Nuovi elementi Distruzione dell'ex Macello a Lugano, pure Gobbi aveva dato il via libera

Swisstxt

24.1.2025 - 14:45

Tipress

Il consigliere di Stato leghista era a conoscenza della decisione, attuata il 29 maggio del 2021, di sgomberare e distruggere la vetusta struttura usata dai molinari. Questo e altri nuovi elementi sono emersi da documenti di Polizia consultati dal giornale «Area».

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Paolo Beretta, SwissTXT

È quanto emerge dai documenti delle forze dell'ordine resi parzialmente noti giovedì da «Area».

La Polizia cantonale, in una nota diramata sul finire di venerdì mattina, ha precisato che sul giornale d'impiego relativo alla sera di quel 29 maggio alle 19.55 c'è scritto: «Conferito con Gobbi e Cdt Polca e sindaco Lugano. Tutti concordano con la decisione di bloccare accesso Vanoni e procedere allo sgombero del Mulino».

Contrariamente a quanto affermato dal giornale d'inchiesta, specifica il comunicato, la summenzionata frase era a disposizione del Ministero pubblico fin dall'inizio dell'inchiesta e non era stata secretata. 

Autonomi bloccati, ex Macello distrutto

Gli autonomi, giova ricordare come fa la RSI, avevano occupato temporaneamente lo stabile dell’ex istituto Vanoni, dopo una manifestazione.

Qui erano stati bloccati da un vasto dispiegamento di polizia, intervenuta con agenti provenienti anche da fuori Cantone. Nel contempo si era proceduto allo sgombero dello stabile del centro sociale nell’area dell'ex Macello.

Il nome di Gobbi è comunque una novità

Come fa notare la RSI, la comparsa del nome di Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni, rappresenta comunque una novità perché il sostituto comandante della Cantonale Lorenzo Hutter aveva, fin qui, sempre detto di aver parlato solo con l’allora sindaco Marco Borradori e con la municipale responsabile della sicurezza Karin Valenzano Rossi.

Hutter e Valenzano Rossi, oggi, sono anche gli unici indagati dell’inchiesta volta a far luce sulla demolizione dello stabile occupato dagli autonomi.

Cosa deve stabilire l'inchiesta?

L'inchiesta del procuratore generale Andrea Pagani, come ricorda la RSI, deve fare luce sulla decisione di distruggere lo stabile. Lo sgombero infatti era avvenuto a seguito di una regolare disdetta di una convenzione.

La demolizione dello stabile nella notte fu però abusiva, dettata da un’emergenza, secondo un primo giudizio di Pagani, che aveva portato a un decreto d’abbandono.

Il caso è stato riaperto

Pagani, come ricorda sempre la RSI, era stato poi costretto dalla Corte dei reclami penali a riaprire l’inchiesta, dopo un ricorso, con l’ordine di approfondire i fatti.

E qui si è consumato lo strappo fra procura e polizia cantonale, la quale aveva dapprima consegnato i documenti, omettendo le parti a suo dire più sensibili, per poi venir obbligata a far marcia indietro e a fornire l’intero incarto nella sua versione completa.