Musica Una sopravvissuta israeliana del 7 ottobre si esibirà all'Eurovision a Basilea

SDA

23.1.2025 - 19:59

Yuval Raphael (al centro della foto), sopravvissuta alla strage di Hamas al Nova festival il 7 ottobre 2023 rappresenterà Israele all'Eurovision 2025.
Yuval Raphael (al centro della foto), sopravvissuta alla strage di Hamas al Nova festival il 7 ottobre 2023 rappresenterà Israele all'Eurovision 2025.
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«Devo la mia vita a quei ragazzi che non potevano più proteggere se stessi perché erano stati uccisi, ma con il loro corpo hanno salvato me». Una frase ripetuta più volte, «come forma di terapia per me stessa e obbligo, durissimo, doloroso», ha raccontato in tante interviste Yuval Raphael, 24 anni, sopravvissuta alla strage di Hamas al Nova festival il 7 ottobre 2023 e che ora rappresenterà Israele all'Eurovision 2025.

Keystone-SDA

Mercoledì sera infatti ha vinto al reality «HaKochav Haba» («Rising Star») e a maggio canterà a Basilea una canzone ancora da selezionare. Una vita fa dentro un incubo raccapricciante, oggi applaudita, elegantissima in un lungo abito nero, felice sul palco della vittoria.

Come riesca questa ragazza a convivere con esperienze e sentimenti sideralmente distanti è un mistero, forse della gioventù. Bruna, festeggiata da tutto Israele, ha emozionato le platee del mondo dove è stata chiamata a raccontare quelle ore interminabili, nascosta sotto i cadaveri, incluso il pubblico del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite lo scorso anno.

«Quando i razzi lanciati da Gaza hanno cominciato a cadere nella foresta di Reem dove si teneva il rave siamo scappati. Abbiamo sentito gli spari, pensavamo che fosse l'esercito, ma non erano loro. Io e le mie amiche siamo entrate in una struttura protetta, ma senza porta, io ero proprio in fondo, vicino a me c'era un ragazzo e accanto due mie amiche. Mentre intorno si sentivano i colpi di kalashnikov, altre persone sono arrivate di corsa dentro il rifugio. La pressione dei corpi era insopportabile. Sono arrivati i terroristi e hanno sparato. Poi sono tornati di nuovo e ancora. Ogni volta uccidevano altre persone, sono tornati sei, sette volte».

«Ho assistito a orrori indicibili»

Al telefono il padre ha cercato di rassicurarla: «Yuvali, Yuvali, nasconditi sotto i cadaveri», le ha detto. «Mi sono nascosta sotto un corpo, era ricoperto di sangue, mi sono sporcata con quel sangue. C'era un mare di corpi sopra di noi, non riuscivo a respirare», ha ricordato la giovane, tirando fuori dalla sua mente quelle ore interminabili di terrore.

«Ero intrappolata, ho assistito a orrori indicibili: amici e sconosciuti sono stati feriti e uccisi davanti ai miei occhi», ha rievocato. «Quando i corpi sono crollati su di me, sulle mie amiche, ho realizzato che davvero nascondermi sotto di loro era l'unico modo per sopravvivere all'incubo».

Mercoledì sera, durante l'intervista prima della finale del reality, ha voluto mettere in chiaro che tutte le volte in cui ha parlato è perché vuole che gli altri sappiano, «ma non cerco pietà».

Lei e le amiche salvate da paà e  fratello di una delle ragazze

Quel sabato più di 350 giovani sono stati uccisi dai miliziani di Hamas e della Jihad islamica. Le immagini hanno mostrato cumuli di cadaveri, dovunque, in quella foresta di eucalipti scelta come scenario per il festival musicale. Donne bruciate, profanate. Giovani senza vita abbandonati per terra davanti agli occhi smarriti dei soccorritori, arrivati troppo tardi.

«Delle oltre 45 persone corse nel bunker antiaereo, solo 11 ne sono uscite vive. Ho passato sette ore in quell'inferno, non potevo muovermi – ha ripetuto Yuval riferendo ogni dettaglio -, il rifugio era così piccolo, con così tante persone stipate, non c'era posto per poggiare i piedi. Per uscire ho dovuto camminare sui morti».

Lei e le sue amiche sono state salvate dal padre e dal fratello di una delle ragazze, mentre intorno ancora non si capiva se quell'assalto spaventoso fosse finito o se i terroristi fossero ancora in giro.

A Basilea non si aspetta un'accoglienza tutta rose e fiori

L'altra sera, durante la finale del concorso, Yuval ha cantato una versione ballata di «Dancing Queen» degli Abba, dedicandola a «tutti gli angeli» che sono stati assassinati al festival: «La musica è una delle cose più importanti nel mio processo di guarigione», ha voluto aggiungere.

Ora lei si aspetta che a Basilea l'accoglienza non sarà tutta rose e fiori, ma forse un po' diversa da com'è andata l'anno scorso a Malmö, in Svezia, dove le richieste di escludere Israele dalla competizione sono piovute da tutte le parti.

Insieme con i fischi per la cantante Eden Golan, costretta sotto stretta protezione dello Shin Bet, per buona parte del tempo chiusa in una stanza d'albergo mentre nella città, dove la popolazione è per buona parte di origine araba, si manifestava contro il suo paese per la guerra a Gaza.

Adesso Yuval sorride, ha vinto la gara battendo diversi artisti, inclusi la famosa singer arabo-cristiana di Jaffa Valerie, e Daniel Wais, cantautore del kibbutz Beeri, il cui padre è stato assassinato il 7 ottobre e la cui madre è stata rapita e uccisa durante la prigionia.