Politica Addio al Credit Suisse, I Verdi: «La malagestione ricade ancora sui contribuenti»

bt, ats

20.3.2023 - 12:10

Verdi e PS vogliono convocare una seduta straordinaria dell'Assemblea federale sul caso Credit Suisse, ha detto in conferenza stampa la capogruppo ecologista alle Camere Aline Trede (BE). (foto d'archivio)
Verdi e PS vogliono convocare una seduta straordinaria dell'Assemblea federale sul caso Credit Suisse, ha detto in conferenza stampa la capogruppo ecologista alle Camere Aline Trede (BE). (foto d'archivio)
Keystone

Il caso di Credit Suisse è la conseguenza di anni di cattiva gestione, di cui ancora una volta devono rispondere i contribuenti e non i manager.

bt, ats

È l'accusa lanciata dai Verdi, che hanno così commentato l'acquisizione, ufficializzata ieri, del secondo istituto finanziario elvetico da parte di UBS.

Quindici anni dopo proprio UBS, scrive il partito in una nota odierna, anche Credit Suisse ha dovuto essere salvata dai contribuenti. Vengono nuovamente concessi aiuti di Stato a società che sono in gran parte responsabili del riscaldamento globale, lamentano gli ecologisti. La Confederazione ha infatti messo sul piatto una garanzia di 9 miliardi di franchi per far fronte ai rischi dell'operazione.

E questo, proseguono i Verdi, è stato fatto senza alcun requisito di sostenibilità ambientale, sociale ed economico. Lo schieramento sta quindi valutando se convocare straordinariamente l'Assemblea federale, come è possibile dopo la concessione di prestiti urgenti da parte della Delegazione delle finanze, in quanto il Parlamento deve poter esprimersi su questioni di tale portata. Un'eventualità condivisa pure dal PS, ha riferito durante una conferenza stampa online la capogruppo ecologista alle Camere Aline Trede (BE).

Si fa pressione sul Consiglio federale

Le due formazioni di sinistra sostengono anche l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta (CPI) sulla vicenda, già ventilata ieri dai socialisti. Secondo Trede, un'indagine di questo tipo offrirebbe la possibilità di un'analisi vera e propria su quanto successo.

«La politica economica e finanziaria borghese ha quasi trascinato la Svizzera nel baratro per la seconda volta in quindici anni. Non si può più andare avanti così», ha invece affermato il presidente del partito e consigliere nazionale zurighese Balthasar Glättli.

«Il Consiglio federale deve presentare immediatamente proposte che mettano fine alla cultura dell'irresponsabilità collettiva. Solo così sarà possibile ripristinare la competitività e l'affidabilità della piazza finanziaria svizzera», ha aggiunto il suo collega alla Camera del popolo Gerhard Andrey (FR).

Ci vogliono nuove regole

Stando ai Verdi, sono quindi necessarie nuove regole del gioco per tenere sotto controllo i rischi sistemici, culturali e di politica finanziaria della piazza elvetica. «Proporremo in commissione l'introduzione di un sistema bancario separato», ha detto la consigliera nazionale sangallese e vicepresidente del partito Franziska Ryser.

Una decina di anni fa, una mozione del gruppo ecologista che chiedeva di dividere le attività bancarie tradizionali da quelle d'investimento era stata bocciata a causa della resistenza di PLR, dell'allora PPD e dei Verdi liberali.

Gli eventi degli ultimi giorni, continuano i Verdi, hanno dimostrato che la regolamentazione svizzera «too big to fail» è carta straccia alla luce dei rischi economici e delle dipendenze derivanti dalle banche di importanza sistemica. E la fusione di UBS e Credit Suisse, sostenuta dallo Stato, non farà altro che aggravare questo problema in futuro.

«I pericoli non sono minori con una nuova 'banca mostro'», ha dichiarato Glättli riferendosi a UBS. Le due banche coinvolte nella clamorosa transazione sono colpevoli, attraverso il finanziamento delle industrie del carbone, del petrolio e del gas, di più emissioni di quante ne rilasci l'intero Paese, fa poi notare il partito sensibile alla causa ambientalista.