USA 2024 J.D. Vance vince ai punti il duello TV dei vice, ma scivola sui migranti

SDA

2.10.2024 - 21:29

Il senatore JD Vance (sinistra) e il Governatore del Minnesota Tim Walz al termine del dibattito del 1° ottobre.
Il senatore JD Vance (sinistra) e il Governatore del Minnesota Tim Walz al termine del dibattito del 1° ottobre.
KEYSTONE

Si sono scontrati su tutto. Ma alla fine JD Vance si è aggiudicato ai punti il dibattito contro Tim Walz tra i candidati alla vicepresidenza organizzato dalla Cbs a New York, con ogni probabilità l'ultimo confronto elettorale prima del voto di novembre. 

È il giudizio pressoché unanime dei media americani, nonostante il running mate di Donald Trump sia scivolato sui migranti, abbia dribblato la domanda sull'assalto al Capitol e abbia giocato in difesa sull'aborto.

Ma nel complesso il 40enne senatore dell'Ohio è sembrato più sicuro, più lucido, più fluido nell'eloquio, riuscendo meglio dell'avversario a difendere il proprio boss e ad attaccare quello dell'avversario, ossia Kamala Harris. Non solo.

JD Vance parte in svantaggio, ma ne esce bene

L'autore del bestseller «Elegia Americana» partiva svantaggiato negli indici di gradimento, travolto da varie polemiche: dalle «gattare senza figli» agli immigrati haitiani che mangiano i gatti dei residenti a Springfield.

Ma Vance è riuscito a migliorare la propria immagine, presentandosi come un moderato nonostante le sue posizioni spesso estremistiche, e proponendosi come una versione colta ed educata del trumpismo.

Lasciando intravedere il possibile volto del Grand Old Party se a novembre si dovesse chiudere la stagione del populismo incendiario, cupo e offensivo di Trump.

Tim Waltz, nervoso e inchiodato sul copione

Il governatore del Minnesota, che sembra più vecchio dei suoi 60 anni, è stato invece più impacciato, più nervoso, più preoccupato di snocciolare tutti i talking point imparati a memoria piuttosto che di inchiodare l'avversario.

Nel complesso comunque non ci sono stati colpi memorabili o da ko ed è improbabile che il faccia a faccia sposti masse decisive di elettori mentre una ventina di stati sta già votando anticipatamente.

Un dibattito «civile», dominato dal fair play

Curioso e quasi paradossale invece che quasi tutti i media americani abbiano titolato sul fatto che è stato un dibattito sorprendentemente civile, con i due avversari che a volte hanno persino concordato tra loro e si sono stretti la mano anche dopo il duello con le mogli sul palco, con Vance che ha espresso pure la sua solidarietà a Walz quando ha rivelato che suo figlio ha assistito a 17 anni ad una sparatoria a scuola.

È stata la vittoria di un fair play che non si vedeva da anni nella politica americana e che ha fatto rimpiangere l'epoca in cui il confronto politico era più civile e rispettoso dell'avversario.

Vance: «Con Trump alla Casa Bianca il mondo era più stabile»

Vance è stato abile nell'ignorare il rivale diretto attaccando Harris su economia, inflazione e immigrazione, e rovesciando su di lei l'impopolarità di Biden. «Ma se ha tutte queste belle idee, perché non le ha realizzate negli ultimi tre anni e mezzo?», ha incalzato.

Il vice repubblicano ha usato anche la crisi in Medio Oriente per ricordare che quando c'era Trump alla Casa Bianca il mondo era più stabile e senza guerre, mentre l'Iran e i suoi alleati hanno attaccato durante l'amministrazione Biden-Harris.

Waltz: «Diffamare e disumanizzare i migranti»

Walz ha avuto la meglio su temi più familiari per lui, come la sanità, le armi da fuoco, il clima, l'aborto.

Le scintille si sono accese sugli immigrati e sull'assalto al Capitol. Il vice di Kamala ha accusato l'avversario di piegarsi alla strumentalizzazione politica del tycoon e di «diffamare e disumanizzare i migranti».

Mentre le due conduttrici ("signorine prevenute» per Trump) hanno corretto Vance col fact-checking ricordando come gli haitiani «illegali» insediati a Springfield abbiano uno status legale. Ne è seguito un botta e risposta finito con lo spegnimento dei microfoni.

«La vera minaccia alla democrazia è la censura»

Ma il momento migliore per Walz è quando ha messo Vance con le spalle al muro sull'attacco al Congresso del 6 gennaio istigato da Trump, costringendolo a dribblare la domanda se riconosca la vittoria di Biden nel 2020.

«La minaccia vera alla democrazia non è quella di cui parlano i democratici ma quella della censura, comprese le grandi aziende tecnologiche che mettono a tacere i loro concittadini», ha ribattuto il senatore dell'Ohio.

Entrambi hanno fanno un mea culpa: Vance per essersi «sbagliato» sul conto di Trump quando lo criticò, anche come possibile Hitler americano, Walz per essersi «espresso male» quando ha raccontato di essere a Hong Kong durante la rivolta di Tienanmen.

SDA