Guerra Zelensky sposta il Natale per «abbandonare l'eredità russa»

SDA

28.7.2023 - 20:45

Questa foto pubblicata dal canale Telegram del governatore della regione di Rostov-sul-Don Vasiliy Golubev mostra il sito di un'esplosione a Taganrog in Russia.
Questa foto pubblicata dal canale Telegram del governatore della regione di Rostov-sul-Don Vasiliy Golubev mostra il sito di un'esplosione a Taganrog in Russia.
KEYSTONE

L'Ucraina e la Russia non condivideranno più nemmeno il giorno di Natale. La decisione del Parlamento ucraino, siglata dal presidente Volodymyr Zelensky, non è solo la cifra di una spaccatura simbolica, ma ha come obiettivo quello di «abbandonare l'eredità russa»: Kiev festeggerà il rituale il 25 dicembre invece del 7 gennaio, giorno previsto dal rito della Chiesa ortodossa russa.

Una lotta per la propria identità che si somma alle battaglie combattute sul campo per la propria indipendenza. Venerdì, secondo quanto sostenuto da Mosca, Kiev si è spinta fino in territorio russo con la propria controffensiva, lanciando razzi sulla regione meridionale di Rostov, giusto al confine con quella ucraina del Donetsk.

L'attacco sarebbe avvenuto con missili terra-aria S-200 modificati: «Il regime di Kiev ha compiuto un atto terroristico contro le infrastrutture residenziali di Taganrog» ha detto il ministero russo. Secondo il Cremlino il razzo sarebbe stato abbattuto ma i detriti avrebbero danneggiato edifici e causato feriti, almeno 15 stando al governatore di Rostov Vasily Golubev.

E un altro attacco ucraino, sempre con gli S-200 e sempre nella regione di Rostov, avrebbe colpito una località vicino ad Azov: Mosca ha rivendicato l'abbattimento del razzo, i cui detriti «sono caduti in un terreno desolato» senza danni.

«Ferma condanna» degli attacchi da Putin

«Tutto ciò che accade in Russia, compreso Taganrog, è una conseguenza della guerra su larga scala iniziata dalla Russia», ha dichiarato Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Zelensky, senza però assumersi la paternità degli attacchi.

Nel frattempo, un ordigno sarebbe esploso anche nella città russa di Samara, nella raffineria Kuibyshev, uno dei maggiori siti petroliferi della regione, operativo dal 1945.

«Ferma condanna» per gli attacchi nella regione di Rostov è arrivata da Putin che si trovava a San Pietroburgo per il secondo e ultimo giorno di meeting con i leader africani.

Lo zar è tornato a dirsi aperto a trattare, ribadendo la sua versione – «È Kiev a non volerlo fare» – e si è mostrato interessato ai piani di pace che arrivano dai loro Paesi, tornando ad assicurare le forniture di grano all'Africa, nonostante lo stop all'Iniziativa del Mar Nero e le sanzioni. Da San Pietroburgo il il presidente egiziano al Sisi ha chiesto a Mosca di riprendere l'intesa.

Putin ha giocato anche l'arma degli aiuti militari, ricordando ai suoi interlocutori come dal Cremlino siano state effettuate consegne gratuite di armi «al fine di rafforzare la sicurezza e la sovranità di questi Stati».

Sul grano la tensione resta alta

Ma sulla questione del grano la tensione resta alta, con la Difesa ucraina che torna a mettere in guardia sui rischi di attacchi russi ai cargo mercantili: «Dalle intercettazioni radio apprendiamo che gli occupanti stanno intimando alle navi civili in mare di non dirigersi verso i porti ucraini», ha detto la portavoce delle Forze di difesa dell'Ucraina meridionale Natalia Gumenyuk.

Continua a preoccupare anche Zaporizhzia: due giorni fa gli osservatori della missione dell'AIEA avrebbero infatti registrato – ha fatto sapere Kiev – esplosioni all'interno dell'impianto. La stessa agenzia aveva segnalato nei giorni scorsi la presenza di mine posizionate tra la parte interna e quella esterna della struttura.

«La minaccia per la centrale nucleare è cresciuta, perché non c'è certezza che i sistemi di sicurezza funzionino». Quello lanciato dal capo della Commissione statale ucraina per la regolamentazione dell'energia atomica, Oleg Korikov, è un'allarme che spaventa.

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