9/11La profonda caduta del «sindaco d'America» Rudy Giuliani
Di Philipp Dahm
11.9.2021
Che sconfitta: dopo gli attacchi del 2001, Rudy Giuliani diventa non solo il sindaco di New York, ma «il sindaco d'America». Ma in 20 anni, il politico, una volta celebrato, ha completamente rovinato la sua reputazione.
Di Philipp Dahm
11.09.2021, 18:24
12.09.2021, 10:18
Di Philipp Dahm
È il 17 settembre 2001. Sei giorni prima, l'impensabile è accaduto a New York. E, nonostante lo shock, la nazione vuole dimostrare che andrà avanti. Che la patria è sicura. Che gli statunitensi non si lasceranno sconfiggere.
Rudolph Giuliani è un ardente sostenitore dei New York Yankees. È come chiedere a un fan dichiarato dell'Ambrì di dire qualche parola alla Resega prima di una partita del Lugano. Ma quando il sindaco in carica di New York entra nello Shea Stadium, quello dei Mets, gli applausi si riversano su di lui da tutte le parti e i cori di «Rudy, Rudy» riecheggiano in tutti i gradini.
Giuliani non era per nulla popolare prima degli attacchi, anche se è riuscito a ridurre significativamente il tasso di criminalità a New York nel massimo possibile di tre mandati. L'avvocato ha riformato la polizia, che ora reprime anche i reati minori come l'evasione tariffaria, l'urinare o l'accattonaggio. Tuttavia, come il tasso di criminalità scende, così anche l'approvazione: solo il 36% dei cittadini è soddisfatto del sindaco.
Tutto è cambiato l'11 settembre 2001: «Sono arrivato al World Trade Center e non sapevo ancora quanto fosse grave», s'è ricordato poi Giuliani. «Non potevo emotivamente esserne cosciente finché non ho visto un uomo che si lanciava dal 104° piano. Quell'immagine rimarrà con me per sempre. In qualche modo mi torna in mente quasi ogni giorno».
«Faro che teneva insieme la città»
In quelle ore buie per gli Stati Uniti, Rudy Giuliani è apparentemente ovunque. Ancora e ancora visita Ground Zero, parla con i soccorritori, stringe le mani dei lavoratori che scavano tra le macerie, e tiene discorsi che spesso sono assai televisivi.
Nel farlo, Giuliani trova le parole giuste. Non solo invita i newyorkesi a presentarsi, a non avere paura e a non rinunciare alle loro vite, ma si rivolge a tutti gli statunitensi. «Persone da diverse parti del Paese sono venute qui perché gliel'ho chiesto io. Ed ero molto, molto felice di questo. Gente del Tennessee, di Los Angeles, di Seattle e molti dall'Oregon che vogliono sostenere New York».
Giuliani brilla nelle ore oscure. «C'era un uomo sopra tutti gli altri che era il faro che teneva insieme la città», la CBS lodò il sindaco all'epoca. E due giorni dopo la partita dei Mets, un grande servizio commemorativo per le vittime si tiene allo stadio degli Yankees, con Oprah Winfrey, popolarissima conduttrice televisiva, che porta Giuliani sul palco.
«Sindaco d'America» e «Persona dell'anno»
L'uomo nato a Brooklyn riceve una standing ovation e Winfrey crea il soprannome di «Sindaco d'America». Alla fine di ottobre, il suo indice di gradimento a New York è del 79% invece che del 36, e alla fine del 2001 la rivista Time gli assegna il titolo di «Persona dell'anno».
«Tenace e intelligente, certo. Ma chi avrebbe mai pensato che Rudy avesse un cuore così grande? Come un essere molto umano ha mostrato un coraggio soprannaturale», è scritto sotto il titolo «Il sindaco del mondo». Nel 2002, la Regina Elisabetta lo propone Cavaliere Comandante dell'Impero Britannico.
