Stati Uniti Trump si consegna ad Atlanta senza sconti: foto segnaletica e arresto anche per lui

SDA

24.8.2023 - 20:52

I sostenitori dell'ex presidente Donald Trump e i giornalisti si riuniscono davanti alla prigione della contea di Fulton ad Atlanta giovedì 24 agosto 2023.
I sostenitori dell'ex presidente Donald Trump e i giornalisti si riuniscono davanti alla prigione della contea di Fulton ad Atlanta giovedì 24 agosto 2023.
KEYSTONE

Quattro incriminazioni con altrettanti arresti, l'ultimo con tanto di foto segnaletica e rilevamento delle impronte digitali, come un criminale comune: è l'imbarazzante biglietto da visita di Donald Trump, per ora indiscutibilmente il principale candidato repubblicano alla Casa Bianca, dopo la sua resa sotto le telecamere al blindatissimo carcere di Atlanta nel procedimento per aver tentato di sovvertire il voto in Georgia nel 2020.

Un penitenziario famigerato per il suo sovraffollamento, le sue violenze e le sue morti sospette ma dove ha evitato la cella grazie ad una cauzione da 200'000 dollari e a divieti severi di parlare con testi e co-imputati o di minacciarli, anche via reti sociali.

Nessuno sconto però sulla prassi dell'arresto, neppure su quella foto segnaletica col timbro dell'ufficio dello sceriffo che macchia l'immagine di chiunque. Ma che il tycoon, arrivato dalla sua residenza di Bedminister dopo l'ennesimo cambio d'avvocato e protagonista del solito show, intende vantare con orgoglio trasformandola in icona del suo martirio politico-giudiziario e in gadget elettorale (il primo saranno le t-shirt).

Un'onta riservata a tutti gli altri 18 imputati, compreso il suo ex avvocato Rudy Giuliani, un tempo famoso procuratore anti-mafia e «sindaco d'America» per la leadership dimostrata dopo gli attacchi alle Torri Gemelle, ora alla sbarra e al verde, anche se non ha voluto rivelare chi ha pagato la sua cauzione da 150'000 dollari e il jet privato con cui è arrivato. Entrambi hanno dichiarato battaglia contro «una giustizia politicizzata» e una procuratrice, la democratica Fani Willis, «corrotta».

Un'indagine contro la procuratrice

A dare manforte al tycoon e ai suoi correi i repubblicani alla Camera, che hanno avviato in seno alla Commissione di giustizia una indagine sulla procuratrice per accertare se si sia coordinata con il Dipartimento di giustizia e abbia usato fondi federali, evocando timori di azioni «politicamente motivate»: un modo per tenerla sotto pressione ma anche per avallare il trasferimento del processo a livello federale, dove gli imputati confidano nell'immunità.

Alcuni lo hanno già chiesto, come l'ex chief of staff Mark Meadows, che tuttavia si è visto respingere l'istanza di evitare l'arresto in attesa lunedì prossimo di una pronuncia sulla competenza giurisdizionale.

L'offensiva dei repubblicani è analoga a quella lanciata – finora senza risultati – contro Alvin Bragg, il procuratore del procedimento a New York per il caso della pornostar Stormy Daniels. E si affianca alle indagini sugli affari esteri di Hunter Biden, con la minaccia di impeachment a settembre contro il padre per averlo spalleggiato. Una minaccia che aleggia a livello statale anche per Fani Willis.

All'indomani del primo dibattito presidenziale

Il quarto arresto di Trump arriva all'indomani del primo dibattito presidenziale repubblicano in tv, che il tycoon ha tentato di boicottare con un'intervista pre-registrata all'amico Tucker Carlson trasmessa su X alla stessa ora. Un botta e risposta compiacente dove ha ribadito la tesi delle «elezioni truccate» senza escludere altre violenze e ha preso di mira quello che considera il suo unico rivale, il «corrotto» Joe Biden, permettendosi di ignorare i suoi otto sfidanti in tv.

Del resto solo due lo hanno attaccato frontalmente, mentre sei si sono detti pronti a sostenerlo se sarà lui il nominee, e il suo giovane emulo populista Vivek Ramaswamy lo ha definito addirittura «il miglior presidente del XXI secolo», incassando le sue lodi sulle reti sociali. Tanto che c'è chi dice, come l'ex consigliere di Barack Obama, David Axelrod, che il vero vincitore del duello televisivo è stato «l'elefante non nella stanza».

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