Elezioni ticinesiIl politologo: «Più partiti non vuol dire ingovernabilità»
SwissTXT / sam
4.4.2023
La RSI ha interpellato il politologo Andrea Pilotti per un'analisi sull'esito delle elezioni ticinesi, che hanno prodotto il Parlamento più frammentato di sempre.
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04.04.2023, 16:15
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Il Gran Consiglio ticinese si presenta, dopo le elezioni di domenica, in una veste inedita, confermandosi fra i più frammentati della Svizzera.
In Parlamento ci saranno infatti ben 12 partiti diversi (sui 14 che erano in lizza, dato che non sono entrati solo Dignità ai pensionati e Montagna Viva) e, di questi, sei sono da considerare «minori», ossia senza i numeri per fare gruppo e quindi partecipare ai lavori commissionali. Tre, inoltre, sono addirittura alla prima esperienza nel Legislativo.
Ma questo non significa necessariamente «una maggiore difficoltà di governabilità», secondo il politologo Andrea Pilotti, intervistato dalla RSI. A suo avviso, l'ingresso di formazioni senza esperienza e su posizioni anche piuttosto radicali - come HelvEthica Ticino - non deve far «trarre conclusioni troppo affrettate».
L'esperto immagina che il Centro, «tornato a essere il secondo partito dopo la sconfitta del 2011», possa «giocare un ruolo accresciuto nella ricerca di compromessi, insieme al PLR». E nell'insieme dovranno essere i partiti di Governo, che sono rimasti gli stessi, a dover «dare dimostrazione di una maggiore responsabilità e di un maggior impegno nel cercare delle alleanze allargate».
«Spostamento verso il centro-destra»
D'altra parte, se l'elettorato trova espressione in formazioni minori, «questo deve interpellare i partiti storici che fanno più fatica».
La sconfitta dell'area progressista è stata più contenuta di quanto l'esito del voto per il Governo lasciasse presagire: PS e Verdi perdono un seggio a testa.
Certo, però - constata Pilotti - con «l'elezione dei due deputati di HelvEthica e di due (in più) dell'UDC», ora salita a quota nove, «abbiamo chiaramente uno spostamento verso il centro-destra».