La prima visitaUnione Europea in campo per una transizione stabile e non islamista della Siria
SDA
3.1.2025 - 20:56
L'Europa compie il primo passo nella nuova Siria: i ministri di Francia e Germania incontrano la leadership di al-Jolani, offrendo sostegno condizionato alla transizione del paese verso una stabilità inclusiva.
Keystone-SDA
03.01.2025, 20:56
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Una transizione pacifica per uno Stato sovrano e stabile ma non islamista. L'Europa è sbarcata a Damasco per la prima volta dalla fine del regime di Bashar al-Assad e attraverso i ministri degli esteri di Francia e Germania si è seduta al tavolo con il nuovo leader Ahmed al-Sharaa, conosciuto comunemente come al-Jolani.
A rappresentare i 27 e le istituzioni comunitarie sono state la tedesca Annalena Baerbock e il suo omologo francese Jean-Noël Barrot, esponenti dei due stati europei forse con i maggiori legami, per tradizione storica e presenza di rifugiati siriani, con il paese mediorientale.
Una densa missione
Quella di Baerbock e Barrot è stata una visita breve ma zeppa di appuntamenti. I due ministri hanno visto le più alte cariche del nuovo governo guidato dagli ormai ex ribelli dell'Hayat Tahrir al-Sham, e hanno fatto tappa nella famigerata prigione di Saydnaya, simbolo della repressione politica targata Assad.
Il transalpino ha inoltre incontrato i rappresentanti della comunità cristiana e Mazloum Abdi, leader delle Forze democratiche siriane (Fds) dominate dai curdi.
Una missione densa, insomma, che ha avuto anche il marchio ufficiale di Bruxelles. «I due ministri sono a Damasco in rappresentanza dell'Ue e a mio nome. Il nostro messaggio alla nuova leadership siriana: rispettare i principi concordati con gli attori regionali e garantire la protezione di tutti i civili e delle minoranze è della massima importanza», ha sottolineato sulla rete sociale X l'alta rappresentante dell'Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas.
L'UE sosterrà la Siria a determinate condizioni
L'Europa, quindi, muove i primi passi nella nuova Siria guidata da al-Jolani, in un contesto ancora segnato dalla precarietà, con gli Usa impegnati ad attaccare le postazioni del sedicente Stato islamico (Isis) presenti sul territorio e Israele che continua a occupare la zona cuscinetto sul Golan.
È in questo contesto che l'Ue ha voluto assicurare una sponda politica e soprattutto finanziaria, ma ad alcune condizioni.
«L'Europa sosterrà» la Siria nella sua transizione «ma non finanzierà nuove strutture islamiste. Questo non è solo nel nostro interesse di sicurezza, ma anche quello che ho sentito ripetere da molti siriani in Germania, e qui nella regione», ha spiegato Baerbock, delineando una posizione che, dopo l'attentato a Magdeburgo (Sassonia-Anhalt) prima di Natale e quello a New Orleans (Louisiana, Usa) a Capodanno è destinata a rafforzarsi.
La stretta di mano solo con Barrot
I dubbi sul fatto che la Siria possa trasformarsi in un regime simil-talebano in Europa non sono ancora diradati. E su X sono rimbalzate le immagini di al-Jolani che, ricevendo i due ministri europei, si è limitato a stringere la mano al francese Barrot perché di sesso maschile.
La missione a Damasco, allo stesso tempo, certifica la volontà dell'Ue di dare un robusto credito alla nuova leadership siriana.
«È con questa mano tesa, ma anche con chiare aspettative, che ci rechiamo oggi a Damasco: vogliamo sostenerli in un trasferimento di potere inclusivo e pacifico, nella riconciliazione della società, nella ricostruzione», ha spiegato Baerbock laddove Barrot ha aggiunto la necessità di arrivare a una «soluzione pacifica con i curdi, alleati della Francia, affinché siano pienamente integrati in questo processo politico».
Verso un ammorbidimento delle sanzioni
Dall'altra parte, per al-Jolani il primo obiettivo è la fine delle sanzioni europee e occidentali ancora in vigore contro Damasco.
A fine gennaio il tema potrebbe finire sul tavolo del primo Consiglio affari esteri dell'Ue del 2025. E la sensazione è che il consenso nei 27 per un graduale ammorbidimento delle sanzioni possa allargarsi.
L'importanza della Siria per l'UE
La Siria, per l'Ue, ha una importanza cruciale su almeno due fronti. Il primo, geopolitico, sta nell'avvicinamento a un territorio storicamente sotto l'egida della Russia.
Il secondo riguarda la migrazione e il rientro volontario dei rifugiati. Finora, secondo l'Onu, più di 115'000 siriani sono tornati in patria. Numeri che, per gli assertori di una Europa quasi totalmente chiusa ai profughi, andrebbero incrementati.