L’alluvione del secolo Baumer dell’OFIMA: «Le dighe dell’Alta Vallemaggia hanno fermato miliardi di litri d'acqua»

Paolo Beretta

7.7.2024

La Diga del Sambuco è stata fondamentale nel ritenere la gran quantità d'acqua, che altrimenti avrebbe reso ancor più distruttiva la forza dei fiumi a valle.
La Diga del Sambuco è stata fondamentale nel ritenere la gran quantità d'acqua, che altrimenti avrebbe reso ancor più distruttiva la forza dei fiumi a valle.
© Ti-Press 

Le dighe in Lavizzara e Bavona hanno giocato un ruolo determinante per ridurre sensibilmente l’impatto delle precipitazioni molto intense dello scorso fine settimana. L'ingegnere Andrea Baumer, responsabile della Sezione sbarramenti dell’OFIMA, ha spiegato al Corriere del Ticino come i bacini del Sambuco, Narèt, Robiei e del Cavagnoli hanno evitato danni ancor più devastanti. Ecco come e perché le dighe sono riuscite a trattenere tutta l’acqua, in quella che, stando ai dati, è l'alluvione del secolo.

Paolo Beretta

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  • I bacini idroelettrici del Cavagnoli, di Robiei, del Naret e soprattutto del Sambuco hanno trattenuto miliardi di litri d'acqua, evitando che i fiumi, già ingrossati a dismisura dalle intensissime piogge dello scorso fine settimana, facessero danni ancora maggiori.
  • Le dighe hanno trattenuto tutta l'acqua, malgrado un afflusso eccezionale, che si vede ogni 300 anni. 
  • L'esperto dell'OFIMA Andrea Baumer ha spiegato al CdT come questo sia stato possibile.
  • I dati pubblici lo confermano: la portata dell'acqua alla stazione di misurazione di Bignasco segna un'alluvione del secolo poiché la soglia dei 719 metri cubi al secondo è stata sorprassata.
  • Il picco della portata è stato raggiunto, a Bignasco, tra la 1.30 e le 2.10 di domenica mattina, con un valore di 734 metri cubi al secondo.
  • Le dighe avrebbero svolto il loro compito di «una sorta di cuscinetto ammortizzante» anche con quantità di pioggia maggiori.
  • Grazie al pre allarme di MeteoSvizzera l'OFIMA ha aumentato l'attenzione nel monitoraggio degli impianti che non hanno subito particolari danni, tranne per quel che riguarda le vie d'accesso.

I bacini idroelettrici della Lavizzara (Sambuco e Naret) e della Bavona (Cavagnoli e Robiei) hanno contribuito in modo decisivo a evitare conseguenze ancora più disastrose di quelle già molto drammatiche provocate dall’alluvione in Alta Vallemaggia nella notte tra sabato 29 e domenica 30 giugno, trattenendo tutta l’acqua che vi è entrata.

A dirlo è, sulle pagine del Corriere del Ticino, l’ingegnere Andrea Baumer, responsabile della Sezione sbarramenti delle Officine idroelettriche della Maggia (OFIMA), che spiega come le dighe, in particolare quella più grande del Sambuco (che ha una capacità di 63 milioni di metri cubi), siano riuscite a trattenere miliardi di litri d’acqua, evitando così che i fiumi, che hanno raggiunto livelli altissimi, diventassero ancora più distruttivi.

L’esperto spiega che è difficile per i non addetti ai lavori avere coscienza dell’importanza dei bacini in cui si accumula l’acqua.

Lo scorso fine settimana le dighe «del Sambuco, Naret, Robiei e Cavagnoli sono state provvidenziali, perché di acqua ne hanno trattenuta moltissima. Il bacino del Sambuco dalla serata di sabato alla mattina di domenica ha potuto accumulare e quindi trattenere tre milioni di metri cubi d’acqua, ossia tre miliardi di litri.».

Precipitazioni record come se ne vedono ogni 300 anni

Che l’evento sia stato davvero eccezionale lo hanno ormai capito tutti, vista la devastazione che ha portato con se.

Ma ci sono anche i dati scientifici, non interpretabili, che lo indicano. «A causa dell’intensità dell’evento meteorologico in entrata nel bacino è stato registrato un picco di 200 metri cubi al secondo, come può capitare, stando agli studi idrologici, ogni 300 anni», spiega Baumer.

Lo dicono poi anche i dati pubblici, consultabili su internet, dell’Ufficio federale dell’ambiente, secondo i quali nella stazione di controllo di Bignasco, si sono misurate cifre davvero eccezionali: l’impennata s’è avuta a partire dalla 1.30 di notte, con il picco verso le 2.20, con oltre 734 metri cubi al secondo, cifra ben lontana da quella più alta finora ai registrata, il 31 agosto del 1992, che era di 642 metri cubi al secondo.

Il picco è impressionante.
Il picco è impressionante.
Screenshot sito dell'Ufficio federale dell'ambiente

I dati della centrale di Bignasco, nella foto qui sopra, mostrano una portata di 734 metri cubi al secondo, livello che si misura solo ogni 100-300 anni, secondo la tabella dell'Ufficio federale dell'ambiente qui sotto.

