Giustizia Il pestaggio in Rotonda a Locarno in aula: «Si vedeva che era alterato, era aggressivo»

Swisstxt / pab

17.4.2023 - 12:37

Immagine rappresentativa
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TI-Press

È iniziato lunedì mattina il processo sulla rissa avvenuta lo scorso ottobre alla rotonda di Locarno. Il primo a raccontare la sua versione è stato il 30enne del gruppo.

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Il pestaggio di uno srilankese, che aveva estratto un coltello, era stato filmato da alcuni cellulari.

Alla sbarra a palazzo di giustizia a Lugano ci sono quattro giovani: due gemelli italiani di 23 anni, un ticinese di 28 e un italiano di 30 anni.

In aula è stata ripercorsa innanzitutto quella notte tra il 7 e l’8 ottobre, quando il quartetto, assieme ad altri due giovani (per i quali verrà emanato un decreto d’accusa), si è imbattuto nel richiedente asilo srilankese di 26 anni.

La versione del 30enne

In mattinata è stata sentita la testimonianza dell'imputato 30enne che, come riferisce la RSI così ha esordito: «Era aggressivo, si vedeva che era alterato da alcol o sostanze, cercava il contatto fisico, e inizialmente lo abbiamo respinto con calma».

Il 30enne ha poi spiegato che lo srilankese se n’era andato ma poi è ricompars: «Aveva vestiti diversi, incappucciato, con un bavaglio sulla faccia ed era irriconoscibile. Siamo stati approcciati in maniera ancora più aggressiva e lui continuava a indicare il nostro gruppo. Ha tentato un approccio con l’amica che era con noi e lei lo ha minacciato di chiamare la polizia».

Nega il colpo alla testa, ma il video lo inchioda

«Poi tutto è successo molto velocemente, lui ha estratto un coltello e lo brandiva come una sciabola. Dapprima ha tentato di colpire me, ha spiegato sempre il 30enne, e uno dei gemelli ha provato a fermarlo». E così è iniziata la rissa con calci, pugni e colpi di skateboard contro lo srilankese.

Il giudice Amos Pagnamenta ha posto varie domande di dettaglio per capire quanto i fatti raccontati fossero veri e quanto inventati, ma anche per capire le motivazioni che hanno spinto i giovani ad affrontare lo srilankese, anche quando era a terra, invece di andarsene o chiamare la polizia.

Il 30enne ha ammesso di aver sbagliato a reagire, a dare pugni e calci in pancia. Ha però anche dato almeno un calcio in testa, lo ha incalzato il giudice evidenziando che più volte ha ritrattato finché non ha visto il filmato.

Accuse diverse

Per il 30enne e uno dei gemelli, che avrebbe colpito la vittima con lo skateboard, l’accusa è infatti più grave: tentato omicidio intenzionale. Per gli altri tentate lesioni gravi o semplici.

Per tutti c’è poi l’accusa di rissa e omissione di soccorso e le loro versioni verranno sentite durante il dibattimento.

Anche lo srilankese verrà processato, ma separatamente, e dovrà rispondere di tentato omicidio.