Ticino Pioggia e grandine, l'agricoltura conta i danni

SwissTXT / pab

9.7.2021

Immagine d'illustrazione
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archivio Ti-Press

Ai microfoni della RSI Andrea Zanini dell'Associazione orticoltori ticinesi e Mirto Ferretti della Federviti fanno il bilancio della giornata di piogge torrenziali e di grandinate di giovedì. 

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Venerdì mattina il sole è tornato a splendere in Ticino e a riscaldare un po' l'ambiente, raggelatosi, malgrado la stagione estiva, ieri, da grandi quantità di pioggia e di grandine, raramente viste in Ticino negli ultimi decenni.

Il bilancio dell’evento meteorologico che ha colpito giovedì parla infatti chiaro: fino a 120 litri al metro quadrato di pioggia in 12 ore e chicchi di grandine notevoli, che nella Capriasca hanno raggiunto i 4-5 centimetri di diametro, con fortissime differenze regionali.

La forza della natura, anche se non ha causato feriti o danni materiali importanti non ha risparmiato l'agricoltura, che ha pagato il prezzo più alto

«La parte più colpita è stata verso nord del piano di Magadino. Lì i danni sono totali», spiega ai microfoni della RSI Andrea Zanini, presidente dell'Associazione orticoltori ticinesi. «Ci hanno tenuto con il fiato sospeso anche i canali di drenaggio del Piano, che hanno rischiato di esondare come 13 anni fa. Se fossero esondati avremmo avuto problemi anche per tutte le colture protette».

«Lavoriamo con la natura, può succedere»

Roberto Mozzini, proprietario di una ditta di verdura conferma: «È tutto distrutto, speravo che la grandine non sarebbe passata di qua. Invece è arrivata e ha distrutto il lavoro di mesi». Nei suoi campi coltivati infatti non si è salvata nemmeno una zucchina.

Ma malgrado lo sconforto per le ingenti perdite Mozzini lascia spazio a un po' di filosofia: «Lavoriamo a contatto con la natura, può succedere. È tanto tempo che non capitava e quindi ci siamo un po' scordati di quanto la natura può essere dura in certi momenti».

Un calcolo definitivo non è ancora possibile

Cluadio Cattori fa la stessa amara constatazione: «15'000 metri quadrati di piantagione di fagiolo borlotto distrutti. Mi fa molto dispiacere perché questi fagioli finivano nelle confezioni del «Minestrone nostrano ticinese», un prodotto per la grande distribuzione in cui ci sono solo prodotti del nostro territorio. Almeno 50% del raccolto è andato perso».

Il calcolo definitivo delle perdite non è ancora possibile nel dettaglio poiché il fenomeno della grandine è tipico del mese di agosto quando le piantine sono più robuste e si danneggiano di meno. Quest'anno invece è arrivata con un mese d'anticipo quando le coltivazioni sono ancora giovani e fragili.

Anche alcuni vitigni sono stati toccati

Un pensiero, dopo un evento del genere, va anche alla viticoltura, parte importante dell'economia dei prodotti locali.

Mirto Ferretti, presidente di Federviti, conferma che la grandine ha casuato molti danni nei vigneti non protetti.

«L’epicentro si può dire che è stato la città di Bellinzona, con danni nelle zone limitrofe verso Arbedo e la Mesolcina. Se non c’è nessuna protezione questa volta l’intensità della grandinata ha defoliato la vite facendo danni totali. Un vigneto storico come quello di Villa dei Cedri è stato completamente devastato dalla grandinata».