Politica Macron sferza l'Europa, Zelensky teme l'effetto Trump

SDA

8.11.2024 - 08:23

«È davvero speciale vedere l'Europa riunita nell'ovile della pecora nera...». La battuta è del premier albanese Edi Rama e non è solo una battuta. Il vertice della Comunità Politica europea, 42 leader riuniti in uno stadio enorme e nuovissimo, la Puskas Arena, è arrivato nel momento peggiore per l'Europa.

Il primo ministro Viktor Orban accoglie il presidente francese Emmanuel a Budapest.
Il primo ministro Viktor Orban accoglie il presidente francese Emmanuel a Budapest.
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Allo schiaffo giunto da Oltreoceano, i leader dell'Ue si sono ritrovati pure con una Germania politicamente a pezzi e con un sovranismo che, in Donald Trump, troverà ancor più vigore.

Il momento è serio.

Ed è stato Emmanuel Macron, alle prime battute del vertice, a ricordarlo a tutti: «l'Europa si svegli, dobbiamo difendere i nostri interessi. Dobbiamo scrivere noi la nostra storia», è stato il suo monito.

Il presidente francese ha reagito da par suo alla vittoria di Trump. Tornando a cavalcare una strategia che da tempo ritiene l'unica percorribile: quella di una sovranità europea, sia in campo economico che nel settore della difesa.

La questione Trump affrontata lontano dai riflettori

L'arrivo del tycoon, viene spiegato da fonti diplomatiche, ha messo l'Europa di fronte ad una realtà inevitabile.

Macron ha dato il là ad una discussione che, dopo la riunione della Comunità Politica europea, i 27 leader Ue hanno previsto di mettere al centro della cena informale ospitata nel neogotico Parlamento ungherese, sulle rive del Danubio.

Lontano dai riflettori la questione Trump è affrontabile con maggiore franchezza. Con il rischio, tuttavia, di spaccarsi subito sulla controffensiva da mettere in campo.

Macron in prima linea

Macron, il suo pensiero, ha deciso di illustrarlo in diretta streaming, all'inizio del vertice pomeridiano. «Se restiamo erbivori i carnivori ci divoreranno, dobbiamo almeno essere onnivori», ha sottolineato l'inquilino dell'Eliseo rimarcando come nessuno debba sorprendersi che Trump scelga di difendere gli interessi americani.

La linea di Macron è destinata a rinfocolare l'ammaccato asse franco-tedesco e troverà una convinta accoglienza anche dalle parti di Palais Berlaymont.

Ursula von der Leyen da mesi si prepara all'uragano Trump. Già nel gennaio scorso ha istituito un gruppo di studio per valutare la strategia da adottare.

Strada tutta in salita

L'obiettivo della presidente della Commissione è lavorare sugli interessi comuni agli Usa di Trump e all'Ue. E la convinzione di von der Leyen è che questi interessi esistono, eccome.

Comprendendo, ad esempio, un comune avversario commerciale: la Cina. Da Budapest la numero uno dell'esecutivo europeo ha anche chiamato il presidente eletto americano. «Abbiamo discusso di difesa e Ucraina, commercio ed energia. Insieme, possiamo promuovere la prosperità e la stabilità su entrambe le sponde dell'Atlantico», ha riferito su X.

Oban, il fedele alleato di Trump è un ostacolo

L'intenzione, tra le cancellerie ancora non travolte dal sovranismo, è insomma quella di rimboccarsi le maniche. Ma la strada è molto in salita.

Viktor Orban, con Trump a coprirgli le spalle, sarà ancora più pervicace nella sua tattica anti-Ue, soprattutto sull'Ucraina. E potrebbe agire non più da solo. Le alleanze politiche lo legano allo slovacco Robert Fico, e anche all'Italia dove un partito di governo, la Lega, è apertamente contrario al sostegno militare a Kiev.

Non è un caso, quindi, che dopo giorni di perplessità, Volodymyr Zelensky abbia deciso di venire a stringere la mano ad Orban a Budapest. Il presidente ucraino non ha nascosto i suoi timori.

«Nessuno può prevedere cosa farà Trump», ha sottolineato parlando ai leader europei. Ai quali ha ribadito l'esigenza di «una pace giusta secondo un piano deciso dall'Ucraina».

Zelensky sconfessa Orban su tutta la linea

«Serve un cessate il fuoco, e dopo il voto negli Usa sono di più i Paesi europei pro-pace», ha replicato Orban, in una conferenza stampa nella quale ha simbolicamente raccontato di aver brindato con della vodka alla vittoria di Trump.

Subito dopo, sul palco, è salito Zelensky. Il leader di Kiev ha smentito l'ungherese su tutto, stoppando qualsiasi tentazione europea di cessate il fuoco: «Prima ci deve essere un piano, o si tornerebbe al 2014, e abbiamo visto cosa è successo».

Ma sugli aiuti militari a Kiev anche i più ottimisti, in Ue, ora tentennano nell'eventualità di restare senza Washington. «Una pace si ha solo con delle concessioni, e bisogna che Vladimir Putin qualcosa la conceda», è la riflessione a voce alta di una fonte diplomatica a tarda sera.