La morte prematura di Sinisa Mihajlovic prima, e Gianluca Vialli dopo, ha riportato in auge gli interrogativi tra malattia e alcune pratiche legate al mondo del calcio. Dino Baggio, ex calciatore, dice ora di avere paura.
«È andato via troppo presto dalle nostre vite. Bisognerebbe investigare sulle sostanze che abbiamo preso in quel periodo». Queste sono le parole di Dino Baggio nel corso di un’intervista ai microfoni di Tv7, sulla morte di Gianluca Vialli, scomparso più di dieci giorni fa, a soli 59 anni a causa di un cancro al pancreas.
L'ex calciatore di Juventus, Torino, Inter, Lazio e della Nazionale italiana ha così continuato il suo pensiero: «Il doping c’è sempre stato. Bisogna capire se certi integratori col tempo hanno fatto male. Ho paura anch’io, sta succedendo a troppi calciatori. Negli anni miei (anni '90, ndr.) c'era il doping. Non prendevi robe strane, prendevi robe normali ma poi bisogna vedere se col tempo riesci a buttarle fuori o restano nell'organismo. Poi tanti hanno parlato dell’erba dei campi e dei prodotti che utilizzavano, che davano dei problemi...».
Baggio, oggi 51enne, è ricordato per essere stato un mastino del centrocampo, molto efficace in area sulle palle alte. L'ex calciatore ha incrociato la sua carriera con quella di Gianluca Vialli alla Juventus e con la maglia azzurra. «Ho un ricordo meraviglioso di Gianluca, era un uomo spogliatoio e aveva voglia di far crescere i giovani. Ero in squadra con lui quando avevo 21 anni e spendeva sempre una parola buona nei nostri riguardi», ha concluso sempre ai microfoni di Tv7.
Raducioiu: «Flebo con liquido rosa»
Dalla Romania, sul tema si fa sentire anche Florin Raducioiu, ex attaccante di Milan, Brescia e Verona: «Facevo flebo con un liquido rosa. Lo ammetto, ho preso anche delle medicine. Ora chiamerò il medico che ci seguiva a Brescia per capire di più. Per sapere che medicine ho preso a Milano, Brescia e Verona», ha detto il rumeno a Orange Sport.
Lotito: «Morti ricorrenti su fisici possenti e forti: interroghiamoci»
Baggio non è l'unico rappresentante del calcio italiano a esprimersi con perplessità prendendo spunto dalla morte di Vialli e Mihajlovic. «Penso che dobbiamo approfondire alcune tematiche, ricorrono troppo spesso alcune malattie che potrebbero essere legate al tipo di stress e di cure nel mondo del calcio», ha detto Lotito, presidente della Lazio, a sanitainformazione.it.
«Non c'è nessun discorso scientifico - ha continuato il presidente dei celesti - certo ci dobbiamo porre l’interrogativo sul perché accadono queste cose in modo ricorrente. Accadono anche nella vita ordinaria, ma su dei fisici possenti e forti è più difficile che possano accadere. Mi auguro non ci sia nessun nesso però ci dobbiamo porre degli interrogativi a 360 gradi per approfondire alcuni tipi di malattie che cominciano a essere numerose nel nostro mondo».
«Bisogna approfondire alcune malattie che potrebbero essere legate, ora non voglio fare l’esperto, al tipo di stress, di cure che venivano fatte all'epoca e ai trattamenti che venivano fatti sui campi sportivi. Per esempio, i vaccini servono e vanno fatti, ma nessuno sa quello che potranno determinare in futuro», ha concluso Lotito.
Ricerche scientifiche
Ha ragione Lotito dicendo che al momento non vi è nessuna ricerca scientifica legata al fenomeno di tumori contratti da ex giocatori attivi in Italia negli anni '90 e anche dopo.
Ci sono invece evidenze di una possibile relazione tra il calcio e la sclerosi laterale amiotrofica (Sla), che ha avuto tra le sue vittime più illustri Gianluca Signorini e Stefano Borgonovo. In uno studio italiano del 2020 - che ha confrontato dati relativi a oltre 23mila giocatori italiani professionisti nel periodo che va dal 1959 al 2000 - i ricercatori hanno osservato 34 casi di Sla, dunque una incidenza all'incirca doppia rispetto a quella riscontrata nella popolazione generale.
Una delle ipotesi avanzato dai ricercatori italiani è un possibile legame con eventi traumatici, derivanti da sport di contatto come il calcio. In Inghilterra, tale studio interessa il mondo del rugby.
Vaccini e cure
Doveroso qui ricordare come sia Vialli che Mihajlovic , avessero contratto la malattia prima della pandemia di Covid-19, dunque, prima di essersi sottoposti ai relativi vaccini.
Torna invece alla luce il caso dell'ex calciatore scomparso Bruno Beatrice, che si ammalò di leucemia linfoblastica nel 1985, a un anno dal suo ritiro. Era l'anno 1976, quando Beatrice, allora calciatore della Fiorentina, fu sottoposto a radioterapia per trattare una pubalgia cronica.
Anche altri calciatori della formazione viola allenata allora da Carlo Mazzone morirono prematuramente, tanto che la procura di Firenze accusò di omicidio preterintenzionale l'allenatore Carlo Mazzone, scagionato poi dai giudici che archiviarono l'indagine.