Dopo le stragi Trump sfida la rabbia di El Paso e Dayton. Duro scontro con O'Rourke

ATS

7.8.2019

Dimostranti contro la visita di Trump
Dimostranti contro la visita di Trump
John Minchillo/AP

Per Donald Trump è stata una delle giornate più lunghe da quando è il presidente degli Stati Uniti. La visita a Dayton e a El Paso, teatri delle stragi che nel weekend hanno provocato 31 morti, è stata accolta come previsto da molte proteste. Durissimo lo scambio su Twitter con il candidato democratico Beto O'Rourke, cittadino di El Paso.

Le proteste sono quelle di chi pensa che il tycoon sia in parte responsabile con la sua retorica incendiaria di quanto accaduto. E con i democratici che, oramai in piena campagna elettorale per le presidenziali del 2020, lo accusano di aver alimentato dopo due anni alla guida del Paese razzismo e suprematismo bianco. Un concetto ribadito con fermezza dall'ex vicepresidente Joe Biden.

El Paso al centro della battaglia per il muro

La contestazione è stata dura soprattutto nella città texana al confine col Messico, dove il giovane killer Patrick Crusius, 21 anni, ha preso di mira la comunità ispanica dopo aver parlando sui social di «invasione del Texas».

Le stesse parole più volte usate dal tycoon che proprio di El Paso aveva fatto il centro della sua battaglia per costruite il muro, sfidando la volontà della popolazione locale.

Il dolore lascia il posto alla rabbia

Così il dolore ha lasciato presto il posto alla rabbia. All'arrivo del presidente e della first lady a Dayton (la Casa Bianca non aveva rilasciato i dettagli della visita proprio per ragioni di sicurezza) in centinaia si sono riversati in strada per manifestare la propria frustrazione per una presidenza considerata troppo accondiscendente verso l'ascesa di gruppi di estrema destra e troppo timida nell'affrontare la piaga delle armi da fuoco.

Così mentre Trump entrava nell'ospedale dove sono stati ricoverati i feriti scampati alla furia del 24enne Connor Betts, dalla folla si sono levate le urla di molti: «Basta odio», «Fai qualcosa», «Devi andartene». Momenti di tensione anche per la presenza di alcuni sostenitori del tycoon.

Un pallone gonfiabile, con le sembianze di Trump, campeggiava a Dayton.
Un pallone gonfiabile, con le sembianze di Trump, campeggiava a Dayton.
Keystone/AP/JOHN MINCHILLO

«Non sei il benvenuto»

Ancora più gente per le strade di El Paso, dove il messaggio dei manifestanti, in grandissima parte latinos, è stato più che esplicito: «Non sei il benvenuto».

In molti considerano la visita del tycoon come «un'intrusione non necessaria» in una comunità che si sta sforzando di elaborare il lutto e sta cercando di reagire.

Il sentimento è quello dell'ira per quanto accaduto, ma anche di paura: «Ci sentiamo oramai come delle prede con qualcuno alle spalle che ci dà la caccia», spiegava davanti alle telecamere delle tv uno dei tanti immigrati ispanici, soprattutto messicani, che popolano la variegata comunità della città texana.

Durissimo lo scambio con Beto O'Rourke

Durissimo lo scambio con Beto O'Rourke, candidato democratico alla Casa Bianca, che ad El Paso è di casa: «Stia zitto!», aveva twittato il tycoon, reagendo alle accuse di aver contribuito con la sua retorica anti immigrati a creare il clima della strage.

Secca la replica di O'Rourke: "Nella mia città sono morte 22 persone per un atto di terrore ispirato dal suo razzismo. El Paso non starà mai zitta e nemmeno io!".

«Fermeremo l'immigrazione illegale col muro»

Ma Trump tira dritto per la sua strada. E nonostante le autorità locali lo abbiano invitato a non alzare i toni prima di partire per i luoghi delle stragi ha ribadito con forza il suo mantra: «L'immigrazione illegale è una cosa terribile per questo Paese e la fermeremo, anche col muro».

E alla domanda se temesse l'ascesa del suprematismo bianco, il presidente ha risposto che a preoccuparlo «è l'ascesa di qualunque gruppo che inciti all'odio».

Intanto l'FBI indaga

Intanto l'Fbi indaga proprio sulle ideologie che hanno ispirato i due killer del fine settimana, trattando i due casi come «terrorismo interno».

Si scava soprattutto nella vita del killer di Dayton, rimasto a sua volta ucciso, che ora si scopre era ossessionato dalle sparatorie di massa. Un'ora prima della strage, come mostra un nuovo video, era nello stesso bar con degli amici e la sorella Megan che è stata una delle nove vittime.

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