I dati delle soglie minime che stabiliscono ogni quanti anni un fenomeno si ripete.
I dati delle soglie minime che stabiliscono ogni quanti anni un fenomeno si ripete.
Screenshot pagina web dell'Ufficio federale dell'Ambiente
I dati di venerdì pomeriggio del 5 luglio 2024, sei giorni dopo l'alluvione. Il grado di allerta nella notte tra sabato e domenica è arrivato al 5 (quello massimo), con più di 720 (ben 734!) metri cubi al secondo
I dati di venerdì pomeriggio del 5 luglio 2024, sei giorni dopo l'alluvione. Il grado di allerta nella notte tra sabato e domenica è arrivato al 5 (quello massimo), con più di 720 (ben 734!) metri cubi al secondo
Screenshot Ufficio federale dell'ambiente

Insomma senza la diga del Sambuco che ha trattenuto l’acqua «il disastro sarebbe stato immane», dice l’esperto, che precisa che anche le dighe della Valle Bavona hanno fatto la loro parte.

Nei bacini di Cavagnoli e Robiei, infatti, «dove sono stati registrati picchi di 50-100 metri cubi al secondo, per quel che riguarda l’acqua in entrata, (…) si è potuto accumulare tutta l’acqua senza andare in sfioro, sfruttando in particolare la possibilità di pompaggio da Robiei verso il Cavagnoli», che è, giova ricordarlo, un bacino situato sopra il lago artficiciale dove arriva la funivia.

La capienza delle quattro dighe

  • Sambuco, volume: 63 milioni di metri cubi, superficie: 1,11 km2
  • Narèt, volume: 31,6 milioni di metri cubi, superficie: 0,73 km2
  • Cavagnoli, volume: 32 milioni di metri cubi, superficie: 0,46 km2
  • Robiei, volume: 6,4 milioni di metri cubi, superficie: 0,24 km2

Anche con più pioggia le dighe non avrebbero avuto problemi

I bacini idroelettrici in questione avrebbero svolto la loro funzione anche con quantitativi d’acqua superiori a quelli già eccezionali caduti in poche ore tra sabato e domenica poiché tali eventi si cerca di anticiparli «lasciando un volume libero sufficiente ad assorbire un grande afflusso», come ha spiegato l’ingegnere.

Al Sambuco, per esempio, i sistemi si sfiordo sono costruiti per evacuare in sicurezza anche le piene estreme, che si presentano ogni mille anni.

È stato poi possibile, spiega ancora Baumer, trattenete così tanta acqua perché durante il periodo estivo le dighe non sono riempite al massimo, visto che il consume di elettricità è minore che durante il resto dell’anno. La capacità massima viene raggiunta in autunno, per garantire la produzione d’energia in inverno, quando ne viene consumata di più.

L’esperto spiega poi che anche se un bacino dovesse raggiungere la sua capacità massima, risulterebbe comunque un mezzo efficace di contenimento, perché il flusso d’acqua rilasciato in uscita sarebbe controllato e non avrebbe un picco così elevato e incontrollato che avrebbe se non ci fosse una diga, che in fin dei conti è paragonabile a «una sorta di cuscinetto ammortizzante».

La diga e il laghetto artificiale Cavagnoli, in Alta Valle Bavona, sopra Robiei.
La diga e il laghetto artificiale Cavagnoli, in Alta Valle Bavona, sopra Robiei.
Ti-Press

È fondamentale essere pronti

Grazie all’allarme di MeteoSvizzera di grado 4 lanciato con largo anticipo, l’OFIMA ha potuto prepararsi alzando il livello di attenzione. Ciò significa che si è monitorato ancor più da vicino la situazione degli impianti e della rete idroelettrica.

Questo permette, secondo Baumer, «di poter intervenire il più presto possibile nel caso in cui si manifestassero danni importanti. È infatti anche fondamentale ripristinare al più presto le captazioni, togliendo acqua dai fiumi e aiutando così a gestire situazioni critiche a valle, dove le squadre di pronto intervento devono garantire la sicurezza di persone e infrastrutture o altri beni materiali».

Molto tempo per rimarginare le ferite

Per gli impianti dell’OFIMA, conclude l’esperto sul CdT, «tutto sommato, e fortunatamente per noi, si è trattato di normale amministrazione, di danni che sono stati o saranno in gran parte riparati in relativamente breve tempo, pur se è vero che l’area coinvolta da questo evento meteorologico è più estesa rispetto alla norma, quando i temporali sono più localizzati e le aree interessate sono piccole».

Ci vorrà invece più tempo per riparare strade e vie d’accesso, seriamente danneggiate, e in più punti dalle colate detritiche.

E ci vorrà ancora molto più tempo per guarire le profondissime ferite nella mente e nelle anime dei Ticinesi in generale e dei Valmaggesi in particolare, colpiti dalla forza della natura che si è scatenata in quella che si può definire, cifre alla mano, l’alluvione del secolo.

Panoramica della Valle Bavona (in fondo) e, a sinistra, il  laghetto artificiale di Robiei.
Panoramica della Valle Bavona (in fondo) e, a sinistra, il  laghetto artificiale di Robiei.
Ti-Press