Spazio Il telescopio eROSITA invia le prime immagini

dpa

6.11.2019

Queste foto scattate da eROSITA mostrano gli ammassi di galassie A3391 e A3395 che, situati a circa 800 milioni di anni luce dalla terra, sono stati individuati dal telescopio il 17 e 18 ottobre 2019.
Queste foto scattate da eROSITA mostrano gli ammassi di galassie A3391 e A3395 che, situati a circa 800 milioni di anni luce dalla terra, sono stati individuati dal telescopio il 17 e 18 ottobre 2019.
T. Reiprich (Univ. Bonn), M. Ramos-Ceja (MPE), F. Pacaud (Univ. Bonn), D. Eckert (Univ. Geneva), J. Sanders (MPE), N. Ota (Univ. Bonn), E. Bulbul (MPE), V. Ghirardini (MPE), MPE/IKI

Il telescopio a raggi X tedesco eROSITA è stato lanciato nello spazio tre mesi fa. L’apparecchio sta inviando alla Terra i suoi primi risultati, in particolare alcune impressionanti immagini delle nostre galassie vicine.

Per i suoi primi scatti, eROSITA ha puntato la Grande Nube di Magellano e due ammassi di galassie situate a una distanza di circa 800 milioni di anni luce. Alcuni giorni fa, l’Istituto Max-Planck di fisica extraterrestre ha pubblicato le immagini registrate dal telescopio a raggi X e trasmesse alla Terra. Si tratta di fotogrammi di strutture colorate che rappresentano gas caldi, oltre che resti di supernovae provenienti da esplosioni stellari. «Mostrano la straordinaria bellezza dell’universo nascosto», ha commentato con gioia il responsabile del progetto, Peter Predehl.

eROSITA («extended ROentgen Survey with an Imaging Telescope Array») rende le strutture dell’universo visibili grazie all’aiuto dei raggi X. La svolta risiede in alcuni ammassi di galassie, ovvero un gruppo di migliaia di sistemi stellari connessi tra loro dalla forza di gravità. La loro ripartizione è la prova della crescita dell’universo dal Big Bang. Ciò è in gran parte determinato dall’energia oscura. eROSITA rileva le forze esistenti attraverso un gas a 100 milioni di gradi. La temperatura è così elevata che il gas emette raggi X che vengono assorbiti dal telescopio.

Nei primi fotogrammi ricevuti dallo spazio, la Grande Nube di Magellano appare sotto forma di una struttura rotonda e rossastra. In mezzo a tutto questo, si vedono dei punti luminosi, ovvero stelle o buchi neri presenti nelle lontane galassie, che addensano materia nel loro ambiente, emettendo così intense radiazioni.

Secondo i ricercatori, particolarmente spettacolari dal punto di vista scientifico sono le immagini degli ammassi di galassie (che scintillano in verde nelle foto) collegati da strisce blu. Per la prima volta viene osservato che i gruppi di sistemi stellari – in questo caso A3391 e A3395 – interagiscono in maniera dimamica. «Non l’avevamo ancora visto così, ma speravamo di poterlo mostrare con eROSITA», ha dichiarato Peter Predehl.

Questo scatto mostra la Grande Nube di Magellano, osservata in diverse immagini individuali con i sette moduli di telescopio di eROSITA il 18 e 19 ottobre 2019. L’emissione diffusa proviene dal gas caldo che si genera tra le stelle.
Questo scatto mostra la Grande Nube di Magellano, osservata in diverse immagini individuali con i sette moduli di telescopio di eROSITA il 18 e 19 ottobre 2019. L’emissione diffusa proviene dal gas caldo che si genera tra le stelle.
F. Haberl, M. Freyberg und C. Maitra, MPE/IKI

Dal cosmodromo di Baïkonour, in Kazakhstan, il 14 luglio è decollato verso lo spazio un vettore russo, che trasporta eROSITA insieme a un telescopio russo. Gli apparecchi per l'osservazione extraterrestre hanno ormai raggiunto il loro obiettivo, situato a 1,5 milioni di chilometri, a partire dal quale hanno cominciato a fare un inventario cosmico dell’universo caldo che durerà diversi anni.

I dati dovrebbero permettere di rappresentare una mappa celeste che descriva l’universo e la sua evoluzione. Gli astronomi prevedono di scoprire circa 100’000 ammassi di galassie, oltre che diversi milioni di buchi neri attivi nei centri galattici. Considerando che la luce emanata dalle lontane galassie viaggia a lungo, il telescopio può risalire nel tempo fino a sei miliardi di anni.

Il telescopio a raggi X è composto da sette moduli di specchi identici. Dopo l’installazione di questi ultimi e delle telecamere nella sala bianca dell’Istituto Max-Planck di fisica extraterrestre, gli occhi a raggi X sono stati chiusi con l’aiuto di speciali ante di protezione.
Il telescopio a raggi X è composto da sette moduli di specchi identici. Dopo l’installazione di questi ultimi e delle telecamere nella sala bianca dell’Istituto Max-Planck di fisica extraterrestre, gli occhi a raggi X sono stati chiusi con l’aiuto di speciali ante di protezione.
Peter Friedrich/MPE

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