Conflitti Zelensky: «La flotta russa sta abbandonando il Mar Nero»

SDA

24.10.2023 - 22:12

Storicamente orgoglio del Cremlino, oggi la flotta russa è più in difficoltà che mai. La marina di Mosca «non è più in grado di operare nel Mar Nero occidentale e sta gradualmente abbandonando la Crimea», secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha parlato al secondo vertice della Piattaforma Crimea.

La nave missilistica russa «Mirage» entra nel porto di Sebastopoli sul Mar Nero venerdì 22 agosto 2008, in Ucraina.
La nave missilistica russa «Mirage» entra nel porto di Sebastopoli sul Mar Nero venerdì 22 agosto 2008, in Ucraina.
KEYSTONE

Hai fretta? blue News riassume per te:

  • Stando all'Ucraina la flotta russa sta abbandonando gradualmente il Mar Nero poiché non è più in grado di manovrare come dovrebbe.
  • Il 66enne Vladimir Nekrasov, capo del consiglio di amministrazione della compagnia petrolifera Lukoil è deceduto improvvisamente. Si tratta del terzo dirigente della stessa ditta a morire in modo repentino dall'inizio della guerra.
  • La situazione sul campo di battaglia sembra non essere favorevole alle forze del Cremlino.
  • L'esercito russo in manco d'effettivi avrebbe iniziato il reclutamento delle donne.

Avvertendo che le loro navi «non hanno più alcun rifugio sicuro». E quanto alla penisola annessa dai russi nel 2014, ha assicurato, «la totale superiorità» di Kiev «è solo questione di tempo».

Fronte di combattimenti a parte, la notizia più rilevante che arriva da Mosca sembra essere quella della morte improvvisa del 66enne Vladimir Nekrasov, capo del consiglio di amministrazione di Lukoil. Il terzo dirigente della compagnia petrolifera scomparso dall'inizio della guerra.

Nel settembre 2022, il presidente Ravil Maganov era «caduto »da una finestra in un ospedale di Mosca, mentre Alexander Subbotin, un altro ex top manager, era stato trovato morto nella casa di uno sciamano nel maggio 2022 a Mytishchi, a nord-est di Mosca.

Dall'inizio del conflitto altri oligarchi e funzionari pubblici russi sono scomparsi in circostanze poco chiare, come il viceministro della Scienza Pyotr Kucherenko, che si era schierato contro l'invasione dell'Ucraina ed è deceduto dopo un malore in volo a 46 anni.

Proprio la Lukoil, in modo insolito rispetto alle aziende russe, poche settimane dopo l'inizio dell'invasione aveva espresso in modo pubblico la propria preoccupazione per i «tragici eventi» in Ucraina e aveva chiesto la «fine quanto prima possibile del conflitto armato» attraverso negoziati.

La situazione sul terreno non è favorevole a Mosca

Tutte queste morti misteriose hanno posto legittimi interrogativi sull'entità del dissenso interno in Russia, tanto più che sul terreno le cose non vanno come si vorrebbe al Cremlino. Anche in questa fase.

Nel Donetsk l'offensiva su Avdiivka si è al momento arenata con perdite che si aggirano sull'ordine delle migliaia e in Crimea i filorussi sono esposti da mesi agli attacchi di Kiev con droni – sia marini che aerei – e missili, che in più di un'occasione sono andati a bersaglio infliggendogli diversi danni.

Nella notte tra lunedì e martedì un tentativo di sabotaggio ucraino sarebbe stato intercettato, ma non è lontano l'ultimo spettacolare attacco riuscito: a metà settembre una pioggia di missili si abbatté sul porto filorusso di Sebastopoli danneggiando un sottomarino d'attacco migliorato della classe Kilo, il 'Rostov-sul-Don', e una nave anfibio della classe Ropucha, la «Minsk».

Le armi ucraine arriveranno «ovunque»?

Dopo quell'incursione da Mosca era arrivato l'ordine di disperdere la flotta navale rimanente e di spostare le imbarcazioni da guerra il più lontano possibile, avvicinandone molte a Novorossijsk, nella Russia continentale, e spostandone tre da sbarco nel Mar d'Azov.

E Vladimir Putin, ricorda Zelensky, è stato «costretto ad annunciare la creazione di una nuova base nel territorio occupato della Georgia», cioè «nella parte sud-orientale del mare, il più lontano possibile dai missili ucraini e dai droni navali».

Ma le armi ucraine – è l'avvertimento – arriveranno «ovunque».

La Russia inizia a reclutare delle donne?

Mosca prova a cambiare rotta anche tra le forze di terra. Accanto alle circa 400.000 truppe presenti in Ucraina – secondo Kiev -, il ministero della Difesa russo ha iniziato a reclutare anche donne che andranno a rimpolpare le file del battaglione Borz della milizia privata Redut.

Come segnala il media investigativo IStories, l'offerta di lavoro è stata divulgata direttamente sul social VKontakte: sei mesi di contratto, uno stipendio di 220'000 rubli al mese (circa 2.200 euro) e la possibilità di essere addestrate nel Donetsk occupato se non si hanno competenze con le armi. Saranno impiegate come cecchine o operatrici di droni.

Per le stesse difficoltà, spiega l'intelligence britannica nel suo consueto aggiornamento, Mosca continuerebbe a fare affidamento sulle Storm-Z, unità specializzate in combattimenti urbani composte da ex detenuti e truppe regolari.

Una scelta, sottolinea Londra, che «evidenzia l'estrema difficoltà della Russia nel generare fanteria da combattimento in grado di condurre efficaci operazioni offensive».

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