Forum economicoLa minaccia di Trump al WEF: «Producete negli USA o pagherete i dazi»
SDA
23.1.2025 - 21:26
«Producete in America o dovrete pagare i dazi». Il messaggio del neo presidente Donald Trump all'élite globale riunita al Forum economico mondiale (WEF) di Davos è chiaro: l'America First è tornata e passa per tasse più basse, anche al 15% per chi sceglie di produrre negli Stati Uniti, e per l'abolizione di quel colossale «imbroglio» che è il Green Deal.
Keystone-SDA
23.01.2025, 21:26
23.01.2025, 22:12
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Chiedendo all'OPEC, l'organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, di spingere al ribasso i prezzi del greggio e alle banche centrali di tagliare «immediatamente» i tassi di interesse, il presidente americano alla sua prima uscita su un palcoscenico internazionale, in videocollegamento, è tornato a promettere «un'età dell'oro» grazie a un'azione «rapida» per affrontare e risolvere i «disastri ereditati da un gruppo di inetti».
Nel mirino ci sono il predecessore Joe Biden e i suoi «sprechi per 8'000 miliardi» di dollari in spese, restrizioni sul fronte dell'energia, regole e tasse nascoste che si sono tradotti nella «peggiore crisi di inflazione della nostra storia».
«Ho messo fine al ridicolo e incredibilmente dispendioso Green New Deal. Io lo chiamo la truffa verde», ha detto Trump lodando invece l'indistruttibile carbone, che non teme «né il clima né una bomba».
«Se non producete da noi (...) dovrete pagare dazi»
Il presidente ha poi assicurato che farà degli Stati Uniti la capitale mondiale dell'intelligenza artificiale e delle cripto, settore che lo vede protagonista con un «meme coin» che vale miliardi. E ha delineato la sua ricetta per la rinascita americana basata su dazi e tasse.
«Il mio messaggio è molto semplice: venite a produrre in America e vi daremo le tasse più basse di qualsiasi paese sulla Terra. Se non producete da noi, che è una vostra prerogativa, allora molto semplicemente dovrete pagare dazi», ha spiegato alla platea di Davos senza giri di parole.
Dopo aver citato il Canada – con il quale «non possiamo continuare ad avere questi livelli di deficit commerciale »–, Trump ha puntato il dito conto l'Unione europea.
«Ci tratta molto male e ingiustamente», ha lamentato riferendosi alle «centinaia di miliardi di dollari» di disavanzo commerciale che gli Stati Uniti hanno nei confronti dell'Europa. «Faremo qualcosa al riguardo», ha assicurato.
«Amo l'Europa e voglio essere costruttivo»
Il presidente è poi ricorso ad alcune esperienze personali per criticare l'Europa. Ha ricordato di come quando «ancora faceva una vita semplice» e si è occupato di un progetto in Irlanda: «Mi dissero che ci sarebbe voluti cinque o sei anni» per le autorizzazioni, «non credo alla fine di aver presentato la domanda». Un esempio che lo ha spinto a esortare l'UE ad «accelerare i suoi tempi»: «Amo l'Europa e voglio essere costruttivo».
Trump ha poi raccontato di aver raccolto le lamentele di un manager di una compagnia aerea per le eccessive tasse per l'uso degli scali europei. Un caso che, ha osservato, mostra come i balzelli europei siano troppo elevati.
Da qui l'attacco a Bruxelles per il trattamento riservato ai colossi di big tech, da Apple a Meta passando per Google: «vogliono da loro miliardi di dollari», ha detto riferendosi alle multe imposte, ritenute una «forma di tassazione. Queste sono aziende americane, che piaccia o meno, e non dovrebbero farlo».
Trump a speso parole più morbide per la Cina
Ai toni decisi sull'UE si sono contrapposte parole più morbide verso la Cina: pur parlando di un rapporto commerciale squilibrato, Trump ha messo l'accento sui suoi buoni rapporti con Xi Jinping.
«Mi auguro che la Cina possa aiutare a fermare la guerra in Ucraina», ha detto in videocollegamento ai partecipanti, esprimendo nuovamente il desiderio di incontrare a breve il presidente russo Vladimir Putin. Kiev «è pronta a un accordo per finire la guerra», ha aggiunto, spiegando che uno stop del conflitto sarebbe aiutato da un calo dei prezzi del petrolio.
Per questo il presidente ha chiesto all'OPEC di spingere al ribasso il prezzo del greggio. Non è chiaro se il cartello dei paesi esportatori accoglierà l'appello: gli occhi sono puntati sull'Arabia Saudita, alleato chiave degli Stati Uniti in Medio Oriente che si è impegnato a investire 600 miliardi di dollari negli USA e al quale Trump, scherzando, ha indicato di voler chiedere «di arrotondare a 1'000 miliardi».