito tra i ranghi più alti della fazione.

Dopo il 7 ottobre, il capo di Stato maggiore israeliano Herzi Halevi aveva avvertito: «Questo attacco atroce è stato orchestrato da Yahya Sinwar. Lui e i suoi uomini sono già morti».

Anche il premier dello Stato ebraico Benyamin Netanyahu lo aveva definito «un morto che cammina», paragonandolo a «un piccolo Hitler». Dopo oltre un anno passato a nascondersi come un fantasma tra i tunnel di Gaza, quelle profezie si sono finalmente avverate a Rafah.

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