Il mito di Ayrton Senna «Lui incarnava il samurai, mentre io ero il computer»

bfi

1.5.2020

Ayrton Senna, indimenticato
Ayrton Senna, indimenticato
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Sono trascorsi 26 anni da quel 1 maggio 1994, quando il pilota brasiliano Ayrton Senna perse la vita sul circuito di Imola. 

All'inizio degli anni '90 sembrava che il mondo della Formula 1 fosse diventato immune dagli incidenti mortali: l'ultimo, tragico e mortale, risaliva al 1982, quando in occasione del Gran Premio del Canada il 23enne italiano Riccardo Paletti andò a cozzare violentemente contro la Ferrari di Didier Pironi. 

Dodici anni dopo, nell'ultimo giorno di prove prima del Gran Premio di Imola del 1994, l'automobile di Ratzenberger andò a schiantarsi contro le protezioni uccidendo il 33enne pilota austriaco. 

Era il 30 aprile del 1994, e si era capito che la morte era tornata a far visita alla Formula 1. Un corvo nero volteggiava sopra i cieli di Imola, presagio di altre disgrazie.

In diretta TV, il giorno dopo, centinaia di milioni di spettatori assistettero all'incidente che più di tutti ha sconvolto la storia della Formula 1. 

Il brasiliano Ayrton Senna - a bordo della sua Williams - stava affrontando la curva del Tamburello alla velocità di 307 chilometri orari, quando l'autovettura andò diritta in direzione delle protezioni. L'urto fu tremendo, come agghiaccianti sono i ricordi di quel momento: si capì immediatamente che la vita del pilota brasiliano era nelle mani di un miracolo ... che non si materializzò. Ayrton Senna spirò alle 18:40 del primo maggio 1994.

Il quel momento nacque una nuova leggenda dello sport. 

1 maggio 1994, alla curva del Tamburello
1 maggio 1994, alla curva del Tamburello
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La nascita di Ayrton Senna da Silva

Ayrton nacque il 21 marzo 1960 a San Paolo, in Brasile. Il padre, Milton da Silva, era un imprenditore e proprietario terriero di successo, con la passione per i motori. Crescendo, il piccolo Ayrton risultava molto maldestro, tanto da preoccupare i suoi genitori che lo portarono da un pediatra: la diagnosi di problemi alla coordinazione motoria fu immediata.

Il padre, mosso dalla sua passione per le automobili e dalla curiosità di chi non si arrende, mise il figlioletto di quattro anni al volante di un piccolo kart a motore: con grande stupore e piacere del padre, il piccolo Ayrton risultò sicuro, concentrato e per nulla goffo all'interno del piccolo abitacolo.

Da quel momento, ogni fine settimana, la famiglia andava nei parchi locali dove Ayrton poteva guidare il suo kart. Il resto diventerà storia comune e conosciuta: dopo essersi fatto un nome nelle serie minori, nel 1984, la Toleman offrì il primo contratto come pilota di Formula 1 al 24enne pilota brasiliano. In carriera Senna correrà 161 Gran Premi, vincendone 41, salendo 80 volte sul podio e conquistando tre volte il titolo di campione del mondo. 

Dicevano di lui...

Ma Ayrton Senna non era solo un pilota di Formula 1. Il suo ricordo non è solamente legato al fatto che in molti - ancora oggi - sostengono che il brasiliano sia stato il pilota più veloce conosciuto da questo sport.

«Quando ero un ragazzino avevo tutti i suoi libri, tutti i suoi video... Ayrton era il pilota che ammiravo, molto prima ancora di iniziare a correre», Lewis Hamilton, 6 volte campione del mondo di Formula 1. 

Senna, a differenza di tanti suoi altri illustri predecessori e successori, comunicava di continuo. Difficilmente sapeva tenere a bada la sua lingua, e le sue opinioni, a volte pungenti, non lasciavano mai indifferenti. 

Poteva anche sembrare irriverente e arrogante, ma i suoi occhi e le sue movenze lasciavano intuire una grande profondità di spirito, la gentilezza di chi non ha dimenticato di essere prima di tutto un essere umano. 

