Migliaia di morti Siria e Turchia, salvata una bimba nata sotto le macerie

SDA / Red

7.2.2023 - 21:21

Sono sepolti sotto le macerie ma hanno ancora la forza di invocare aiuto i sopravvissuti, non si sa per quanto, al sisma che tra Turchia e Siria ha provocato secondo un bilancio ancora parziale oltre 8'300 morti, decine di migliaia di feriti e un numero imprecisato di dispersi. In mezzo alla devastazione ci sono anche alcuni salvataggi miracolosi, come quello di una bimba ancora attaccata al cordone ombelicale.

SDA / Red

Tra le rovine di un edificio a Jandairis, città della Siria duramente colpita dal terremoto, i soccorritori hanno scoperto una neonata viva, sotto le macerie, ancora legata dal cordone ombelicale alla madre deceduta. La bambina è l'unica sopravvissuta di una famiglia dopo il crollo di un palazzo di quattro piani.

«Abbiamo sentito un rumore mentre stavamo scavando, abbiamo ripulito e trovato questa piccolina, grazie a Dio», ha reso noto un testimone.

«Abbiamo tagliato (il cordone ombelicale) e mio cugino l'ha portata in ospedale», ha proseguito. In un video che circola sui social si vede un uomo che porta via la neonata coperta di polvere in mezzo alle macerie, mentre un altro gli lancia una coperta per coprirla.

Il video è stato condiviso, ad esempio, da Euronews.

La piccola è stata portata in ospedale nella vicina città di Afrin, dove è stata messa in un'incubatrice e sottoposta a fleboclisi per ingerire vitamine. Le sue condizioni sono stabili, hanno riferito i medici. Probabilmente è nata diverse ore dopo il sisma.

Altri bimbi messi in salvo

Dalla Turchia arriva anche la notizia del salvataggio, dopo 33 ore, di una madre e delle due figlie. Qualche altro piccolo miracolo pure nella devastata Siria.

«Papà è qui, non avere paura», sussurrano i soccorritori che a nord di Aleppo scavano con le mani, mentre emerge dai calcinacci il faccino impolverato solo con qualche graffio sporco di sangue di Nour, una bimba di 3-4 anni.

È illesa, e dal video che gira sui media sembra quasi di udire il sospiro di sollievo, di vivere l'emozione di un salvataggio che ha il sapore di una nuova nascita.

Ancora persone sotto le macerie

Chi chiede aiuto lo fa mandando note vocali, video, posizioni a parenti e amici. Tirateci fuori, è il grido che giunge da quell'anticamera dell'inferno fatta di lastre di cemento e tondini di ferro contorti dove il caso ha creato qualche precaria cella di sopravvivenza.

«Ci dicono dove sono e non possiamo fare nulla»: l'amara riflessione di un giornalista turco, Ibrahin Haskologlu, alla Bbc dà voce ai tanti che in poco più di 24 ore sono passati dalla paura alla disperazione, alla rabbia per i ritardi negli aiuti che stanno condannando a morte molti scampati.

Salvate almeno 8000 persone in Turchia

Nonostante le centinaia di scosse di assestamento e il maltempo, in Turchia sono state salvate almeno 8000 persone, ha detto il vice presidente Fuat Oktay.

Tante, poche? Nessuno sa esattamente quanti siano i dispersi sotto le macerie tra Turchia e Siria, ma l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) grazie alla mappatura delle terribili scosse che hanno squarciato centinaia di chilometri di crosta terrestre ha azzardato la stima di 23 milioni di persone in qualche modo coinvolte.

Dichiarato lo stato d'emergenza in Turchia

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato lo stato di emergenza per tre mesi nelle 10 province del sud est della Turchia dove l'ultimo bilancio parla di oltre 5'400 morti.

Decine le squadre di soccorso che stanno arrivando in Turchia da tutto il mondo, ma la logistica è complicata, il meteo inclemente e gli aiuti sembrano non bastare mai.

Le testimonianze dei sopravvissuti

Chi è sopravvissuto e sa che sotto le macerie ci sono parenti e amici non si dà pace. «Ci hanno lasciato morire», è il grido di una donna ad Antiochia tra le rovine di un condominio dove la gente scava a mani nude.

E un'altra, Cagla Ezer, ha detto singhiozzando di aver sentito suo fratello implorare il suo nome dalle rovine del condominio dove abitava. «C'erano 25 persone solo in quell'edificio», ha spiegato. «Ho provato a chiamare l'Afad», il gruppo di coordinamento per le emergenze della Turchia, «ma non è venuto nessuno».

Una voce tra le tante. Ed Erdogan non si smentisce, usa il pugno duro anche in questo momento. La polizia turca ha avuto anche il tempo di arrestare quattro persone accusate di essere «provocatori che miravano a creare paura e panico» per alcuni post sui social, che si stanno riempiendo di proteste per i ritardi nei soccorsi.

Situazione critica in Siria

Ancora peggiore la situazione in Siria, dove i morti sono arrivati a più di 1'800.

L'opposizione al regime di Bashar al Assad denuncia che «centinaia di famiglie» sono intrappolate sotto le case crollate e i soccorsi internazionali incontrano, se non l'ostilità, una sorta di chiusura di Damasco che, afferma il portavoce della Commissione Ue Eric Mamer, non ha inviato l'indispensabile autorizzazione.