ElezioniProva generale di voto in Gran Bretagna, Sunak si aggrappa al Ruanda
SDA
2.5.2024 - 18:43
Un'altra batosta annunciata, da verificare solo nelle dimensioni: è quella che tutti i sondaggi prevedono per il Partito Conservatore del premier britannico Rishi Sunak alle prese oggi con un insidioso test elettorale amministrativo in Inghilterra e Galles aperto a oltre metà degli elettori del Regno Unito dove vengono contesi 2660 seggi di consiglieri in 107 autorità locali, oltre alle poltrone di sindaco in una decina di aree metropolitane di spicco, Londra in primis.
02.05.2024, 18:43
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I Tory infatti potrebbero perdere circa 400 dei seggi locali sui mille da difendere, con un esodo secondo alcuni capace perfino di mettere in discussione la leadership di Sunak, sullo sfondo delle rilevazioni già disastrose per il partito di governo in vista delle politiche in calendario entro fine anno: segnate da una caduta libera fino a oltre 20 punti dietro il pur non trascinante Labour neomoderato di Keir Starmer.
I risultati non sono attesi prima di domani, ma l'entità della sconfitta Tory potrebbe rappresentare il preludio definitivo del tramonto di un turbolento ciclo di potere di 14 anni, iniziato nel 2010, a tutto vantaggio della prospettiva di un ritorno quasi di default dei laburisti a Downing Street.
Un premier sempre più in difficoltà
Uno scenario dinanzi al quale si susseguono da giorni voci sulle prossime mosse di un premier sempre più in difficoltà: fino all'ipotetico azzardo di precipitare la convocazione delle politiche già in estate, anticipandole di qualche mese rispetto alle indicazioni attuali.
Sunak sembra per ora puntare tuttavia le sue poche possibilità di contenere l'emorragia su una campagna elettorale incentrata sul dossier immigrazione, sbandierando proprio alla vigilia delle amministrative i passi preliminari del criticatissimo piano Ruanda, varato con l'obiettivo di trasferire a scopo dissuasivo nel Paese africano quote di richiedenti asilo giunti illegalmente sulle coste inglesi, in attesa del decollo dei primi voli veri con destinazione Kigali.
Dalle espulsioni esecutive allo stanziamento di fondi pubblici
Voli preceduti questa settimana dall'annuncio della partenza d'un singolo migrante soggetto a espulsione esecutiva (il quale in realtà ha utilizzato uno schema parallelo a quello previsto per le deportazioni obbligate, da «volontario» e con tanto d'incentivo da 3000 sterline).
Nonché dalla conferma dei primi «fermi» di richiedenti asilo candidati al trasferimento forzato (malgrado le resistenze di gruppi di attivisti), accompagnati dallo stanziamento d'ingenti fondi pubblici e dalla costituzione addirittura di 25 tribunali ad hoc con 150 giudici dirottati a vagliare rapidamente ogni ipotetico margine residuo di ricorso.
Una cortina di fumo «propagandistica»
Iniziative bollate come inaccettabili da difensori dei diritti umani e organismi internazionali e come una cortina fumogena puramente «propagandistica» dall'opposizione laburista. La quale, da parte sua, dovrà però misurare l'entità del proprio successo, scontato in diverse amministrazioni, al di là del logoramento o delle defezioni in casa Tory.
A partire dalla sfida per la carica di primo cittadino-governatore di Londra, gestore di enormi risorse, dove Sadiq Kahn, primo sindaco d'origine musulmana e pachistana della capitale, va verso un terzo mandato dato per certo dai pronostici, nonostante i tentativi della semi-sconosciuta rivale conservatrice d'ultradestra Susan Hall di cavalcare il malcontento sull'allargamento della Ztl londinese e sulla percezione d'insicurezza in città.
O ancora nella partita per la guida della seconda area metropolitana più importante in palio, quella della North of Tyne Combined Authority, in Inghilterra settentrionale, che include le storiche città industriali rosse di Newcastle e Sunderland, dove la leadership centrista starmeriana ha boicottato, spingendolo a candidarsi da indipendente il sindaco uscente Jamie Driscoll, popolare esponente della sinistra interna: «colpevole» solo d'aver partecipato a un evento col regista Ken Loach, espulso nel 2021 nel clima d'epurazione imposto da sir Keir sui sostenitori del suo predecessore, Jeremy Corbyn.