Svizzera «Fino a 30.000 casi Covid al giorno non registrati», si torna a parlare di mascherine

red

18.10.2022

Immagine d'illustrazione.
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KEYSTONE/DPA/MAURIZIO GAMBARINI

L'autunno è arrivato e i contagi da Covid aumentano. Ufficialmente si registrano infatti oltre 37.000 casi solo nell'ultima settimana. Ma il numero di infezioni non segnalate è probabilmente molto più alto. Il motivo: gli svizzeri sembrano essere stanchi dei test. Per ovviare al problemi, gli esperti chiedono un ritorno all'uso delle mascherine nei luoghi chiusi.

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Un rapido «etciù» sui mezzi pubblici, un colpo di tosse in coda alla cassa del supermercato o un naso che cola in un ufficio open space: quello che gli anni scorsi suscitava persino sguardi arrabbiati, oggi in molti luoghi provoca al massimo un bel «salute». Dopo tutto, per anni, prima della pandemia, un piccolo raffreddore in autunno non era motivo di preoccupazione.

A molti svizzeri non sembra più necessario sottoporsi a un test Covid. Lo dimostrano i dati dei centri che effettuano i tamponi. Nei giorni con molti esami vengono ora eseguiti circa 10.000 test. Durante la pandemia, nei giorni più intensi, ci sono stati oltre 100.000 esami, scrive la SRF.

E al momento il tasso di positività è superiore al 40%.

In aumento il carico virale rilevato nelle acque reflue

La concentrazione del virus nelle acque reflue è un'altra prova dell'elevato numero di casi non segnalati. Da gennaio, sono state effettuate misurazioni delle acque reflue in 110 impianti di depurazione in tutta la Svizzera.

Secondo l'analisi di SRF Data, dalla fine di agosto la concentrazione è tornata a salire. Il virus è stato rilevato in 91 impianti di trattamento. In un quarto delle stazioni di misurazione la carica virale è addirittura in forte aumento.

L'ex capo della task force Covid, Tanja Stadler, conferma a SRF che il numero di casi non segnalati è elevato. È plausibile stimare questa cifra con un fattore compreso tra quattro e sei. Con 5.000 test positivi al giorno, come succede ora, si tratterebbe addirittura di 20.000-30.000 infezioni quotidiane non registrate.

L'ondata autunnale è in arrivo

Ma la Svizzera non si trova in un vicolo cieco, afferma Stadler. L'ondata autunnale è in arrivo. È chiaramente visibile dal numero di casi non registrati, dal numero di ricoveri e dai livelli del virus nelle acque reflue. Tuttavia, l'elevato numero di infezioni non segnalate significa che molte persone non sanno di essere infette e quindi diffondono la malattia.

Il modo in cui gli svizzeri affrontano il Covid oggi è molto diverso da quello di due anni fa. A quel tempo, la vaccinazione era ancora qualcosa che apparteneva al futuro. Oggi invece le persone immunizzate hanno un rischio notevolmente ridotto di contrarre il virus in forma grave.

Pertanto, viene accettato un numero significativamente maggiore di infezioni. Ma questo aumenta il rischio di molti casi di malattia e di possibili conseguenze a lungo termine.

«Introdurre le mascherine obbligatorie il prima possibile»

Con l'aumento dei casi e l'arrivo della stagione fredda si torna anche a parlare della mascherina. E alcuni esperti stanno già conducendo una campagna per una reintroduzione di questa protezione in varie aree, come ad esempio sui mezzi pubblici, in ufficio o in palestra.

L'infettivologo ticinese Andreas Cerny, ad esempio, ha le idee molto chiare, stando ai titoli di Tamedia: «L'obbligo della mascherina dovrebbe essere reintrodotto al più presto».

Cerny teme che più a lungo si aspetti, più il numero di casi aumenti vertiginosamente di nuovo. E per evitarlo le mascherine si sono dimostrate il mezzo più efficace. È importante anche per non «gravare troppo sul sistema sanitario», soprattutto sullo sfondo della nuova variante BA.5.

Anche la virologa ginevrina Isabella Eckerle è d'accordo con questa misura: «Le mascherine al chiuso sono un modo semplice ed efficace per ridurre il rischio di infezione», afferma. È un problema, a suo avviso, che alla popolazione sia stato suggerito da mesi che la pandemia è praticamente finita.

Il direttore dell'Istituto tropicale e di salute pubblica svizzero, Jürg Utzinger, vede la situazione in modo meno drammatico. L'ondata autunnale è in corso, ma «non è il caso di farsi prendere dal panico». Tuttavia, come si legge sul «20 Minuten», pensa che indossare mascherine sui trasporti pubblici sia una buona strada da percorrere se il numero di infezioni aumenta.

Oltre 290'000 quarte dosi

Ad oggi sono state somministrate oltre 290'000 quarte dosi, di cui oltre 120'000 nella fascia degli over 80. Ricordiamo che il secondo richiamo è disponibile per la popolazione svizzera dal 10 ottobre. L'UFSP e la Commissione per le vaccinazioni lo raccomandano soprattutto alle persone particolarmente a rischio e al personale sanitario.

L'UFSP sottolinea che quest'autunno l'obiettivo della vaccinazione non è quello di evitare le infezioni. Come dimostrato dal passato, anche con la vaccinazione l'infezione da parte della variante Omicron non può essere sempre esclusa. Tuttavia, la vaccinazione di richiamo può proteggere le persone a rischio da un decorso grave.