Sono stati tra i protagonisti di questo Mondiale che ancora deve servire la finalissima. Sono quattro giocatori, che per nazionalità e caratteristiche diverse hanno ispirato grandi e piccini, ricordandoci perché ci piace il gioco del pallone.
Nel 1982 furono Paolo Rossi, Zico e Briegel, quattro anni dopo fu Maradona a rubare la scena, mentre a Italia '90 fu il turno di Schillaci, Voeller e Roger Milla. Poi vennero i vari Higuita, Hagi, Baggio, Valderrama, Klose, Zidane, Del Piero e Ronaldo. A due sfide dal termine dei Mondiali in Qatar, vi proponiamo quattro calciatori che più di altri hanno brillato, con caratteristiche diverse e fortune alterne.
Neymar (Brasile)
Non è riuscito a portare il suo Brasile in finale, nonostante la solidità della squadra verdeoro. Lui, Neymar, ha però disseminato i manti erbosi del Qatar di polvere di stelle, ricordandoci che il calcio è ancora, anche estro. Ha lasciato la competizione tra le lacrime, le sue e quelle di un intera nazione, che da 20 anni non vince più.
Avrà ancora una possibilità, a 34 anni, di unirsi ai grandi del suo Paese che la Coppa l'hanno vinta. Per ora, rimane l'immagine della rete che ha fatto sognare il Brasile... per alcune manciate di minuti.
Leo Messi (Argentina)
Ci può essere spazio per due grandi amori nella vita di una popolo? Sì. E il caso dell'Argentina, che mai dimenticherà l'immenso Diego Armando Maradona, e che in questi giorni ha trovato un capitano al quale affidare speranze, emozioni e orgoglio nazionale.
Leo Messi, non ha forse più la brillantezza di alcuni anni fa, ma il suo carisma è esploso oltre le aspettative. Le sue giocate rimangono versi ermetici, capaci di raccontare il calcio più di qualsiasi lunga galoppata o di una conclusione a mille all'ora.
Mbappé (Francia)
Il talento del PSG e della Francia di Deschamps non ha certo deluso i suoi ammiratori, tanto da strappare parole di stupore anche ai suoi detrattori. Il 23enne ha segnato cinque reti, ma più di ciò, ci ha ricordato che il calcio è velocità ... come quando sul campetto della scuola si passava il pallone a colui che si sapeva si sarebbe bevuto tutto il campo in un guizzo.
Forza e controllo della sfera, un connubio che anche in semifinale contro il Marocco ha permesso al francese di servire la palla al compagno per la seconda rete dei Galletti, affossando definitivamente i sogni di gloria dei magrebini.
Amrabat (Marocco)
Non racchiude talento, tocco di palla e creatività. No, Amrabat è quel giocatore che tutti vorrebbero nella propria squadra perché si sa che combatterà su ogni pallone, sempre, oltre il limite della fatica umana. Il marocchino ha sollevato cuore e grinta ai livelli più puri, quelli che spettano agli eroi.
La sua corsa disperata all'inseguimento di Mbappé - sgusciato via sulla fascia alla velocità della luce -, il suo arrancare negli ultimi metri prima di scivolare e fermare il campione, meritano un posto nell'albo d'oro dei «mediani».