Guerra in Ucraina «Putin punta al crollo di Kiev e a un regime fantoccio»

SDA

11.4.2024 - 20:35

Il Cremlino adesso punta alla «spallata psicologica», provocando «il crollo del governo» e dunque «il reset» del Paese, installando «un regime fantoccio».
Il Cremlino adesso punta alla «spallata psicologica», provocando «il crollo del governo» e dunque «il reset» del Paese, installando «un regime fantoccio».
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La situazione in Ucraina non butta bene. Questo ormai è assodato. La guerra è mobile, si articola per fasi, e ora il pendolo oscilla in favore della Russia. Non sarà sempre così. Se Kiev riesce a sopravvivere al 2024, nel 2025 potrebbe nuovamente acquisire iniziativa e slancio. Ma è un grande se.

Il Cremlino adesso punta alla «spallata psicologica», provocando «il crollo del governo» e dunque «il reset» del Paese, installando «un regime fantoccio». In questo scenario, «i piccoli movimenti al fronte» non contano molto. «Pensate alla Prima Guerra mondiale: Berlino non ha perso al fronte».

A parlare, in cambio dell'anonimato data la delicatezza dell'argomento, è un altro funzionario di un servizio d'intelligence alleato. «Mosca adotta la strategia della guerra di logoramento per fiaccare il morale degli ucraini, ridurre la disponibilità di mezzi fino al collasso interno», confida la fonte.

In aggiunta vuole spingere verso l'Ue «dieci milioni di profughi», in modo da destabilizzare l'Europa e poi gestire meglio quel che resta dell'Ucraina. Uno dei grandi nodi, per non dire dubbi, è spiegare infatti come il Cremlino intenda poi controllare l'Ucraina, una volta presone il controllo.

«Il dopoguerra potrebbe essere assimilato al vecchio Patto di Varsavia»

«Il dopoguerra – dice il funzionario – potrebbe essere assimilato al vecchio Patto di Varsavia: poche truppe russe sul terreno, pezzi di società ucraina che si prestano a gestire il Paese». Il risultato, per Mosca, sarebbe quello di avere «una seconda Bielorussia» e chiudere l'anello difensivo fino al Mar Nero.

Ecco perché diventa fondamentale fare in fretta e aiutare l'Ucraina da qui all'estate con nuove forniture di armi e munizioni, «dando priorità a iniziative concrete come quella lanciata da Praga».

Le munizioni e i sistemi di difesa aerea scarseggiano perché l'Occidente non ha reagito con la necessaria rapidità nel rafforzare il comparto della difesa, al contrario della Russia. Che ora può contare su «sei milioni di pezzi di artiglieria» tra produzione interna (4,5 milioni) e aiutini dalla Corea del Nord.

Dal 2025 la Russia avrà problemi nella produzione bellica

La Francia è stata la prima tra i Paesi europei a battere il tasto sull'esigenza di muoversi verso «un'economia di guerra» – Macron ha ad esempio inaugurato oggi una nuova fabbrica di esplosivi per munizioni a Bergerac – e nel 2025 s'inizieranno a vedere i primi risultati, anche in termini di aumento di forniture all'Ucraina.

Al contrario, invece, molti analisi concordano sul fatto che a partire dal 2025 la Russia comincerà ad avere dei problemi nel mantenere alta la sua produzione bellica, anche grazie all'effetto cumulativo delle sanzioni.

Nessun negoziato in vista, Mosca vuole sfruttare il vantaggio

La strategia del crollo interno, legata agli effetti del conflitto di attrito, non esula però dalla pressione al fronte. Il punto debole, stando a un'alta fonte alleata, è ora la regione di Kharkiv.

«Mosca ha ammassato 200mila uomini ai suoi confini». Il timore è che il Cremlino voglia fare della seconda città più popolosa dell'Ucraina «una nuova Mariupol», contribuendo alla spallata psicologica.

Di negoziati dunque non se ne parla neanche, perché il Cremlino vuole sfruttare il vantaggio. Non solo. A monte ci sarebbe una visione più ampia. E comunque Mosca aspira a trattare direttamente (e solo) con gli Stati Uniti, tagliando fuori Europa e Ucraina, con l'idea di mettere sul piatto «una nuova struttura di sicurezza continentale». Pechino, nota la fonte d'intelligence, «sostiene la Russia in questa impostazione».

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