Tensioni L'UE divisa davanti a Trump cerca la quadra

SDA

26.1.2025 - 18:50

Il ciclone Trump si è abbattuto sull'Europa e l'Europa, com'è nel suo dna, è divisa sul da farsi. I 27, infatti, sono distribuiti in almeno tre schieramenti – c'è chi dice quattro – ognuno con una strategia diversa. I ministri degli Esteri lunedì si vedranno a Bruxelles per il Consiglio, guidato dall'alto rappresentante Kaja Kallas, e nel corso di un pranzo ristretto (nessun collaboratore ammesso) proveranno a trovare la quadra. Sarà un primo passaggio in vista del ritiro dei leader il prossimo 3 febbraio, dove oltre alla difesa si discuterà anche dei rapporti fra Ue e Usa.

Donald Trump in un'immagine d'archivio.
Donald Trump in un'immagine d'archivio.
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Keystone-SDA

Al momento, a quanto si apprende, vi è un campo definibile 'neutrale', guidato dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, che propone di non farsi coinvolgere da Trump in un gorgo di dichiarazioni e controdichiarazioni, gestendo essenzialmente questa fase con un certo distacco, comportandosi da «adulti nella stanza». A sostenere questa linea sono l'Olanda e altri Paesi nordici, Danimarca compresa. Nonostante il caso Groenlandia. Che però merita un capitolo a parte.

Ai neutrali si oppongono gli interventisti. Ovvero, principalmente, la Francia di Emmanuel Macron. Parigi sostiene che Trump capisce solo la forza e dunque non va posta l'altra guancia ma serve rispondere colpo su colpo. Berlino pare rientrare per ora in questo campo ma c'è chi la giudica come una mossa elettorale di Olaf Scholz.

L'Est, guidato dalla Polonia, si scopre invece essenzialmente trumpiano e, ad esempio sulla difesa, non ha nessun dubbio che sia necessario seguire le indicazioni del tycoon, tipo sul 5% del Pil in spese militari. «Hanno il terrore di perdere la protezione degli Stati Uniti e molte scelte sono e saranno prese attraverso questo prisma», spiega una fonte diplomatica a conoscenza del dibattito.

Infine c'è un quarto gruppetto, tra cui rientra l'Italia di Giorgia Meloni e l'Ungheria di Viktor Orban, che rivendica «una relazione speciale» con Trump ed esorta gli altri a usare questa connessione. «Ma a vantaggio di chi?», ci si domanda tra alcuni diplomatici. «Loro o di tutta l'Europa?».

Rischio del «divide et impera»

Il rischio insomma è essere preda del classico 'divide et impera'. «Con la Brexit non è successo – spiega un'altra fonte – poiché c'è molto più da perdere ad essere disuniti che uniti. Certo, gli Stati Uniti hanno un altro peso rispetto alRegno Unito».

C'è poi il tema Groenlandia. La Danimarca ha chiesto ai vertici Ue e agli altri partner di tenere bassi i toni per cercare di non esasperare la situazione. Una contro-strategia coerente non è stata ancora approntata, benché sta iniziando a farsi strada l'ipotesi di una soluzione europea.

«A mio avviso avrebbe senso non solo stazionare le forze statunitensi in Groenlandia, come avviene attualmente, ma anche prendere in considerazione il dislocamento di soldati dell'Ue», ha detto Robert Brieger, presidente della commissione militare dell'Unione Europea, il più alto organo militare del blocco. «Manderebbe un segnale forte e potrebbe contribuire alla stabilità nella regione». Prima, però, serve trovare una posizione comune.