Il 7 ottobre 2023 «Netanyahu è responsabile del fallimento nella risposta all'attacco di Hamas»

SDA

26.11.2024 - 20:01

Lo scrive la commissione d'inchiesta civile che ha pubblicato le sue conclusioni in un rapporto di 70 pagine (foto d'archivio).
Lo scrive la commissione d'inchiesta civile che ha pubblicato le sue conclusioni in un rapporto di 70 pagine (foto d'archivio).
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«Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha una responsabilità personale nel fallimento della risposta a Hamas durante l'attacco e il massacro del 7 ottobre 2023».

Lo scrive la commissione d'inchiesta civile che ha pubblicato le sue conclusioni in un rapporto di 70 pagine attribuendo anche colpe specifiche ai capi della Difesa e ai politici tra cui gli ex primi ministri Yair Lapid e Naftali Bennett, oltre che a Benny Gantz in qualità di ex capo dell'esercito.

Conclusioni taglienti in cui il premier e il suo gabinetto vengono accusati di aver causato il «crollo del sistema di governo». Il primo ministro inoltre viene ritenuto «responsabile di aver indebolito tutti i centri decisionali, tra cui il governo e il Consiglio di sicurezza nazionale, in un modo che ha impedito qualsiasi discussione seria che includesse una pluralità di opinioni su importanti questioni di sicurezza».

La commissione punta in particolare il dito contro Netanyahu per aver messo a tacere i critici del suo approccio «soldi in cambio di silenzio» nella gestione di Hamas e per aver «ignorato gli avvertimenti» prima del 7 ottobre.

Il rapporto indica anche la responsabilità degli ex primi ministri Bennett e Lapid «per aver mantenuto il concetto di denaro in cambio di silenzio, anche se in modi diversi».

Dal canto loro, l'esercito israeliano (Idf) e la polizia israeliana «sono gli unici responsabili della mancanza di coordinamento tra loro e dei numerosi fallimenti che hanno impedito il salvataggio di molti partecipanti al festival Nova a Reim».

Trascrizioni di decine di incontri e 120 testimonianze

Il documento contiene le trascrizioni di decine di incontri e circa 120 testimonianze, raccolte a partire da luglio, quando è iniziata l'attività della Commissione, reclamata a gran voce da molte parti della società israeliana per indagare sul sabato nero.

La Commissione è stata istituita dopo il rifiuto persistente del governo israeliano di rispondere alla richiesta pubblica di nominare un'autorità d'inchiesta statale, come era avvenuto dopo la guerra dello Yom Kippur.

La Commissione civile ha inviato lettere di convocazione ai funzionari governativi per chiedere la loro testimonianza, tra cui al premier, che però non si è presentato.

In arrivo una Commissione d'inchiesta politica?

Nel mentre, il primo ministro sta promuovendo un disegno di legge che prevede l'istituzione di una Commissione d'inchiesta politica per indagare sull'attacco di Hamas del 7 ottobre che sostituirebbe quella d'inchiesta statale prevista dalla legge, impedendo così qualsiasi altra modalità di investigazione dei fatti.

Secondo la proposta, ogni questione relativa all'attacco non potrà essere indagata se non tramite questo nuovo sistema, escludendo in pratica tutte le altre possibilità d'inchiesta, comprese quelle da parte della Corte Suprema.

«Nessuno è immune dalle critiche»

«Non resta altro che chiedersi: chi ha paura dello Stato, di una commissione d'inchiesta indipendente, e perché?», hanno scritto i membri della Commissione civile nel report.

Sottolineando che «nella fase di stesura delle conclusioni, ci si trovava davanti agli occhi un principio chiaro: nessuno è immune dalle critiche e dall'imposizione di responsabilità. Pertanto, la responsabilità che la Commissione impone è equilibrata e senza appelli e si applica ai funzionari eletti di tutti gli schieramenti politici che sono stati al centro del processo decisionale nell'ultimo decennio».

Le discussioni tenute davanti alla Commissione sono state aperte al pubblico e i verbali e le registrazioni delle testimonianze sono disponibili sul suo sito ufficiale.

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