Blocco delle munizioni«Non ha nulla a che fare con la neutralità, ma con la decenza»
di Jan-Niklas Jäger / red
7.11.2022
Anche dopo la nuova richiesta da parte di Berlino, Berna ha confermato di non volere permettere la riesportazione in Ucraina delle munizioni svizzere per i carri armati. E i politici tedeschi si sono detti indignati. Ma c'è anche chi sostiene la posizione della Confederazione.
di Jan-Niklas Jäger / red
07.11.2022, 07:00
07.11.2022, 08:27
di Jan-Niklas Jäger / red
Nonostante il ministro della Difesa tedesco Christine Lambrecht ci abbia riprovato, il Consiglio federale ha deciso nuovamente di bloccare il trasferimento di munizioni per carri armati all'Ucraina, dal momento che queste erano originariamente destinate alla Germania e soggette a un divieto di riesportazione.
Il ministro dell'economia Guy Parmelin ha giustificato il rifiuto con il «principio della neutralità e della parità di trattamento», che non consente alla Svizzera di permettere il «trasferimento di materiale bellico di origine elvetica» a «Paesi coinvolti in un conflitto armato internazionale».
Mancano munizioni per i carri armati efficaci contro i droni
Ricordiamo che in aprile, Berlino aveva detto di sì alla consegna di carri armati «Gepard» a Kiev. Questo tipo di mezzo è utilizzato principalmente per la difesa aerea. E recentemente ha dimostrato il suo valore nell'abbattere i droni iraniani, che la Russia sta usando sempre più spesso per attaccare obiettivi civili in Ucraina.
Secondo Kiev, questi dispiegamenti intensivi di carri armati hanno però portato a una carenza di munizioni. Munizioni che vengono prodotte, appunto, nella Confederazione.
In Germania, il veto svizzero alla riesportazione non va affatto bene. Domenica la presidente della Commissione della difesa del Bundestag Marie-Agnes Strack-Zimmermann ha dichiarato che, come conseguenza, la Germania deve rivedere le sue catene di approvvigionamento di armi. Perché, ha aggiunto, Berlino non deve più dipendere dalla Confederazione.
Prima di lei, altri politici tedeschi influenti hanno chiesto apertamente la fine di tutti gli accordi di armamento con la Svizzera. Ad esempio, l'esponente della CDU Roderich Kiesewetter ha detto al «Tages-Anzeiger» che la decisione di Berna corrisponde a una «mancata assistenza» e quindi «non può essere un partner affidabile nel campo degli armamenti».
«Se le riesportazioni sono impossibili in un caso come questo, a mio avviso non potremo più acquistare armamenti dalla Svizzera in futuro», ha affermato dal canto suo Marcus Faber, membro della Commissione tedesca per la difesa della FDP. Su Twitter ha commentato sarcasticamente: «Se anche stasera i razzi colpiranno i condomini di Kharkiv, in Svizzera potranno ripensare al rifornimento di munizioni per il Gepard».
Wenn in #Charkiw heute Nacht wieder Raketen in Wohnblöcke einschlagen, kann man in der #Schweiz nochmal drüber nachdenken den Überfallenen #Munition für den #Gepard zu liefern. Die Überfallenen würden sich sehr freuen den Beschuss der #Invasionstruppen abwehren zu können. #WTF
«Anche la Nato dovrebbe riconsiderare l'acquisto di armi dalla Svizzera»
E sempre la presidente della Commissione della difesa Strack-Zimmermann, ha esteso la richiesta alla NATO. Ha detto che quest'ultima dovrebbe riconsiderare l'acquisto di munizioni dalla Svizzera, dato che con il suo atteggiamento di blocco sta aiutando la Russia ad «affamare i Paesi più poveri». Questo non ha «nulla a che fare con la neutralità, ma con la decenza», come ha dichiarato al «Blick».
Strack-Zimmermann sostiene quindi una tesi simile a quella del ministro della difesa Lambrecht, che aveva inviato un appello morale al Governo svizzero attraverso una lettera.