Negli anni seguenti, Giuliani si mette al servizio del suo partito: sostiene George W. Bush, che viene confermato presidente nel 2004, ma vuole di più. Nel 2008 entra nella corsa per la presidenza repubblicana. La sua immagine comincia a incrinarsi: i sopravvissuti all'11 settembre lo accusano di sfruttare gli attacchi per la campagna politica.
Torna alla ribalta con Donald Trump
Tuttavia, la gara è vinta da John McCain, che a sua volta perde la battaglia con Barack Obama. Durante il suo mandato, Giuliani si è occupato principalmente dei suoi affari nel suo studio legale, ma ha anche tenuto ripetutamente discorsi a eventi repubblicani. È diventato di nuovo più attivo quando Donald Trump è entrato nella campagna elettorale nel 2016.
Quando Trump vince a sorpresa, tutti si aspettano un posto di gabinetto per Giuliani, ma diventa solo un consigliere informale sulla sicurezza informatica nel gennaio 2017. Fa notizia solo perché ha dovuto far sbloccare il suo iPhone da Apple dopo aver inserito il codice sbagliato dieci volte. Di sicuro non una buona credenziale per un esperto ufficiale di sicurezza tecnica.
Nell'aprile 2018, Giuliani diventa l'avvocato personale di Trump dopo un'indagine sulle interferenze russe nelle elezioni del 2016. Mentre il rapporto Mueller non fa cadere Trump, lo scandalo dell'Ucraina porta a una procedura di impeachment nel 2019, che però rimane senza successo.
Appartamento perquisito e causa da un miliardo di dollari
Giuliani gioca il ruolo inglorioso dell'agente che cerca munizioni per Trump nell'Europa dell'Est per la lotta politica contro Joe Biden. Quando i repubblicani perderanno comunque le elezioni del 2020, sarà Giuliani a essere in prima linea nel diffondere tra la gente la fantasiosa storia della frode elettorale.
La paga? Nient'altro che guai: l'ex sindaco ha perso la sua licenza di praticare la legge nello Stato di New York a giugno. A Washington D.C., l'ex procuratore generale di New York non può esercitare la professione di avvocato da luglio. Inoltre, l'FBI sta indagando su Giuliani per il suo ruolo nello scandalo dell'Ucraina: il suo appartamento a New York è stato perquisito ad aprile.
Altri guai lo minacciano. E arrivano da querelanti privati: la società Dominion Voting Systems chiede 1,3 miliardi di dollari di danni perché Giuliani ha dichiarato che le loro macchine per votare sono truccate. Il tentativo di far respingere la causa è fallito.
Di scoregge innocue e scene di film discutibili
Secondo i documenti iniziali, gli avvocati difensori di Giuliani sostengono che le sue dichiarazioni erano «sostanzialmente vere», qualcosa che però deve essere provato in tribunale. Il che potrebbe essere dispendioso, e queste controversie legali stanno già costando un sacco di soldi: non c'è da stupirsi che il capo, una volta così celebrato, ora è possibile ingaggiarlo, per una manciata di dollari, su Cameo anche solo per un semplice saluto in video.
La caduta in disgrazia di quest'uomo, dopo l'11 settembre, è enorme. In passato, è stato un gestore di crisi intelligente, che a volte si è distinto con la sua mano dura, a volte con i suoi discorsi sensibili. Oggi, si pensa alle apparizioni televisive imbarazzanti, alle interviste selvagge e ad altre gaffes: dalle scoregge innocue alle scene discutibili con una presunta figlia nel film «Borat 2».
Le cattive notizie non si fermano: su Cameo, Giuliani viene incastrato e celebra le persone che combattono un suo cliente. La NBC pubblica titoli come «Rudy Giuliani dice che gli Stati Uniti stanno ‹impazzendo› e nega di avere un problema di alcolismo». E ora anche la sua responsabile delle relazioni pubbliche si è dimessa. Christianné Allen ha smesso di lavorare per lui dopo due anni. Ma il futuro, per lei, è ancora aperto. Ha solo 22 anni.