Guerra in UcrainaAvvelenamento moglie Budanov: il capo dell'intelligence ucraina è tra le figure più odiate da Mosca
SDA
28.11.2023 - 20:39
Mosca prova a colpire al cuore uno dei suoi più acerrimi nemici, il capo dell'intelligence militare ucraino Kirilo Budanov, e avvelena la moglie Marianna Budanova, intossicata pare «con metalli pesanti» e ricoverata in ospedale.
28.11.2023, 20:39
29.11.2023, 08:27
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«Queste sostanze non vengono utilizzate in alcun modo nella vita quotidiana e negli affari militari» e «la loro presenza può indicare un tentativo intenzionale di avvelenare una persona specifica», hanno subito denunciato dal Ministero della Difesa ucraino.
Più tardi è arrivata la conferma del portavoce dei servizi segreti militari Gur, Andrii Yusov, secondo cui anche alcuni funzionari dell'intelligence sono stati avvelenati. «L'ipotesi principale» è ovviamente che dietro ci sia la Russia, che non è nuova a tentativi – sventati e riusciti – di fare fuori i propri avversari in tutto il mondo utilizzando armi invisibili.
Budanova, secondo le fonti ucraine, è stata «molto probabilmente avvelenata con il cibo», ma «sta già meglio» e comunque non sarebbe in pericolo di vita.
Nessun dettaglio su come queste sostanze possano aver raggiunto la trentenne, che vive col marito Kirilo «nel suo ufficio 24 ore su 24, 7 giorni su 7» per stessa ammissione del capo dell'intelligence, che sostiene di essere sopravvissuto a «più di 10» tentativi di omicidio nel corso della sua carriera, ma non ha mostrato alcun segno di avvelenamento in questa occasione.
Budanov è tra le figure più odiate dai vertici di Mosca, che accusano il servizio di intelligence ucraino di essere responsabile di numerosi episodi di sabotaggio – come le esplosioni dell'ottobre 2022 sul ponte di Crimea – e di omicidi come quelli di Darya Dugina, figlia dell'ideologo russo Alexander Dugin, e del blogger pro-Russia Vladlen Tatarsky.
La guerra dell'intelligence corre parallela a quella del fronte
La guerra dell'intelligence corre parallela a quella del fronte, dove le bombe continuano a cadere con almeno quattro civili uccisi nella regione di Sumy e a Nikopol, tra cui una bimba di 7 anni. Secondo il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, «dobbiamo prepararci a maggiori combattimenti» nel conflitto sempre più vicino al suo terzo anno.
Restano quindi fondamentali le forniture di armi e aiuti, e in questa prospettiva «non vedo alcuna stanchezza da nessun Paese europeo», ha sottolineato da Bruxelles l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell.
«Certamente Gaza è al centro della nostra agenda ma questo non ci sta distraendo dal nostro impegno inequivocabile in Ucraina», ha assicurato Borrell accanto al ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, secondo cui Kiev «non sente alcuna pressione» per un negoziato con Mosca.
«L'Ucraina non solo combatte per la sua sicurezza ma anche per la pace e la sicurezza di tutta l'Europa», ha affermato la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock. «Per questo, con gli alleati e i partner abbiamo sottolineato che la Germania non solo mantiene gli aiuti ma anzi li aumentiamo, di ben 8 miliardi di euro».
Proseguono le tensioni internazionali
Nel frattempo proseguono le tensioni internazionali che si fanno concrete alla frontiera nordeuropea, tra Russia e Finlandia. Helsinki ha infatti annunciato la chiusura da domani e fino al 13 dicembre del suo ultimo valico di frontiera rimasto aperto con la Russia, a seguito di un afflusso di migranti che Helsinki sostiene sia un attacco ibrido orchestrato da Mosca.
La decisione è stata bollata come «irrazionale» dal vice ministro degli Esteri di Mosca, Alexander Grushko, mentre ormai le relazioni tra i due vicini sono ai ferri corti, deteriorate irrimediabilmente dall'adesione finlandese alla Nato nell'aprile di quest'anno.
E intanto a Mosca si prova a colpire Washington con i tribunali: il giornalista statunitense del Wall Street Journal Evan Gershkovich, detenuto in Russia, resterà in carcere fino al 30 gennaio, dopo che una corte russa ha prolungato di due mesi la sua custodia cautelare con l'accusa di spionaggio, che lui respinge.