Senna era sì un pilota passionale, ma altresì un attento analista. Il brasiliano analizzava a fondo i circuiti, metteva sotto pressione meccanici e ingegneri che dovevano spiegare, cambiare, adattare. In pista poi, tutte quelle conoscenze venivano modellate dal coraggio del pilota che osava andare oltre il conosciuto per aspirare al ruolo di 'grandissimo'. Operazione riuscita. 

Pat Symmonds, ingegnere che lavorò con il brasiliano, raccontò un aneddoto che bene illustra la capacità di Senna di analizzare e ritenere informazioni essenziali.

«Quella volta a Dallas c'era un posto dove tutti andavano a sbattere contro il muro. Anche lui lo colpì lì. Quando tornò ai box mi disse: 'Non riesco proprio a capire come ho fatto. Non la stavo prendendo in modo diverso da come l'avevo presa prima. Il muro deve essersi mosso'. Io e gli altri a abbiamo pensato: 'Sì, certo, certo che il muro si è mosso'. Ma Ayrton insistette molto, così dopo la gara andammo a dare un'occhiata.  Erano dei blocchi di cemento e qualcuno li aveva tagliati, spostati, di pochi millimetri - e intendo solo pochi millimetri - e lui l'aveva visto. Da non crederci».

Più grande di Pelè

Brasiliano di nascita e orgoglioso di esserlo. Senna ha sempre portato il suo Brasile nel cuore, facendo sventolare la bandiera verde con il diamante  giallo e il globo blu al suo interno dovunque si trovava a gareggiare. Milioni di persone si scopersero 'brasiliane', per l'amore e l'attaccamento a quel pilota impavido e vincente, che più di tutti sapeva far sognare oltre i confini dell'immaginazione. 

Le parole della giornalista brasiliana Tatiana Cunha esprimono in maniera concisa e profonda l'impatto che Senna ha avuto - e ha tutt'ora - sul popolo del suo paese. 

«Ayrton rappresentava un Brasile che poteva vincere, in un periodo in cui il paese non andava bene economicamente e il calcio aveva perso un po' del suo smalto».

«Ci siamo sempre sentiti inferiori, e Senna, ci ha fatto riscoperti diversi. Dimostrò che potevamo vincere e che potevamo credere in noi stessi». 

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La grande rivalità con Alain Prost

Come in tutte le storie di grandi rivalità sportive, quella tra Ayrton Senna e Alain Prost catturò l'attenzione della gente, divise e polarizzò. 

Chi faceva il tifo per il pilota francese - 4 volte campione del mondo - ne apprezzava la calma, l'aspetto razionale e calcolatore. Il professore risultava composto, fuori e dentro l'abitacolo.

I tifosi di Senna invece si lasciavano trasportare dal patos, e forse anche dalla boria di chi ripone la propria fede in qualcosa di divino e soprannaturale.

1990: Ayrton Senna (sinistra) e Alain Prost
1990: Ayrton Senna (sinistra) e Alain Prost
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Alain Prost non ha mai parlato molto della sua relazione con Ayrton Senna: forse per rispetto, per inclinazione o per paura.

In una lunghissima intervista concessa pochi anni fa alla rivista della Formula 1, il francese si è invece liberato.

Nel 1989 i due piloti-rivali erano compagni di scuderia alla McLaren-Honda. 

«Nel 1989 cenai al golf club di Ginevra con l'allora presidente della Honda, il signor Kawamoto e altre quattro persone, - ha svelato Prost nella lunga intervista - e lui (Kawamoto n.d.r.) ammise che avevo ragione a credere che la Honda fosse più per Ayrton che per me. Mi disse: 'Vuoi sapere perché spingiamo così tanto Senna? Beh, non posso esserne sicuro al 100%, ma la nuova generazione di ingegneri che lavora sui nostri motori sembra preferire Ayrton, perché lui incarna più il samurai, e tu il computer.»

Senna, come altri grande leggende della nostra civiltà, aveva dalla sua quell'aspetto profondamente umano e allo stesso tempo divino, che nessun trofeo può colmare.

Senna si è portato con sé l'idealismo e il coraggio dei miti. Senna, vivrà per sempre. 

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