Dopo l'attentato a Mosca L'esperto: «L'Isis resta in Siria e in Iraq, e colpirà ancora»

SDA

25.3.2024 - 21:50

Immagine d'illustrazione
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KEYSTONE

La casa madre dell'Isis, l'organizzazione dello Stato islamico, rimane in Siria e in Iraq, e non si è spostata in Afghanistan o altrove.

Anche se è riuscita a riorganizzare le sue capacità su scala globale dopo esser stata dichiarata sconfitta militarmente in Medio Oriente cinque anni fa: ne è certo Aymenn Jawad Tamimi, esperto del Middle East Forum, un noto think tank statunitense di stampo conservatore.

Mentre si è alzata l'allerta internazionale per rischio di nuovi attacchi terroristici attribuibili all'Isis, il 32enne ricercatore britannico di origini irachene analizza le motivazioni dietro gli attacchi dell'Isis in Russia, evidenziando due principali fattori.

Da un lato, afferma Tamimi, l'organizzazione estremista mira i cristiani su scala globale: l'Isis «ritiene che tutti i cristiani nel mondo debbano essere combattuti se non si convertono all'islam o non si sottomettono come dhimmi (pagando una tassa e vivendo sotto varie restrizioni)».

Il ricercatore, da anni noto per le sue analisi sulla retorica dello Stato islamico e di altri gruppi jihadisti, afferma che l'attacco alla periferia di Mosca è stato mirato in particolare ai cristiani della Russia.

Lo Stato islamico, sostiene Tamimi, «percepisce Mosca come un avversario nell'arena globale» a causa del suo sostegno a governi che si dicono contrari all'Isis, come quello siriano e quelli del Sahel, in Africa. Ed etichetta questi governi filo-russi «come apostati e, quindi, come legittimi bersagli di rappresaglia».

Ascesa della filiale afghana dell'Isis

Parlando al quotidiano libanese L'Orient-Le Jour, Tamimi conferma l'ascesa della filiale afgana dell'Isis, nota come Isis-Khorasan (Isis-K) e che avrebbe tratto vantaggio dall'instabilità post-ritiro occidentale dall'Afghanistan. Ma l'analista britannico è sicuro del fatto che il nucleo centrale del gruppo rimane ancorato tra Siria e Iraq.

«Non è del tutto corretto parlare del ramo afgano dell'Isis come del nuovo centro di gravità del movimento», afferma Tamimi. «I principali leader, incluso il califfo stesso, sono ancora nell'area siro-irachena, ed è difficile immaginare come possano spostarsi verso un'altra regione». La Siria e l'Iraq rimangono l'epicentro ideologico e strategico dell'organizzazione.

Secondo Tamimi, le capacità della casa madre dell'Isis, «come fonte di attività e finanziamento di insurrezioni sono molto diminuite. L'organizzazione è legata a gruppi affiliati più potenti in altre regioni, come per esempio in Africa, dove alcune milizie operano sotto l'ombrello dello Stato islamico e controllano aree di territorio».

Non si prevedono bruschi cambiamenti nella traiettoria operativa dello Stato islamico

Guardando al futuro, afferma l'analista, non si prevedono bruschi cambiamenti nella traiettoria operativa dello Stato islamico su scala globale. «Il gruppo – sostiene Tamimi – continuerà a organizzare e rivendicare attacchi armati, sia contro gli 'apostati' (musulmani considerati traditori nei confronti della presunta vera fede) sia contro gli 'infedeli' (seguaci del cristianesimo, dell'ebraismo e di altre religioni)».

A tal proposito, il ricercatore afferma di ritenere valida la rivendicazione dell'Isis dell'attacco terroristico compiuto il 3 gennaio scorso a Kerman, in Iran, e nel quale sono state uccise un centinaio di persone.

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