Guerra in Medio Oriente Israele rilancia sulle Alture del Golan, sale la tensione con la Siria

SDA

15.12.2024 - 20:23

Militari israeliani sulle alture del Golan
Militari israeliani sulle alture del Golan
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A pochi giorni dalla caduta del regime di Assad, è subito alta tensione tra Israele – che occupa le Alture del Golan dal 1967 e che le ha unilateralmente annesse nel 1981 – e i nuovi governanti siriani: il governo israeliano ha infatti approvato «all'unanimità» un piano per raddoppiare la popolazione delle Alture. Un «piano da 40 milioni di shekel (11 milioni di dollari) per lo sviluppo demografico che è stato definito «escalation pericolosa e senza precedenti» dal ministero degli Esteri di Damasco.

Keystone-SDA

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha subito dopo dichiarato che Israele non ha «alcun interesse a scontrarsi» con la Siria, ma in un contesto estremamente volatile in Siria, e con le truppe dello stato ebraico che hanno già occupato – dicono solo fino alla fine dell'inverno – la zona cuscinetto che separa il Golan dal resto del territorio siriano, la mossa israeliana rischia di accendere un nuovo pericoloso focolaio in Medio Oriente.

Dove a Gaza i bombardamenti e le morti continuano e dove in Libano la tregua appare tutt'altro che solida. Israele, nel frattempo, non ferma i suoi raid sulla Siria: oltre 60 in poche ore, mirando sempre a distruggere qualsiasi apparato militare e difensivo del Paese.

La Turchia si schiera con il nuovo governo di Damasco

Forse non a caso, proprio oggi la Turchia, attore decisivo nel nuovo equilibrio siriano, si è detta pronta a fornire aiuti militari alle nuove autorità di Damasco.

Lo ha annunciato il ministro della Difesa di Ankara, Yasar Guler, spiegando che al nuovo governo, guidato dai ribelli islamisti che hanno rovesciato Bashar al-Assad una settimana fa, dovrebbe essere data una possibilità e che la Turchia è «pronta a fornire il supporto necessario se la nuova amministrazione lo richiede».

Dalla Turchia, in soli cinque giorni, sono intanto rientrate in Siria oltre 7.600 persone, fanno sapere le autorità turche.

I siriani cercano una nuova normalità

E di Siria, ma anche di Gaza, hanno parlato oggi Netanyahu e il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump; questo mentre i movimenti diplomatici tra i nuovi leader di Damasco e la comunità internazionale si stanno intensificando: Londra ha annunciato l'avvio di contatti con la fazione islamica dominante dell'Hts, mentre una delegazione del Qatar ha incontrato i funzionari dell'esecutivo di transizione siriano. Presto aprirà l'ambasciata di Doha a Damasco.

Mentre la tensione internazionale cresce, i siriani cercano, nonostante tutto, una nuova normalità. Ad esempio, decine di alunni in uniforme sono tornati a scuola a Damasco questa mattina per la prima volta dalla caduta del regime, seguita da festeggiamenti nelle strade.

Frequenza ancora minima, dicono i dirigenti scolastici, spiegando che «la maggior parte degli studenti proviene da altre province e ci vorrà un po' di tempo perché tutto torni alla normalità».

Parziale normalità anche anche per negozi e aziende: in molti nella capitale si sono recati in ufficio fin dalle prime ore del mattino. Sui marciapiedi si sono visti venditori ambulanti che offrivano taniche di benzina. A Damasco, come in tutta la Siria, le ripetute interruzioni di corrente sono all'ordine del giorno.

«I curdi fanno parte della patria»

Segnali di distensione per quel che riguarda i futuri equilibri interni giungono intanto dal leader dei ribelli islamici dell'Hts Ahmad Sharaa (noto anche come Abu Muhammad al-Jolani), che ha rassicurato la comunità internazionale sulla sorte dei curdi nel Paese, affermando che essi faranno parte a pieno titolo dello Stato.

«I curdi fanno parte della patria e, come noi, sono stati oppressi dal precedente regime. Con la caduta del regime, questa oppressione sarà eliminata... Se Allah vuole, i curdi saranno parte integrante dello Stato. Tutti riceveranno i loro diritti secondo la legge».