Parigi 2024, nuove polemiche L'italiana Carini lascia la boxe: «Ma chi sto affrontando?»

bfi / pab

2.8.2024

L'italiana Angela Carini (sinistra) abbandona il match olimpico (ottavi di finale) contro l'algerina  Imane Khelif.
L'italiana Angela Carini (sinistra) abbandona il match olimpico (ottavi di finale) contro l'algerina  Imane Khelif.
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La pugile italiana Angela Carini è scoppiata in lacrime dopo aver abbandonato il suo incontro contro l'algerina Imane Khelif dopo soli 46 secondi di un combattimento che ha scatenato enormi polemiche.

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Hai fretta? blue News riassume per te

  • Gli ottavi di finale nel torneo di boxe femminile categoria fino a 66 chili ha visto salire sul ring, giovedì, l'italiana Carini opposta a Imane Khelif.
  • L'algerina, che è stata definita a torto transgender da parte della stampa di destra italiana, è nata donna ed è donna, ma soffre di una malattia che le fa produrre una quantità superiore alla norma di testosterone.
  • Dopo soli 46 secondi l'italiana si è ritirata, rifiutandosi di salutare la vincitrice.
  • La Carini si è poi scusata per non aver reso omaggio alla vincitrice.
  • Ha deciso di ritirarsi perché «colpi così non li avevo mai ricevuti prima».
  • Carini ha detto poco dopo di voler smettere con la boxe.
  • «Ma chi sto affrontando?», ha detto l'atleta azzurra alla stampa del proprio paese.
  • Immediata la risposta del CIO: «Ogni persona ha il diritto di praticare lo sport senza discriminazioni... Il sesso e l'età degli atleti si basano sul loro passaporto».

Imane Khelif è una delle due pugili autorizzate a combattere alle Olimpiadi nonostante sia stata squalificata dai campionati mondiali femminili dello scorso anno per non aver superato i test di idoneità di genere.

Ma già a Tokyo, nel 2021, era stata ammessa ai Giochi, senza però essere riuscita a conquistare nessuna medaglia. Era infatti stata sconfitta dall'irlandese Kellie Harrington nei quarti di finale.

Khelif, che è donna dalla nascita e non transgender come definita da parte della stampa di destra e estrema destra italiana, ha una patologia che si chiama iperandrogenismo femminile.

Questo significa che nel suo corpo si determina una eccessiva produzione di ormoni maschili, tra cui il testosterone, che la rende, de facto più potente. Eppure «è una donna, ma soffre della sindrome dell’ovaio policistico», spiega la bioeticista Silvia Camporesi al portale Open.

Detto altrimenti Khelif non è mai stata un uomo. È una persona con differenze nello sviluppo sessuale. I documenti sportivi e i passaporti depositati al CIO, viene specificato, certificano che è una donna. 

L'algerina, giovedì, è salita sul ring della North Paris Arena per sfidare l'italiana Angela Carini.

L'incontro termina dopo 46 secondi

Ma già nei primi scambi dell'incontro, un pugno di Khelif ha colpito duro il naso della napoletana. Dopo questo ne sono arrivati altri, di grande potenza, come racconterà lei, tanto da farla tornare al suo angolo e alzare la mano, in segno di abbandono.

Una resa precoce, che l'ha fatta cadere sulle ginocchia per chiedere scusa al padre, scomparso durante le precedenti olimpiadi. Rialzatasi ma singhiozzando si è poi rifiutata di stringere la mano all'avversaria, dichiarata vincitrice.

«Ho sbagliato, sono scesa dal ring per rabbia, ma non verso la mia avversaria», ha detto più tardi la pugile italiana.

Nell’incontro, ammette, non ci sono state irregolarità. E nega il ritiro programmato: «Anche se mi avessero detto "non combattiamo" non avrei accettato».

Insomma detto altrimenti l’atleta ha negato di aver subito pressioni politiche, in particolare di esponenti del governo di Giorgia Meloni, per un ritiro programmato.

«Non sono nessuno per poter giudicare»

«Ho voluto salire sul ring. Pensavo a mio padre, che per me è un esempio di vita, e agli sforzi che ho fatto per essere qui. Questa per me era la mia Olimpiade e volevo percorrere l'ultimo chilometro», ha detto la 25enne.

«Non me la sono più sentita di combattere dopo meno di un minuto. Ho preso un colpo al naso e ho perso l'equilibrio, non respiravo e quindi ho detto basta», queste le parole della sconfitta riportate da «Sportmediaset».

«Mio padre e Dio hanno scelto questo percorso, per quanto mi riguarda rispetto tutte le avversarie - ha spiegato - non sono nessuno per poter giudicare. Non sono nessuno per prendere una decisione.»

«Se questa ragazza è qui ci sarà un motivo. Io ho combattuto e sono salita sul ring, come è giusto che facessi. Non ho mai detto una parola. Mi adeguo alle regole, non decido io». 

«I suoi colpi sono molto forti, di così non ne ho mai presi»

Ma perché dopo soli 46 secondi ha lanciato la spugna senza nemmeno essere andata al tappeto? 

«I suoi colpi sono molto forti». In carriera ne ha già presi molti, ma mai così. «Sono una combattente e una che davanti al dolore non si ferma mai».

Ma nonostante tutta la sua determinazione e caparbietà, non è «riuscita ad andare avanti».

Imane Khelif (in rosso) sferra il primo colpo ad Angela Carini, che viene centrata in pieno sul naso.
Imane Khelif (in rosso) sferra il primo colpo ad Angela Carini, che viene centrata in pieno sul naso.
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«Mi fa malissimo il naso», le parole riportate dalla stampa italiana, ma ancor di più è il suo cuore a essere andato a pezzi, tanto da farle prendere la decisione definitiva: «Dico ciao alla boxe».

Poi le parole che hanno generato il cancan mediatico: «Mi sono chiesta: chi sto affrontando? Poi però non tocca a me decidere. Mi dispiace anche per lei».

Cosa ha raccontato il suo allenatore?

Il suo allenatore Emanuele Renzini, direttore tecnico della Nazionale di pugilato descrive il momento del ritiro: «Angela si è girata verso di me e ha detto "maestro, mi fa male il naso. Non voglio combattere".».

Le ho chiesto di arrivare alla fine del round, così avrei avuto un minuto per parlarle. Ha provato ancora, ma dopo dieci secondi si è girata di nuovo e ha detto basta».

CIO: «Il sesso e l'età degli atleti si basano sul loro passaporto»

Immediata la presa di posizione del CIO, che poche ore dopo ha rilasciato un commento in merito.

«Ogni persona ha il diritto di praticare lo sport senza discriminazioni. Tutti gli atleti che partecipano al torneo di pugilato dei Giochi Olimpici Parigi 2024 rispettano le norme di ammissibilità e di iscrizione alla competizione, nonché tutte le norme mediche applicabili stabilite dalla Paris 2024 Boxing Unit (PBU). Come per le precedenti competizioni olimpiche di pugilato, il sesso e l'età degli atleti si basano sul loro passaporto».