In conferenza stampa, all'indomani della drammatica finale di Coppa Svizzera, il primo argomento discusso è stato quello legato al futuro di Jonathan Sabbatini. Ecco cosa succederà.
«Vogliamo tenere Jonathan Sabbatini in società, se lo merita. Anche perché in lui vediamo un potenziale come allenatore», ha detto Carlos Da Silva, il direttore sportivo dei bianconeri in conferenza stampa lunedì mattina.
«Sino a oggi lui ha deciso di voler continuare a giocare. La nostra offerta è ancora valida. Ora tocca a lui decidere. Noi vogliamo Sabbatini con noi», ha ribadito il dirigente, che ha però puntualizzato: «Ma il nostro unico obiettivo non è solo la prima squadra. Nei prossimi giorni ci ritroveremo e troveremo una soluzione».
Così, dopo quasi 30'431 minuti di calcio giocato con la maglia del Lugano, non vedremo più il capitano in campo in Super League con la maglia dei bianconeri.
«Mi piacerebbe ancora giocare per due, cinque anni», aveva però detto un anno fa in un'intervista a blue Sport il sudamericano. «Un giocatore lo sente fino a dove può spingersi. Se tu non riesci più a competere a questo livello è meglio smettere. Io spero di finire la mia carriera a Lugano».
Se così fosse, la sua ultima partita sarebbe stata quella di domenica a Berna, l'ultimo calcio a un pallone, quello «sparagliato» sopra la traversa ai calci di rigore.
Croci-Torti: «Capisco la filosofia della società»
In conferenza stampa sono arrivati i ringraziamenti verso il giocatore, e si è ricordato che le decisioni sono sempre concordate anche con l'allenatore.
«Conosco bene le mentalità del club, l'idea è quella di ringiovanire la rosa», ha detto Mattia Croci-Torti. «Ho sempre accettato e condiviso questa idea della società, evidentemente nella gerarchia dei ruoli ho sempre potuto schierare i giocatori che preferivo. Da una parte c'è il grande rispetto per Sabbatini, per ciò che ha fatto in campo, per le sue doti, ma capisco anche qual è il desiderio della società e la sua filosofia».
Le 1'500 e più firme raccolte
Alcune settimane fa, quando sono trapelate le prime voci su un possibile non rinnovo del capitano, sono state raccolte più di 1'500 firme per chiedere al club sottocenerino di allungare la sua carriera in bianconero.
«I tifosi chiedono il rinnovo per un’altra stagione per Jonathan Sabbatini. Fino al termine della stagione 2024-25 in virtù dell'ottimo rendimento avuto in quella appena terminata», si leggeva sul testo della petizione online.
Blaser: «In Svizzera c'è libertà di espressione»
Sulla petizione, sulla tranquillità della squadra, sul tam-tam mediatico attorno al 'caso Sabbatini', Martin Blaser ha ricordato che nel nostro Paese c'è libertà di espressione.
Inoltre, «è un obbligo nostro gestire situazioni tese come questa, anche se ci hanno dato un po' di fastidio», ha ammesso.
«Ha dimostrato il solito coraggio e personalità»
Sabbatini ha tirato il rigore decisivo, sbagliandolo. Croci-Torti ha commentato la sua scelta di farlo calciare: «Una volta ancora ha dimostrato il suo coraggio e la sua personalità, rispondendo alla fiducia che abbiamo sempre riposto in lui», fino alla fine.
«Sarebbe stato magnifico terminare così», ha aggiunto il tecnico facendo capire che anche se il capitano avesse segnato quella rete decisiva la traiettoria societaria sul suo futuro non sarebbe cambiata.
Renzetti: «Scarsa empatia verso un simbolo»
Uno dei difensori di Sabba, nei giorni scorsi, è stato Angelo Renzetti, ex presidente del Lugano, il quale ha così espresso la sua opinione sulle colonne del «Corriere del Ticino».
«Complimenti, ancora e ancora - al Lugano di Joe Mansueto n.d.r. - Purtroppo, però, rilevo anche delle mancanze. E, nel caso di Sabbatini, una scarsa empatia verso un simbolo. Un simbolo che oltretutto non andrebbe premiato solo in quanto tale, ma alla luce del contributo offerto in campo. Jonathan ha dimostrato di essere uno dei migliori elementi a disposizione di Mattia Croci-Torti. Fa più chilometri degli altri e, dunque, il problema non è solo di carattere emotivo o umano. No, qui non si tratta di fare un favore a qualcuno. Semmai sarebbe il giocatore - con le sue qualità e la sua volontà - a fare un favore al gruppo, mettendosi a disposizione ancora per un anno».
La «garra» di Sabba
Per concludere, ricordiamo le parole dell'ex capitano, quando un anno fa gli chiedemmo cosa differenziava i giocatori sudamericani da quelli svizzeri: «Direi che è quella cosa conosciuta come "garra", quella fame che c'è in Sudamerica».
Garra che vorrebbe ancora mettere in campo, a 36 anni.
Decisione a breve, il tempo stringe
Fame, passione, dedizione, strategie societarie, decisioni di sviluppo, un futuro a Lugano, sono tutti elementi che dovranno trovare ascolto nella testa di Jonathan Sabbatini, prima di scegliere cosa fare nell'immediato futuro. E presto, come ha sottolineato il direttore sportivo Da Silva.
«Sabbatini dovrà decidere molto presto cosa fare. Non posso garantire che in ottobre e novembre ci sarà ancora posto per lui».
Così, dopo aver smaltito la delusione della finale di Coppa Svizzera, il calciatore dovrà decidere cosa fare: continuare a divertirsi in campo giocando con un'altra maglia, oppure accettare le proposte del Lugano e appendere gli scarpini al chiodo?