Dopo tutto, i carri armati Gepard sarebbero stati utilizzati per proteggere le infrastrutture critiche dagli attacchi aerei. Ciò si applicherebbe anche ai porti che sarebbero necessari per le esportazioni di grano.
Decisione non contestata ovunque
Da altre parti invece la decisione di Berna ha trovato approvazione: l'esperta di politica estera di sinistra Sevim Dağdelen, ad esempio, ha elogiato la Svizzera per aver «ricordato i propri principi e difeso la neutralità anche in tempo di guerra».
La pensa allo stesso modo Hans-Thomas Tillschneider dell'Alternative für Deutschland (AfD), partito tedesco populista di destra: «Ecco come funziona la neutralità! Il Governo tedesco dovrebbe prendere esempio da questo!».
Merci! Gut & richtig, dass sich die #Schweiz (anders als Schweden & Finnland) auch in Kriegszeiten der eigenen Grundsätze besinnt und Neutralität verteidigt. Mehr Diplomatie für #Verhandlungsfrieden statt "Supergeil"-Panzer für mehr Krieg, Tod, Zerstörung. https://t.co/ZenJ4SPy2y
La decisione di Parmelin è controversa anche in Svizzera. Il PS vede poco spazio di manovra nella legge sul materiale bellico e in quella sulla neutralità. Come ha dichiarato il portavoce Nicolas Haesler a blue News, il partito non considera il caso come una questione di valori, ma come una questione legale: «A questo proposito, non vale se si pensa che la cosa sia giusta o meno. Il Consiglio federale non ha questa competenza».
La Svizzera dovrebbe invece assumersi altri compiti, ad esempio «in qualità di importante centro finanziario e di materie prime, fermare coerentemente il finanziamento della macchina da guerra russa», «accogliere generosamente i rifugiati dall'Ucraina», fornire «maggiori aiuti umanitari» e «in qualità di membro del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, rafforzare l'applicazione del diritto internazionale».
Anche il presidente del PLR Thierry Burkart vedrebbe un'autorizzazione come una «violazione della neutralità», come ha dichiarato al «Blick». Tuttavia, il liberale radicale ha anche auspicato di «adattare la legge in modo da poter prevenire questi casi in futuro».
Mancanza di valutazione politica
Secondo Gerhard Pfister, leader de Il Centro, ciò non sarebbe affatto necessario: egli vede una possibilità legale per consentire il trasferimento di munizioni all'Ucraina.
E in contrasto con il PS, Pfister critica la mancanza di una valutazione politica: «Nessuno capisce perché la neutrale Svizzera fornisca direttamente armi all'Arabia Saudita, che è coinvolta nella guerra dello Yemen, ma allo stesso tempo non permetta alla Germania di passare all'Ucraina le munizioni che ha comprato da noi anni fa».
Anche Jürg Grossen, leader dei Verdi Liberali, è favorevole alla consegna delle munizioni. Questo dovrebbe andare di pari passo con un adeguamento generale della prassi di riesportazione, come ha spiegato al «Tages-Anzeiger»: «Per gli Stati che si impegnano a rispettare i nostri valori e che hanno un regime di controllo delle esportazioni paragonabile al nostro, si dovrebbe rinunciare a tale dichiarazione, a condizione che la riesportazione avvenga in un altro Stato che soddisfi gli stessi criteri».
Nessuna munizione sostitutiva da Norvegia e Brasile
La carenza di munizioni, tuttavia, non è sorprendente. Le consegne iniziali di carri armati Gepard erano già accompagnate da una scarsa disponibilità di munizioni adeguate. Il motivo: le forze armate tedesche avevano già dismesso il carro armato dieci anni fa. Per ovviare alla carenza di munizioni, ne vennero prodotte di nuove in Norvegia e in Brasile.
Per il momento, tuttavia, tutte le speranze di un aiuto esterno sono state disattese: i proiettili norvegesi si sono dimostrati inclini ad avere difetti durante i test e il non rieletto presidente populista di destra del Brasile, Jair Bolsonaro, si era di recente rifiutato di rifornire l'Ucraina.
Resta ora da vedere se Berlino avrà più successo con il nuovo presidente brasiliano, Lula da Silva.