PoliticaSfiducia votata, cade il governo Barnier. La Francia è nel caos e entra in terra sconosciuta
SDA
4.12.2024 - 21:53
Mr Brexit è durato soltanto tre mesi: sotto i colpi delle opposizioni di sinistra e di estrema destra, che hanno votato compatte la sfiducia, il governo di Michel Barnier è caduto.
Un risultato annunciato che precipita la Francia nella crisi e nel caos finanziario, e pone ancora una volta il presidente Emmanuel Macron – del quale sia la France Insoumise sia il Rassemblement National di Marine Le Pen chiedono le dimissioni – in un vicolo cieco.
Le Pen, nelle prime dichiarazioni di mercoledì sera, pur confermando che Macron «deve dimettersi», ha anticipato che lascerà lavorare il nuovo premier ad una manovra finanziaria.
Risoluta Mathilde Panot, capogruppo dei deputati de La France Insoumise: «Macron se ne vada, noi siamo pronti ad andare al potere con un programma di rottura con il passato».
«La gravità della situazione si imporrà a qualsiasi nuovo governo»
Il capo dell'Eliseo, che mercoledì aveva accusato Le Pen di «insostenibile cinismo» per l'alleanza con la gauche pur di affossare il governo, è atterrato a Parigi mentre Barnier si commuoveva alla fine del suo ultimo discorso davanti ai deputati.
Ai partiti che l'hanno voluto far cadere, il premier ha lanciato un messaggio pesante: «La gravità della situazione economica e la verità si imporranno a qualsiasi nuovo governo».
Ritorno al 1962
È la seconda volta nella Quinta repubblica che un esecutivo viene sfiduciato da un'alleanza delle opposizioni, talmente compatte nella manovra a tenaglia da non perdere per strada neppure un voto (331 i favorevoli alla mozione di censura della sinistra, ne bastavano 289).
Per ritrovare il precedente bisogna risalire indietro di 62 anni, nel 1962, quando ad essere costretto alle dimissioni fu Georges Pompidou, futuro presidente della Repubblica.
Un periodo d'incertezza
Si apre dunque uno scenario di ulteriore incertezza in Francia, già fisiologicamente senza più una maggioranza assoluta da quando Emmanuel Macron ha sciolto il Parlamento il 9 giugno, la sera della sconfitta alle Europee.
Un'incertezza politica ed economica che si propaga anche all'Europa, già alle prese con una Germania indebolita.
Cosa ha fatto precipitare la situazione?
A far precipitare la situazione negli ultimi giorni sono stati i blocchi di sinistra e di estrema destra: il Nuovo Fronte Popolare, che ha avuto la maggioranza relativa alle legislative anticipate di luglio, e il Rassemblement National, sconfitto e arrivato al terzo posto ma in cerca di visibilità e rivincita.
Le Pen, che potrebbe vedere fra qualche mese la fine delle sue ambizioni politiche se sarà condannata in tribunale per i falsi impieghi del suo partito al Parlamento europeo, ha conquistato per ora un ruolo cruciale determinando la fine del governo e condizionando ogni futura scelta.
E a braccetto con l'estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon la leader di ultradestra mira più in alto, alle dimissioni di Macron, il cui mandato scade nel 2027.
Le concessioni all'estrema destra non sono state sufficienti
Le Pen ha definito «effimero» il governo del 73enne Barnier, accusandolo di aver concesso solo «briciole» e di perpetuare «le scelte tecnocratiche» di Macron.
Diverse sono state in realtà le decisioni con le quali, nelle ultime ore, il premier aveva tentato di accontentare l'estrema destra pur di far passare la finanziaria. L'ultima, l'indicizzazione delle pensioni di tutti i francesi al livello dell'inflazione, era stata giudicata inconciliabile con il gravissimo deficit pubblico.
Mélenchon le ha fatto eco: «La sfiducia era ineluttabile. Anche con un Barnier ogni tre mesi, Macron non resisterà tre anni».
Macron parlerà alla Nazione giovedì sera alle 20h00
Il presidente, che ha seguito le drammatiche ore della crisi dall'Arabia Saudita, dove è stato tre giorni in visita, è rientrato solo stasera e ora riceverà le dimissioni dalle mani di Barnier.
Macron vuole nominare un nuovo premier in 24 ore per non apparire davanti a Donald Trump e ai capi di Stato di mezzo mondo, nel weekend dedicato alla riapertura di Notre-Dame dopo l'incendio del 2019, alla testa di una Francia senza governo.
Giovedì sera si rivolgerà ai francesi alle 20, in diretta tv. Fra i nomi circolati nelle ultime ore per il prossimo premier il ministro della Difesa Sébastien Lecornu, che sembra abbia un dialogo aperto con Le Pen, il centrista François Bayrou, che oltre al rapporto stretto con Macron conta appoggi fra i moderati di sinistra e di destra, e Bernard Cazeneuve, ex ministro uscito dal partito socialista.