Attacchi reciproci USA 2024, in New Hampshire è già scontro Trump-Haley

SDA

17.1.2024 - 20:56

I candidati repubblicani alle presidenziali statunitensi di novembre Donald Trump e Nikki Haley fanno sul serio. A meno da una settimana dalle primarie in New Hampshire, i due hanno iniziato ad intensificare gli attacchi reciproci lasciando in un angolo il terzo rivale, Ron DeSantis, arrivato secondo nei caucus in Iowa, ma dato al terzo posto in tutti i sondaggi sulla prossima sfida del 23 gennaio.

Nikki Haley e Donald Trump in una foto scattata nel 2018.
Nikki Haley e Donald Trump in una foto scattata nel 2018.
KEYSTONE/EPA/MICHAEL REYNOLDS

Keystone-SDA

«Sono alla caccia di Trump. Gli americani sono stanchi della divisione e del caos. Non sopravvivremo per altri quattro anni così», ha dichiarato l'ex governatrice della Carolina del Sud con una durezza senza precedenti, segno per gli analisti che dopo la batosta ai cacucus di DesMoines ha deciso di cambiare strategia e sfilarsi i guanti.

L'ex ambasciatrice all'Onu ha anche provato a stanare il tycoon annunciando che non avrebbe partecipato a nessun dibattito senza di lui tanto che l'emittente televisiva American Broadcasting Company (Abc) è stata costretta a cancellare quello in programma giovedì.

«È lui che sfido. Con chi altro dovrei discutere?», ha dichiarato Haley, che è costretta ad ottenere il secondo posto in New Hampshire dove la sua campagna ha investito milioni di dollari nel tentativo di conquistare il voto degli indipendenti e dei cosiddetti white collars (colletti bianchi), gli impiegati che vivono negli eleganti sobborghi fuori dalle città.

Attacco da parte di Trump

Proprio su questo l'ha attaccata Trump nel suo ultimo comizio, accusandola di contare sul fatto che «i democratici si infiltrino» nelle primarie delle Grand old party per aiutarla a vincere. Se il tycoon vincesse anche in New Hampshire sarebbe un'impresa mai riuscita a nessun candidato repubblicano, ma l'ex presidente sa che Haley è un'avversaria tosta nello Stato e forse la sua unica rivale in generale.

È anche per questo che ha cominciato a sfoderare contro di lei quegli insulti razzisti e quelle offese sessiste che in passato ha scagliato contro avversari del calibro di Barack Obama e Hillary Clinton.

«Chiunque abbia ascoltato il discorso stravagante di Nikki 'Nimrada' Haley penserebbe che abbia vinto le primarie dell'Iowa», ha attaccato l'ex presidente sulla sua rete sociale Truth storpiando di proposito il nome dell'ex governatrice figlia di immigrati indiani e nata Nimarata Nikki Randhawa.

Messa in dubbio la legittimità della candidatura

In un altro post di qualche giorno fa ha messo in dubbio la legittimità della sua candidatura perché «figlia di non americani». Notizia totalmente priva di fondamento – Haley è nata a Bamberg, nella Carolina del Sud, ed è quindi cittadina statunitense – e che ricorda le fandonie sulla nazionalità di Obama.

Nella raffica di attacchi su Truth, Trump ha anche pubblicato una foto manipolata con il volto dell'ex ambasciatrice all'Onu sul corpo di Hillary Clinton, con tanto di acconciatura e look di quella che è stata la sua rivale nel 2016 nella corsa alla Casa Bianca.

Cifre basse per DeSantis nei sondaggi

Il terzo incomodo DeSantis, dato dai sondaggi solo al 5% in New Hampshire contro il 50% di Trump e il 34% di Haley, per il momento si gode il buon risultato in Iowa e prova ad approfittarsi delle debolezze degli avversari. Da una parte l'ennesima gaffe di Haley su uno dei temi più spinosi della storia americana, il razzismo, dopo non aver menzionato la schiavitù fra le cause della guerra di secessione americana.

«Non siamo mai stati un paese razzista», ha detto la candidata presidenziale repubblicana sulla rete televisiva Fox, subito corretta dal governatore della Florida. «Non lo siamo ora perché abbiamo superato grossi problemi nella nostra storia», ha commentato.

Quanto a Trump, che è comparso per la seconda volta in aula a Manhattan per il processo civile sulle accuse di diffamazione da parte della scrittrice E. Jean Carroll, DeSantis ha messo in guardia che con l'ex presidente candidato il Grand old party perderebbe le elezioni, che si trasformerebbero in «un referendum sui suoi guai giudiziari».