Ticino Il Parlamento tornerà a discutere dei casi di molestie a Unitas?

SwissTXT / Red

26.1.2023

Nella foto un momento durante una seduta del Gran Consiglio (immagine illustrativa/foto d'archivio).
Nella foto un momento durante una seduta del Gran Consiglio (immagine illustrativa/foto d'archivio).
© Ti-Press / Pablo Gianinazzi

Dopo la risposta del Governo il Gran Consiglio ticinese tornerà probabilmente a discutere dei casi di molestie sessuali di un ex alto responsabile dell’Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana (Unitas). Nel frattempo il co-presidente del PS, Fabrizio Sirica, intervistato dalla RSI dichiara che: «In Governo Bertoli avrebbe dovuto ricusarsi».

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Come ricorda l'emittente radiotelevisiva, ieri, giovedì, il Consiglio di Stato ha risposto alle due interpellanze di Matteo Pronzini dell’MPS e di Marco Noi dei Verdi sul caso delle presunte molestie sessuali commesse da un ex alto responsabile di Unitas.

Il Governo ha deciso di imporre all’associazione un ricambio completo dei membri di comitato: decisione che ha sorpreso anche gli attuali vertici che, di fatto, sono stati esautorati.

Una mancanza di fiducia nel comitato?

Anche seguendo la discussione parlamentare, nel caso Unitas c'è chi, non troppo velatamente, ha parlato di tentativi di insabbiamento o di una mancata reazione.

Tanto che una domanda diretta in questo contesto l'aveva posta il deputato Noi: «Il Consiglio di Stato ha ancora fiducia nei vertici dell'associazione?». Dato che è stato deciso il ricambio completo del comitato la risposta pare essere «no», ma non si spiega il perché.

Per dei chiarimenti la RSI ha sollecitato il direttore del Dipartimento sanità e socialità (DSS) Raffaele De Rosa, che però non ha potuto rispondere perché fuori cantone.

Un «buco» di circa due anni

Nel frattempo, come riporta l'emittente di Comano, i vertici di Unitas hanno preso posizione, difendendo il loro operato. In un comunicato ufficiale diffuso mercoledì sera si dicono stupiti dalla decisione del Governo e ricordano di aver esonerato l'ex alto responsabile da ogni incarico nel 2019, un mese dopo aver sentito la testimonianza di una persona che lo accusava, in modo circostanziato, di molestie.

A livello temporale però tra la versione di Unitas e quella del Governo c'è un buco di circa due anni. Il DSS sostiene infatti di aver appreso di questi casi alla fine del 2021 e di aver subito inviato una segnalazione al Ministero pubblico. È possibile che per due anni il DSS sia rimasto all'oscuro di tutto?

Molte le questioni ancora aperte

Sono molte le questioni ancora aperte, commenta la RSI, che giovedì ha contattato anche l’alto responsabile di Unitas finito sotto accusa, che però ha preferito non parlare.

Nessun commento nemmeno dagli avvocati incaricati di stilare il rapporto di 70 pagine (che per ora s'è deciso di non rendere pubblico) per far luce su quanto accaduto. La RSi sospetta che questo silenzio sia stato imposto dal Governo.

Giova ricordare, come fa l'emittente di Comano, che dal punto di vista penale il caso si è chiuso con un non luogo a procedere. Le molestie sono un reato che richiede una denuncia di parte che deve essere presentata entro tre mesi dai fatti.

Il caso però non è chiuso a livello politico. Infatti il deputato dell'Mps Matteo Pronzini ha già annunciato di volere chiedere una discussione la prossima seduta di Parlamento e probabilmente il Verde Matteo Noi presenterà una nuova interpellanza riservandosi la facoltà di chiedere una discussione generale.

Sirica: «Bertoli avrebbe dovuto ricusarsi»

Anche il consigliere di Stato Manuele Bertoli, che di Unitas è stato direttore dal 2002 al 2011 e ora attuale presidente di una fondazione ad essa collegata, preferisce al momento non prendere posizione. Lo farà più in là, ha detto alla RSI.

A rilasciare un’intervista è stato Fabrizio Sirica, co-presidente del PS, partito duramente criticato per non aver sottoscritto l'interpellanza di Noi, che ha spiegato come il mancato sostegno all'atto parlamentare è dovuto a problemi legati a una domanda nel testo e alla privacy delle vittime. 

La modifica chiesta dal PS, per motivi di tempistiche, non è stata fatta dal primo firmatario, e quindi i socialisti non hanno sottoscritto l’atto. «Questo non significa che il PS non volesse chiarezza: la prova è che ritenevamo un errore il fatto di non aver risposto pubblicamente, in Gran Consiglio e con la possibilità di avere una discussione all’interpellanza».

Sirica s'è poi espresso sul fatto che Bertoli, durante la discussione in Governo era presente malgrado nel periodo preso in considerazione aveva un incarico all'interno dell'associazione: «Dal 2011 non è più direttore in quanto è diventato Consigliere di Stato. E non era in comitato. Quando è stato presentato l’audit, il Governo non ha ritenuto che avrebbe dovuto ricusarsi».

«Personalmente però ritengo che la sua presenza sia stata poco opportuna: sarebbe stato ancora più corretto e trasparente ricusarsi e uscire dalla sala, ma l’importante è il fatto che non abbia interferito in nessun modo sulla discussione e sulle decisioni prese dal Governo».

«La trasparenza fa sempre bene: le segnalazioni in cinque occasioni sono arrivate al comitato e a organi dirigenti tra marzo del 2018 e marzo del 2020. La questione, secondo me, che pone riflessioni sulle responsabilità del comitato, è quella in merito a cosa sia stato fatto delle segnalazioni e come si è agito. Sappiamo che la persona che avrebbe molestato è stata allontanata nel 2021: c’è un lasso di tempo da andare a indagare per chiarire le responsabilità» ha detto Sirica.