La difesa di Rooney «Perchè i calciatori devono diventare il capro espiatorio?»

bfi

7.4.2020

Wayne Rooney
Wayne Rooney
Getty

Wayne Rooney ha scritto una lettera per schierarsi dalla parte dei suoi colleghi, vittime di essere dei bersagli facili.

Wayne Rooney, ex stella del Manchester United e della nazionale inglese, a 34 anni gioca per il Derby County, dove fa pure le prime prove come allenatore.

Appoggiandosi al 'The Times', Rooney ha preso la parola per parlare di questo periodo particolarissimo segnato dalla lotta al coronavirus.

La richiesta di taglio degli stipendi del 30 percento sui salari dei giocatori, è secondo Rooney una 'No-Win Situation'.

Rooney si appoggia al fatto che la prevista riduzione di stipendio potrebbe costare allo Stato più di 200 milioni di sterline (240 milioni franchi svizzeri) di perdita di entrate fiscali.

«Questo sarebbe dannoso per il nostro NHS (Servizio Sanitario Nazionale) e per altre istituzioni finanziate da queste ingenti entrate fiscali».

Rooney ha affermato che la pressione politica nei confronti dei calciatori professionisti è stata ingiusta.

«Se il governo si fosse avvicinato a me chiedendomi di aiutare finanziariamente gli infermieri o acquistare ventilatori sarei stato orgoglioso di farlo. Avrei così saputo dove il denaro andrà a finire», ha continuato Rooney. 

L'ex nazionale inglese ha asserito che non tutti i calciatori sono nella sua fortunata situazione economica, invece all'intero settore è stata chiesta una riduzione del 30% sul salario. 

«Perché sono i calciatori, improvvisamente, i capri espiatori di questa faccenda?»

Il 34enne ha scritto inoltre che 'sparare' sulla categoria dei calciatori è troppo facile. 

«Guadagniamo molti soldi, è vero, ma siamo anche disposti ad aiutare», ha aggiunto l'attaccante inglese. 

Non è la prima volta che Rooney si esprime durante questo periodo a difesa della sua categoria professionale.

No a lotte intestine

Nel frattempo, Oliver Dowden, Segretario di Stato per lo sport ha espresso  le sue preoccupazioni per la situazione.

«In un momento di crisi la gente non vuole vedere lotte intestine nel nostro sport nazionale. Il calcio deve fare la sua parte per dimostrare che lo sport è consapevole delle pressioni economiche che le fasce meno abbienti devo subire».

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